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  • Carovita alle stelle, ma chi governa continua a negare la realtà

    «A Roma e in Regione ci raccontano che tutto va bene, che l’economia è in ripresa, che l’occupazione cresce. Ma intanto il carovita continua a mordere e il peso degli aumenti si scarica sempre più pesantemente sulle famiglie. Chi ci governa, anziché affrontare la situazione, preferisce vendere la favola di un’Italia e un Veneto in perfetta salute, facendo credere ai singoli che le difficoltà che stanno vivendo siano solo un loro problema. Come se fossero loro l’eccezione, come se fosse un fallimento individuale. Ma la verità è un’altra: siamo di fronte a un fallimento di sistema. Non c’è altro modo per definire una situazione in cui la maggior parte delle famiglie italiane e venete fa fatica a sostenere spese che fino a pochi anni fa erano normali», denuncia Andrea Martella , segretario del Partito Democratico del Veneto. I dati parlano chiaro. Il caro-prezzi sta colpendo ogni settore della vita quotidiana: dalle bollette ai beni alimentari, dai carburanti agli affitti, fino ai pedaggi autostradali e alle assicurazioni. Secondo l’Istat, solo tra dicembre 2024 e gennaio 2025 l’inflazione è cresciuta dell’1,3%, mentre rispetto a un anno fa l’aumento è dell’1,5%. In pratica, una famiglia veneta con due figli ha visto il proprio costo della vita aumentare di circa 520 euro solo nei primi mesi dell’anno, con una spesa per il cibo che incide per 192 euro in più. Ancora peggio per chi vive da solo: secondo le stime, un single oggi deve sborsare almeno 560 euro in più al mese rispetto all’anno scorso. «A questi rincari - prosegue Martella - si sommano le scelte sbagliate del governo, che invece di alleggerire la pressione su famiglie e imprese ha permesso aumenti su servizi essenziali. I prezzi del carburante continuano a salire, le bollette pesano in misura crescente sui bilanci familiari e intanto la sanità pubblica è in difficoltà, costringendo sempre più spesso chi non può permettersi il privato a rinunciare alle cure. Il risultato è che il potere d’acquisto di stipendi e pensioni continua a ridursi, mentre la produzione industriale arretra da oltre due anni. La distanza siderale tra propaganda e realtà è oggi sotto gli occhi di tutti». «È tempo di un’operazione verità che mostri i numeri reali dell’impoverimento delle famiglie venete e il conseguente peggioramento della nostra qualità della vita. Noi non ci rassegniamo all’idea che questa crisi sia un destino inevitabile: servono misure concrete per fermare l’emorragia di reddito e potere d’acquisto, investimenti su salari, welfare e servizi pubblici. E il Veneto deve smettere di stare a guardare: la Regione può e deve fare la sua parte, ma fin qui abbiamo visto solo inerzia e silenzio. Il tempo della propaganda e delle favole è finito: il carovita è una realtà drammatica e servono risposte all’altezza della sfida», conclude Martella.

  • Attrazione investimenti. PD: "Legge lontana dal contesto veneto"

    Camani: "Provvedimento senza visione e strategia per il futuro" “Abbiamo cercato di contribuire con i nostri emendamenti a migliorare questo testo di legge e certamente ci siamo in parte riusciti. Ma questo provvedimento resta lontano dal cogliere l’obiettivo che si era prefissato”. Il giudizio, espresso in aula sul progetto di legge sulle ‘Disposizioni in materia di attrazione degli investimenti nel Veneto’, è della capogruppo del Pd, Vanessa Camani. Guardando all’articolo 1 della legge “che è quello più importante sul piano politico”, l’esponente dem ha evidenziato come “l’attrattività degli investimenti è un’iniziativa fondamentale, non a caso perseguita dall’Ue e da altri Stati e Regioni. Ma va portata avanti calandoci nel contesto produttivo, occupazionale e sociale del nostro territorio. Ben sapendo che le risorse a disposizione sono limitate, ovvero appena 40 milioni su un bilancio da 17 miliardi, e che la concorrenza delle altre Regioni, che già si stanno attrezzando, è agguerrita”. “Dobbiamo abbandonare la logica che spesso ha caratterizzato le politiche regionali, quella dei finanziamenti a pioggia, costruendo invece politiche industriali serie ed efficaci. Non discutiamo ad esempio le partnership tra pubblico e privato, ma vorremmo discutere sull’impronta che si vuole dare a queste iniziative. L’istituzione regionale ha il dovere e la responsabilità di trovare una sintesi tra gli interessi delle imprese, quelle dei lavoratori e quelle del territorio. I nostri emendamenti avevano proprio questo obiettivo: definire il target verso cui tendere. Purtroppo, volutamente, questa legge è stata tenuta su un piano generico di intenti: si tratta di un’occasione persa perchè questo era il momento di indirizzare finalmente le politiche industriali del Veneto”. “Dov’è il Veneto in questa legge? Dove la valorizzazione degli imprenditori di cui questo governo regionale si riempie la bocca, sbandierando un’eccellenza che poi nei fatti non viene valorizzata? Non c’è insomma alcuna prospettiva, in grado di disegnare il Veneto del 2035. Nel frattempo, all’orizzonte, avanzano nuvole nere. Ecco perché – ha concluso Camani – questo impianto di legge, pur migliorato con la nostra iniziativa, continua a non convincerci”.

  • GIOVANI, PD: «Fermare la fuga dal Veneto»

    Il segretario regionale Martella: «Una priorità per la nostra regione» «I numeri parlano chiaro: il Veneto sta vivendo una vera e propria emorragia generazionale. Oltre 39 mila giovani hanno lasciato la regione negli ultimi dodici anni, quasi 4 mila solo nel 2023. Questo fenomeno, definito dalla Fondazione Nord Est come una ‘desertificazione generazionale’, non solo impoverisce il nostro territorio delle sue migliori risorse umane, ma mina le basi della coesione sociale e della competitività economica». Così Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico Veneto, lancia l’allarme sulla fuga dei giovani e dei talenti dalla regione. Come emerge da ogni analisi, il tessuto produttivo veneto, che dipende in larga parte dall’export, ha bisogno di forza lavoro giovane, qualificata e motivata per mantenere la propria competitività. Quando un giovane lascia il Veneto, si perde non solo il contributo economico che avrebbe potuto portare, ma anche l’investimento in termini di istruzione e formazione che famiglie e Stato hanno fatto su di lui. Con il paradossale effetto di sovvenzionare la competitività di altri Stati e altre regioni. Si stima che questo fenomeno costi alla regione quasi un miliardo di euro all’anno. «Il centrodestra governa la regione da trent’anni, ma non ha mai cercato di affrontare in modo strutturale questo problema», prosegue Martella. «Per invertire la rotta, è fondamentale investire in formazione e competenze, rafforzando il sistema educativo e garantendo percorsi di alta formazione collegati alle richieste del mercato del lavoro, con un’attenzione particolare ai settori innovativi e tecnologici. Allo stesso tempo, servono politiche che attraggano investimenti e migliorino le opportunità occupazionali, creando un ambiente favorevole allo sviluppo di imprese innovative e sostenibili, anche attraverso incentivi per startup e aziende che investono in Veneto. Una delle leve centrali è affrontare il problema abitativo: occorre ridurre i costi di affitto e garantire soluzioni abitative per i giovani lavoratori e studenti, con un piano regionale che promuova edilizia sociale e universitaria. È inoltre prioritario combattere il lavoro precario, garantendo salari dignitosi e opportunità di crescita professionale, con interventi mirati contro il part-time involontario e i falsi tirocini». Il segretario del PD Veneto sottolinea l’urgenza di un grande patto regionale per il futuro dei giovani, che coinvolga associazioni di categoria, sindacati, enti locali, università e il mondo del lavoro. «Senza giovani non c’è futuro per il Veneto. Non possiamo più permetterci di perdere le nostre migliori risorse. Per questo il tema dell’attrattività della nostra regione per i giovani veneti e per i talenti esteri sarà uno dei pilastri del programma di governo del Partito Democratico e del centrosinistra».

  • Dazi, Martella: «Trump colpirà imprese venete, Meloni e Zaia immobili»

    «Le nuove tariffe protezionistiche annunciate dall’amministrazione Trump rappresentano una minaccia gravissima per l’economia veneta. Parliamo di un impatto potenziale devastante: una contrazione stimata da alcuni analisti di 3-4 miliardi di euro sulle esportazioni regionali, con conseguenze dirette sulle nostre imprese e sui lavoratori. Il Veneto esporta negli Stati Uniti circa 8 miliardi di euro l’anno, quasi il 10% del totale, con settori strategici come macchinari, occhialeria, moda, oreficeria e alimentare, che rischiano ora di essere messi in ginocchio da dazi che colpiscono le filiere della nostra eccellenza produttiva. Sono oltre 7.200 le imprese venete che esportano negli USA, e per quasi 3 mila di queste il mercato americano rappresenta più della metà del proprio export. Le scelte dell’amministrazione Trump mettono a rischio migliaia di posti di lavoro e la sicurezza economica di intere comunità». Lo dice il senatore Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico in Veneto. «È ora che Meloni e Zaia, che tanto hanno esultato per la vittoria di Trump – continua Martella - spieghino alle imprese e ai lavoratori veneti come intendano tutelare la nostra economia da queste politiche tariffarie sciagurate. Il problema di tutti i sovranismi, in America come altrove, è che finiscono sempre per far prevalere una logica miope e autarchica, un egoismo che danneggia gli altri ma anche se stessi. Siamo agli antipodi rispetto alla filosofia di territori aperti e competitivi come il Veneto, che fondano la propria economia su rapporti di interscambio e collaborazioni globali. Il nostro export è vitale, con oltre il 40% del Pil regionale legato alle esportazioni, e gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato in termini di valore aggiunto incorporato nei prodotti veneti. Invece di attivarsi subito in sede politica e diplomatica per scongiurare questi dazi, il governo italiano resta immobile. Serve una mobilitazione immediata per proteggere le imprese venete e italiane, nonché i lavoratori che rischiano di pagare il prezzo più alto. Non basta riempirsi la bocca di parole sulla difesa orgogliosa delle nostre produzioni: ora è il momento di dimostrare nei fatti di essere capaci di tutelare le nostre imprese e i nostri lavoratori», conclude Martella.

  • Giorno del Ricordo. Martella: «Dovere di memoria perché il passato non ritorni»

    «Il Giorno del Ricordo, ieri come oggi, ci invita a riflettere sul dramma delle foibe e sull’esodo dei giuliano-dalmati, un capitolo della nostra storia che appartiene a tutti gli italiani. E sulla lezione sempre attuale che dobbiamo trarne. È nostro dovere ricordare le sofferenze di chi fu vittima di soprusi e violenze, non solo fascisti, ma anche antifascisti, civili inermi colpevoli solo di essere italiani, vittime di un odio etnico, nazionale e ideologico», dichiara il senatore Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico Veneto. «Non possiamo permettere amnesie o rimozioni: le atrocità del nazional-comunismo jugoslavo e l’esodo forzato sono pagine vergognose della nostra storia, così come lo erano state, prima, le crudeltà dell’occupazione fascista in Slovenia e Croazia. Ogni vittima, ogni esule, ogni perseguitato appartiene alla memoria collettiva e deve essere ricordato per combattere le intolleranze e i progetti di sterminio che hanno attraversato il Novecento e che anche oggi continuano a manifestarsi, in varie forme». «Giornate come questa servono a ricordarci il valore della memoria e l'importanza di riflettere sulle conseguenze dell’odio e dell’intolleranza, affinché ciò che è accaduto non debba mai più ripetersi», conclude Martella.

  • Il PD Veneto lancia il Patto per la casa e per l’abitare

    Cinque proposte concrete per affrontare l'emergenza abitativa «La casa non è un lusso ma un diritto fondamentale, un pilastro per lo sviluppo delle comunità, per la coesione sociale, per l’attrattività dei territori persino dal punto di vista industriale. E oggi il Veneto ha bisogno di un piano serio e strutturato per affrontare l'emergenza abitativa. Con il Patto per la casa e per l'abitare  mettiamo in campo cinque proposte concrete per dare risposte ai cittadini, con nuove risorse, strumenti innovativi e una visione di lungo periodo» - dichiara Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico del Veneto. Il settore abitativo sta vivendo una crisi profonda. Secondo i dati ANCE, in Italia 650mila famiglie  aspettano un alloggio pubblico, mentre un terzo delle famiglie in affitto spende oltre il 40% del proprio reddito per la casa . Il Veneto non fa eccezione: nella nostra regione su oltre 2,6 milioni di unità abitative un quinto, cioè poco meno di 600.000, sono non occupate. Eppure ci sono oltre 5.000 persone senza dimora , si stima una carenza di alloggi pubblici nell’ordine delle 20.000 unità e si moltiplicano le difficoltà di chi vuole trovare una casa, in affitto o in proprietà. Un'emergenza che colpisce soprattutto giovani, lavoratori precari, famiglie monoreddito e persone in condizioni di fragilità. Il Patto per la casa e per l ’ abitare  del PD Veneto si articola in cinque azioni strategiche : Nascita dell'Agenzia regionale per la casa e per l'abitare : un ente pubblico innovativo che coordini le politiche abitative, valorizzi le opportunità di finanziamento nazionale ed europeo e promuova soluzioni come il cohousing e l'housing sociale. La nuova Agenzia promuoverà, coordinerà e gestirà tutte le politiche abitative. Piano straordinario di edilizia residenziale pubblica : stanziamento di 50 milioni di euro l'anno per cinque anni  per costruire nuovi alloggi e recuperare quelli inutilizzati, con un ruolo centrale per le ATER provinciali e i Comuni. Protezione per inquilini e piccoli proprietari : potenziamento del fondo per l'affitto e della morosità incolpevole, introduzione di canoni calmierati per contrastare la speculazione sugli affitti, promozione di strumenti di accompagnamento all’abitare. Contrasto agli sfratti e tutela delle famiglie in difficoltà : accordi con i Comuni per graduare gli sfratti, incentivare la rinegoziazione dei canoni e fornire garanzie ai piccoli proprietari per evitare la perdita del patrimonio abitativo. Alloggi per studenti e lavoratori : incentivi sia fiscali che strutturali per le imprese che realizzano alloggi per i dipendenti, piani di housing per giovani e studenti, riqualificazione di immobili pubblici per il diritto allo studio. «Il centrodestra veneto ha lasciato che la crisi abitativa peggiorasse senza intervenire. Servono politiche pubbliche coraggiose e innovative, non scelte di pura assistenza ma investimenti strutturali. Con questo piano, vogliamo garantire a tutti il diritto di vivere in una casa adeguata e restituire alla casa il suo valore sociale», conclude Martella. L'iniziativa del PD Veneto sarà al centro di un ciclo di incontri con amministratori locali, associazioni di categoria e rappresentanti della società civile, per costruire un fronte ampio che porti queste proposte al centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica regionale.

  • Autonomia, Camani: “Zaia sminuisce sentenza Corte"

    La capogruppo del PD in Consiglio regionale: "Intervento intellettualmente disonesto, serve discussione di sostanza” “Dal presidente Zaia mi attendevo un intervento in Aula, da noi chiesto da settimane, più di sostanza e soprattutto non intellettualmente disonesto. Da parte sua infatti abbiamo assistito al tentativo di sminuire la portata della sentenza della Corte costituzionale sulla legge Calderoli: ma non è così che si può pensare di aprire un ragionamento serio, da tenersi in questa sede, sulle possibili nuove forme di autonomia differenziata”. La presa di posizione è della capogruppo del Pd, Vanessa Camani , in replica al presidente della Giunta regionale. “È un atteggiamento di retroguardia quello di guardare a ciò che resta in piedi della Calderoli dopo la sentenza, nell’evidente tentativo di proseguire con la logica della speculazione propagandistica. La realtà è che la Corte non solo smonta la legge ma ribalta l’impostazione leghista sull’autonomia. Perchè dice che l’autonomia esiste solo se è collaborativa e convergente verso l’unità della Repubblica. Zaia a questo proposito si dimentica di dire che, sotto il suo governo, la Regione propose un quesito referendario chiedendo ai cittadini se volevano una repubblica sovrana e indipendente. Senza dimenticare che il riferimento all’unità del Paese scompare persino nello Statuto della Regione”. Camani ha quindi evidenziato che “la Corte esclude l’attribuzione massiva di materie, perchè ciò va in contrasto con i principi di sussidiarietà e collaborazione. Eppure Zaia ha ancora in mano la delega che gli venne data, ovvero quella di chiedere l’attribuzione, tutte e subito, di 23 materie. Una mossa fondata su una logica di potere da ‘padroni a casa nostra’: una leva per quantificare esclusivamente soldi e non per guardare ai bisogni delle persone. Oggi serve un cambio di impostazione: dopo tre decenni, ridursi come fa Zaia a portare a casa solo un pezzetto di Protezione Civile dimostra l’inefficacia della proposta leghista. Noi oggi vogliamo rilanciare un’autonomia differenziata che rimetta al centro i bisogni dei cittadini e le specificità del territorio”.

  • Martella: «La crisi di automotive e imprese del lusso preoccupa anche in Veneto. Governo e Regione assenti»

    ll senatore  Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, ha presentato due interrogazioni parlamentari per sollecitare al governo «misure concrete a sostegno dei settori del lusso e dell'automotive, comparti strategici per l'economia italiana e veneta che stanno attraversando una fase di crisi, con gravi ripercussioni su occupazione e produzione». La produzione industriale italiana è in calo da oltre due anni, e il Veneto sta subendo un impatto molto duro. Nel 2024 le ore di Cassa Integrazione in regione sono aumentate del 36%, passando da 50,9 milioni a 69,4 milioni, una crescita superiore di 15 punti percentuali rispetto alla media nazionale. A Vicenza si è toccato il record regionale con 20,6 milioni di ore di Cig (+46%), seguita da Treviso con 15,8 milioni (+25,8%). Padova ha visto un aumento del 56%, mentre a Verona le ore di Cig hanno superato gli 8,5 milioni. «La situazione dell'economia veneta è sempre più preoccupante – dichiara Martella – eppure il governo Meloni non ha un piano di politica industriale, mentre la giunta Zaia continua a navigare a vista. Di fronte a crisi così profonde, il Veneto dovrebbe essere al centro di politiche di rilancio, invece il governo sta tagliando risorse e ammortizzatori sociali nei settori più colpiti». Il comparto del lusso, storico traino del Made in Italy, è in forte contrazione. Tra il 2022 e il 2024 la produzione di beni di alta gamma è calata tra il 20 e il 25%, con un impatto devastante sulla filiera manifatturiera. La moda Made in Italy ha chiuso il 2024 con un -5,3% di fatturato, mentre le esportazioni verso la Svizzera, vero e proprio hub logistico dei gruppi del lusso sono crollate del 51%. Nel settore tessile le ore di Cig sono aumentate del 74%, nella pelletteria del 13%, nell’abbigliamento addirittura del 124%. Nonostante questa crisi, il governo ha dimezzato le risorse per la Cassa Integrazione in deroga nel settore, portandole da 73 milioni a 36 milioni di euro per il 2025. Ancora più critica la situazione dell'automotive, che nel 2024 ha visto un crollo del 42,3% della produzione di auto in Italia, con un calo delle esportazioni del 22%. Gli stabilimenti italiani di Stellantis hanno dimezzato i volumi produttivi, mettendo in crisi l'intera filiera della componentistica: un settore vitale dell’economia veneta. Con le interrogazioni parlamentari, Martella chiede al governo quali misure intenda adottare per sostenere i settori del lusso e dell’automotive, proteggere i livelli occupazionali e garantire risorse adeguate per gli ammortizzatori sociali. «Abbiamo un governo che, invece di intervenire, sta lasciando naufragare interi comparti produttivi e mettendo a rischio migliaia di lavoratori. E una Regione che assiste inerme al declino di settori strategici, incapace di formulare politiche industriali adeguate». «Il Veneto ha bisogno di una svolta – conclude Martella – di investimenti, innovazione e misure concrete per sostenere il lavoro e le imprese. La crisi è già qui, e il prezzo lo stanno pagando i lavoratori e il sistema produttivo della nostra regione».

  • Boom di codici bianchi nei pronto soccorso

    Il gruppo PD in Consiglio regionale: “Un’anomalia costosa per i cittadini. La nostra Mozione per introdurre soluzioni concrete” “Il Veneto, in ambito sanitario, detiene un primato in negativo decisamente preoccupante. Secondo i dati elaborati e diffusi recentemente da Agenas, emerge infatti che a fronte di 1.417.000 accessi nei Pronto soccorso nel 2023, il 54,99% di questi è stato classificato come un codice bianco. Un’anomalia che non trova riscontri nelle altre Regioni, che si traduce in una spesa significativa per i cittadini e che impone la massima attenzione per l’adozione di adeguate contromisure”. La sottolineatura viene dai consiglieri regionali del Pd Veneto, nel giorno della discussione in Aula di una mozione sul tema. La Capogruppo Vanessa Camani , assieme ad Anna Maria Bigon , vicepresidente della commissione consiliare Sanità e Sociale e prima firmataria della mozione, hanno in particolare evidenziato che “il divario tra il Veneto e gli altri territori è abissale: la Valle d’Aosta è al secondo posto con il 28,24%. Ma addirittura il gap si fa ancora più marcato se si valutano le Regioni di dimensioni simili o maggiori rispetto al Veneto: i codici bianchi rappresentano il 13,06% in Emilia-Romagna, il 10,37% in Piemonte e l’8,23% in Lombardia. Ecco perché è fondato parlare di anomalia”. “Questo divario tuttavia si annulla se guardiamo alla sommatoria tra codici bianchi e verdi – hanno spiegato le esponenti Dem – Il Veneto, pur rimanendo sempre ai primi posti per accessi non urgenti con il 74,80%, risulta in linea con il 75,28% della Lombardia o con il 65,15% dell’Emilia-Romagna. Il problema dunque, dove sta? È direttamente legato ai costi. Mentre per i codici verdi i cittadini non pagano, per quelli bianchi il costo fisso è di 25 euro, salvo esenzioni, più il ticket per le prestazioni specialistiche ambulatoriali eventualmente prescritte a carico del cittadino. E non è un caso se sono proprio i ricavi dai ticket nei pronto soccorso a segnare il divario più grande tra il Veneto e le altre Regioni. Perché a fronte di ricavi per 33.857.491 euro a livello nazionale, ben 14.376.257 sono riferiti al Veneto (dati Agenas, anno 2022) che doppia l’Emilia-Romagna al secondo posto pur avendo un numero inferiore di accessi ai pronto soccorso”. “Il Pd ha depositato una Mozione che impegna la Giunta regionale ad agire su più fronti – ha reso noto Camani – Questo, a partire dagli interventi urgenti sui Pronto soccorso, con investimenti sul personale, sempre più in sofferenza per l’enorme numero di accessi, cui si aggiungono le aggressioni quasi quotidiane. Non solo, chiediamo nuovamente, come avevamo fatto in sede di bilancio, di definire spazi e percorsi differenziati per i codici bianchi e codici verdi, al fine di limitare le congestioni dei reparti, oltre ad una revisione della disciplina dell’assegnazione dei colori in fase di dimissione”. La “situazione deve essere affrontata a monte", ribadiscono  i consiglieri Dem Chiara Luisetto, Francesca Zottis e Jonatan Montanariello. "Le Liste d’attesa rappresentano un’emergenza ancora irrisolta e i cittadini preferiscono un’estenuante attesa al pronto soccorso piuttosto che aspettare mesi per una visita specialistica. Non solo: l’altro tassello mancante è quello dei medici di famiglia, che svolgono un’indispensabile funzione di filtro e contenimento degli accessi al pronto soccorso. Secondo gli ultimi dati regionali disponibili, sono 650 le zone carenti in Veneto. Nonostante l’aumento del massimale degli assistiti e l’impegno dei professionisti, migliaia di cittadini faticano ad accedere a questo insostituibile servizio, essendo costretti a rivolgersi all’emergenza-urgenza. E la prospettiva non lascia spazio a margini di miglioramento: secondo la nostra ricerca, finora confermata dai dati reali, tra il 2021 e il 2035, saranno 1.921 i medici che andranno in pensione. Serve dunque un cambio di rotta urgente per conservare la dotazione organica attuale e, se possibile, aumentarla. La difficoltà di coprire i pensionamenti dipende dalla scarsa attrattività del ruolo, fin dalla fase di formazione. Un laureato che frequenta il corso in medicina generale riceve infatti una borsa dal valore inferiore del 57,7% rispetto a un collega specializzando in un altro settore”. “Tra le richieste di impegno alla Giunta regionale – hanno aggiunto in conclusione i consiglieri regionali del Pd – la nostra mozione prevede quindi anche: un aumento graduale dell’importo delle borse di formazione; l’obbligo di servizio per almeno tre anni in Veneto alla conclusione del percorso di formazione per i medici di medicina generale; l’aumento dei posti di formazione e la restituzione delle borse ricevute per chi abbandona; la sollecitazione istituzionale per arrivare a discutere, nelle sedi parlamentari, il Progetto di legge statale da noi presentato per equiparare la formazione in medicina generale alle altre specializzazioni universitarie”.

  • Martella: «Tagli agli enti locali, il conto lo pagano i cittadini»

    «Avevamo denunciato per tempo il problema, quando ancora il governo e la maggioranza di centrodestra potevano tornare indietro. Ora che sono arrivati i dati definitivi sui tagli da Roma, i sindaci si trovano di fronte alla dura realtà: meno risorse per servizi essenziali, aumenti delle tasse locali o tagli agli investimenti. È il federalismo al contrario di questo governo: mentre l’autonomia promessa per anni si è impantanata, l’unica autonomia reale concessa ai sindaci è quella di scegliere se penalizzare i cittadini con meno servizi o con più imposte», attacca Andrea Martella , segretario del Partito Democratico Veneto. I numeri diffusi in questi giorni confermano un impatto pesantissimo sui territori veneti. Anci Veneto ha stimato oltre 100 milioni di euro di tagli ai comuni del Veneto tra il 2025 e il 2029, con effetti che si faranno sentire su ogni area della regione. Nel Bellunese verranno a mancare 6 milioni, nel Rodigino 7 milioni, a Padova 21 milioni, a Vicenza oltre 18 milioni e nella città metropolitana di Venezia ben 32 milioni. Sono risorse sottratte ai cittadini, alla manutenzione del territorio, alle politiche sociali, ai servizi educativi, ai trasporti locali. Martella sottolinea come nelle ultime settimane l’allarme sia stato rilanciato da sindaci di ogni orientamento politico, tra cui Sergio Giordani, Mario Conte e Giacomo Possamai. «Non è un problema di partiti: le amministrazioni locali sono lasciate sole a fronteggiare una situazione insostenibile. Il centrodestra regionale sapeva bene a cosa si sarebbe andati incontro, ma non ha mosso un dito per evitarlo». «Questa manovra del governo è una condanna per le comunità locali» – conclude Martella – «mentre i territori chiedono più strumenti per affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali, la destra risponde con tagli lineari e indifferenziati, che colpiscono le realtà più fragili e compromettono la qualità della vita. Un altro tassello di una politica miope, che si proclama vicina ai territori ma li abbandona alle difficoltà quotidiane. Il Partito Democratico continuerà a lottare perché i comuni non siano lasciati soli e i cittadini non debbano pagare il prezzo delle scelte sbagliate di questo governo». Il PD del Veneto a dicembre ha lanciato la campagna 'Pagano i cittadini ' per mettere in rilievo le difficoltà dei Comuni e le ricadute sui servizi e sui cittadini delle decisioni del Governo e del centrodestra.

  • Vanoi, Favero: "Centrodestra ambiguo. Per il PD chiaro il no alla diga"

    “Quello accaduto martedì 28 gennaio durante la seduta Consiglio regionale del Veneto in occasione del voto sulla mozione PD, a prima firma della consigliera Camani, sullo stop definitivo all’ipotesi di diga del Vanoi ha dell’incredibile. Dopo mesi di dibattiti, proteste, marce di liberi cittadini, la maggioranza che sostiene Zaia in consiglio decide di non decidere e di non dire un chiaro e netto no al serbatoio idrico nella valle del Vanoi tra il Bellunese e il Trentino come proposto dal PD. Si tratta ancora di un’ambiguità e di una mancanza di coraggio inaccettabili sulla testa dei veneti e in particolare del territorio bellunese. Come PD Veneto andremo sicuramente avanti nella battaglia contro il Vanoi, perché non è solo questione di sicurezza ma anche della dignità della nostra montagna che ha già dato molto in termini di bacini idrici”. Così commenta Matteo Favero , Responsabile Ambiente e Infrastrutture del PD Veneto, mozione presentata dai dem del Veneto che chiedeva semplicemente di dire no alla realizzazione della diga del Vanoi.

  • Giorno della Memoria. Martella: «L'antisemitismo è un problema di tutti»

    «Alla vigilia del Giorno della Memoria, dobbiamo avere consapevolezza che l'antisemitismo non è un problema che riguarda solo gli ebrei. Il suo messaggio violento e intollerante tocca questioni fondamentali come l’uso politico e ideologico delle religioni, l’inclusione e l’esclusione, la democrazia e la possibilità di una pacifica convivenza tra i popoli e le persone. In altre parole: l’antisemitismo riguarda tutti e ciascuno di noi. Ecco perché abbiamo il dovere della memoria», dichiara Andrea Martella , senatore e segretario regionale del Partito Democratico Veneto, che ha partecipato oggi alle celebrazioni per il Giorno della Memoria al Teatro La Fenice. Martella sottolinea come «le violente campagne d'odio e gli assurdi insulti rivolti contro Liliana Segre, già costretta a vivere sotto scorta, ci ricordano quanto sia indispensabile tenere viva la memoria per non dimenticare». «La memoria – prosegue Martella – non è solo uno sguardo rivolto al passato, ma un esercizio attivo e una costruzione per il futuro. Soprattutto oggi, in un tempo segnato da instabilità globale, guerre e incertezze, cresce il rischio che prevalgano chiusura egoistica, discriminazione e rifiuto dell’altro». Il senatore del PD Veneto ribadisce il significato profondo di questa giornata: «Il Giorno della Memoria deve servire a ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, e tutti gli italiani che hanno subito deportazione, prigionia e morte. Ma deve anche ricordarci che le uniche armi da usare sempre e senza timore sono quelle della conoscenza, della cultura, del dialogo e, appunto, della memoria».

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