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1477 risultati trovati con una ricerca vuota

  • Due giorni in Veneto per Elly Schlein

    La segretaria nazionale del Pd in regione venerdì 24 e sabato 25 gennaio La segretaria nazionale del Partito Democratico visiterà il Veneto in un tour di due giorni. Elly Schlein  è attesa domani, venerdì 24 gennaio e sabato 25 gennaio per una serie di incontri i cui dettagli sono i seguenti: Venerdì 24 gennaio Ore 17.00 - Iniziativa all’auditorium del centro culturale Candiani in piazzale Candiani a Mestre. Ore 20.30 - Iniziativa ‘Una montagna da abitare’ al Teatro Centro Giovanni XXIII in piazza Piloni a Belluno. Sabato 25 gennaio Ore 11.00 - Presidio davanti all’ospedale di Santorso (Vicenza). Ore 15.30 - Iniziativa ‘Partecipazione. Democrazia. Legalità’ in piazza Garibaldi a Eraclea.

  • Inquinamento, Favero: «Tutti i veneti hanno diritto ad acqua senza PFAS»

    «Allarmanti i dati presentati dal recente rapporto Greenpeace ‘Acqua senza veleni’. Oltre alla richiesta al Governo nazionale di fissare per questi micro-inquinanti i limiti più restrittivi esistenti e già in vigore, ad esempio in Danimarca, il Partito Democratico del Veneto chiede alla Regione di estendere all’intero territorio regionale quanto previsto dalle delibere della Giunta Regionale 1590-1591 dell’ottobre 2017 che prevedeva il limite PFAS zero per la zona rossa già colpita dall’eco-disastro MITENI. I cittadini veneti hanno tutti il diritto di bere acqua senza sostanze cancerogene, come il PFOA, e di avere per le industrie dei nostri distretti produttivi un valore limite allo scarico di queste sostanze in ogni matrice (acqua, aria, suoli) oltre a limiti più restrittivi nei depuratori civili e industriali e nei fanghi. Se pensiamo che l'acqua è il principale costituente del corpo umano e rappresenta circa il 60 per cento del peso corporeo capiamo quanto importante sia avere corpi idrici salubri per tutto l’ecosistema in cui viviamo». Lo dichiara Matteo Favero , responsabile Ambiente del PD Veneto.

  • Imprese, «Su Superjet governo risponda a preoccupazioni dei lavoratori»

    Interrogazione del senatore Martella ai ministri dell’Economia e Finanze, delle imprese e del Made in Italy e del Lavoro «In merito alla vertenza Superjet International di Tessera (Ve), siamo fortemente preoccupati che dal Governo non venga alcuna iniziativa. Per questo ho presentato una nuova interrogazione rivolta ai ministri dell’Economia e Finanze, delle imprese e del Made in Italy e del Lavoro affinché si affronti con urgenza il dossier. I lavoratori e i sindacati, di fronte allo stallo e al rischio del fallimento societario, chiedono di avere risposte urgenti per salvaguardare i livelli occupazionali e per garantire un futuro al sito produttivo. Il tempo stringe e ciascuno è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità, a partire dall’Esecutivo che non può più tergiversare sui nodi irrisolti sulle prospettive della società. Non è possibile in alcun modo assistere passivamente al rischio di chiusura che avrebbe gravi conseguenze per l’occupazione, per la comunità e per il territorio». Lo dice il senatore Andrea Martella , segretario regionale del Pd Veneto.

  • Sicurezza, Martella: «Su Treviso Nordio conferma fallimento centrodestra»

    «È davvero surreale ascoltare un esponente di spicco di Fratelli d’Italia come il ministro della Giustizia Carlo Nordio descrivere, come riportano i giornali locali, Treviso come insicura e invivibile, quando questa città, così come la regione, è governata da anni dal centrodestra. Dopo anni di propaganda sulla sicurezza, equivale ad abdicare alle proprie funzioni. Un paradosso: un ministro del governo che dovrebbe garantire la sicurezza in Italia critica una città governata dal suo stesso schieramento politico, e al contempo cerca di scaricare le responsabilità della sicurezza, che in parte appartengono anche a lui». Lo dice il senatore del Pd Andrea Martella , segretario regionale del Pd in Veneto.   «Se Nordio vuole davvero affrontare il tema della sicurezza, se ne assuma la responsabilità come è giusto per la carica che ricopre - continua Martella – Il governo garantisca più risorse, a partire dal tema fondamentale della carenza di uomini e donne in divisa e quindi si adoperi per rinforzare gli organici delle forze dell’ordine. Intervenga sulle carceri, anche sul cruciale fronte della certezza e della  funzione della pena, promuova una giustizia  più efficace e lavori sul fronte della prevenzione e delle politiche di integrazione, invece di ricorrere sempre a nuovi reati penali. Da mesi denunciamo il fallimento delle politiche del governo Meloni sul tema cruciale dei controlli sul territorio: tagli ai fondi per i Comuni, risorse limitate per le forze dell’ordine, carceri al collasso e misure inefficaci per contrastare il fenomeno delle baby gang. E ora assistiamo a questa ennesima prova di divisione interna al centrodestra, che governa l’Italia, il Veneto, la provincia e il comune di Treviso. Di chi è la responsabilità del degrado che descrivono, se non loro?», conclude Martella.

  • Consulta, Martella: «Il no al referendum conferma: la Calderoli è morta»

    «La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum abrogativo sulla legge Calderoli non ci sorprende. Come avevamo già sottolineato, questa legge era stata di fatto già svuotata dalla Corte stessa, che ha cancellato ampie parti del testo originario. Di conseguenza, il quesito referendario perdeva il suo fondamento: la legge Calderoli, per come era stata pensata, non esiste più, è morta», dichiara Andrea Martella , senatore e segretario del PD Veneto. «Questa bocciatura è un ulteriore segnale della confusione e dell’approssimazione con cui il governo e la maggioranza hanno affrontato il tema dell’autonomia differenziata. Una riforma che, invece di creare opportunità, ha finora generato divisioni e incertezze. Noi continuiamo a credere in un’autonomia che valorizzi le specificità dei territori, ma che sia costruita con serietà, rispetto della Costituzione e attenzione a garantire l’uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione in cui vivono». «La Lega e Zaia, primi responsabili di questo pasticcio, devono prendere atto del fallimento di questa legge. Che va riscritta in una logica non di parte», conclude Martella.

  • Centrosinistra veneto, avanti nella costruzione dell’alternativa

    Riunione della coalizione, proposta delle Primarie delle Idee Prosegue con decisione il lavoro della coalizione del centrosinistra veneto, che riunisce partiti, movimenti civici e realtà progressiste. L’incontro che si è tenuto ieri, che ha visto la partecipazione di Partito Democratico, Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle, Veneto che Vogliamo, +Europa, Volt, Partito Socialista italiano, Movimento socialista liberale, ha segnato un ulteriore passo avanti in vista delle elezioni regionali dell’autunno 2025. Con un’accelerazione dei tempi che conferma la determinazione delle forze di opposizione a lanciare una proposta politica alternativa al centrodestra per il futuro del Veneto, definendo il programma e individuando quindi la figura più adatta a guidare il progetto. «Siamo consapevoli della grande responsabilità che abbiamo davanti: offrire un progetto alternativo al centrodestra, che dopo trent’anni di governo regionale mostra evidenti segni di crisi e di fine di un ciclo politico», sottolinea la coalizione in una nota congiunta. «Di fronte ai litigi e alle fratture della maggioranza, questo è il momento di guardare al futuro con coraggio e visione. Vogliamo costruire insieme una risposta concreta alle nuove esigenze dei cittadini, partendo da una profonda attenzione alla qualità della vita e al benessere, in tutte le sue forme». Tra le novità emerse dal tavolo la proposta delle Primarie delle Idee, strumento innovativo di partecipazione popolare ipotizzato per inizio primavera. L’idea su cui sta lavorando il tavolo è quella di una grande chiamata popolare «per scrivere il programma della coalizione con l’apporto dei cittadini, non chiusi nelle stanze dei partiti romani. Sarebbe un segnale forte di apertura e inclusività per contrastare anche l’astensionismo, e il contrario esatto dello spettacolo poco decoroso cui ogni giorno dà vita il centrodestra, con la telenovela su Zaia e le arroganti pretese dei vari partiti sul Veneto», è il commento della coalizione. L’alleanza, che si consolida intorno a un progetto plurale e collaborativo, si pone l’obiettivo di affrontare le grandi sfide che il Veneto ha di fronte: dalla sanità al sociale, dalle difficoltà dell’impresa a quelle del lavoro, dalla crisi ambientale ai problemi della sicurezza, passando per politiche pensate per supportare le famiglie, per attrarre talenti, per dare ai giovani concrete opportunità di crescita nella regione. Un percorso ambizioso che mette al centro il dialogo e la partecipazione come strumenti fondamentali per il cambiamento. «Il centrosinistra veneto è in cammino – conclude la nota – e il nostro impegno è chiaro: costruire un’alternativa politica che interpreti le sfide del nostro tempo e risponda alle speranze, ma anche alle preoccupazioni, di una terra straordinaria come il Veneto».

  • Al Veneto serve un nuovo ciclo politico

    Le interviste del Gazzettino e del Corriere del Veneto al segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, Andrea Martella La destra è spaccata ma il PD non sarà mai alleato con la Lega Senatore Andrea Martella, segretario del Pd veneto, avete notizie sulla data delle elezioni regionali? «La legge dice che saranno nell'autunno di quest'anno. Poi, con questa maggioranza, non si può mai sapere. Ma certo l'idea di spostarle alla primavera dell'anno prossimo per permettere a Zaia di inaugurare le Olimpiadi era ridicola e persino offensiva. Così come mi pare fallito il tentativo di Zaia di restare aggrappato alla poltrona per un terzo - quarto nel suo caso - mandato». Ritiene possibile in Veneto una spaccatura nel centrodestra con una corsa solitaria della Lega? «La spaccatura nel centrodestra è profonda e deriva tutta da questioni di potere. Vorrei però ricordare che sono pagati dai cittadini non per darsi battaglia su a chi spetti il Veneto ma per occuparsi degli interessi dei veneti e dei loro bisogni. La dimostrazione plastica delle loro spaccature è la grande promessa mancata dell'autonomia, un fallimento pieno». Se il centrodestra si spaccasse, che spazi ci sarebbero per l'opposizione? «Ogni giorno sui giornali i partiti di centrodestra se le danno di santa ragione. Con quale credibilità si potranno unire? Chi accetterà di perdere la faccia? Se anche dovessero compattarsi per convenienza, che affidabilità e autorevolezza potrebbero avere per guidare il Veneto in una nuova stagione di sviluppo? Pensiero strategico sul futuro non ne vedo. Per questo dico che ci sono tutti gli spazi per un'alternativa politica, che risponda alle nuove esigenze dei cittadini proponendo un modello produttivo più competitivo e una nuova attenzione alle qualità della vita». Ipotesi: centrodestra unito con un candidato di FdI e corsa solitaria dei leghisti senza Zaia ma con un appoggio del Pd. Una sorta di laboratorio. «Inverosimile e, per quanto ci riguarda, non percorribile. Noi siamo alternativi a questa destra e alla Lega: è diversa la nostra idea di società, la nostra collocazione internazionale, per non dire dei nostri valori di fondo». Cosa pensa delle aperture di Carlo Calenda alla Lega di Zaia? Azione non è al vostro tavolo? «Le ho lette, mi sembra presto per trarre conclusioni. Con Azione c'è una condivisione su molti temi. Mi auguro che il confronto continui e si definisca anche con loro un progetto». Come procede il tavolo programmatico? «Bene. Ci riuniremo anche oggi, stiamo costruendo una coalizione plurale, di forze politiche e civiche, che sappia rivolgersi ai veneti offrendo un progetto per il futuro». Alla fine anche voi dovrete scegliere un nome. Primarie o no? «Lo decideremo assieme, con pari dignità e spirito di collaborazione. Le primarie sono uno strumento prezioso: potremmo usarle, o potremmo non averne bisogno se emergerà dal tavolo di coalizione un nome capace di interpretare al meglio la nostra proposta». Tra i papabili circola il suo nome, sia come candidato governatore che come candidato sindaco di Venezia. Si candiderà? E dove? «Oggi sono impegnato a pieno nel mio lavoro di segretario regionale, con un solo obiettivo: vincere, sia in Veneto che a Venezia. Di risorse, in termini di energie e personalità, ne abbiamo tante. A differenza del centrodestra noi mettiamo al primo posto il bene comune, non i destini personali». Dopo l'inchiesta Palude pensate sia più facile riconquistare Venezia? «A Venezia, come in Veneto, è finito da tempo un ciclo politico. L'inchiesta Palude ha fatto emergere un quadro gravissimo e un pesantissimo conflitto di interesse che è necessario spazzare via al più presto. Una città che da troppo tempo non ha un governo e che ha bisogno di una svolta, affrontando finalmente le emergenze: dal turismo alla residenzialità, dalla sicurezza di Mestre al rilancio di Marghera». Se Zaia si candidasse a sindaco sareste più in difficoltà? «No. Ecco di nuovo la differenza: noi ragioniamo sulla figura giusta per governare una delle città più importanti del mondo. Il centrodestra vuole usare Venezia come contentino per uno Zaia che preferirebbe un ulteriore mandato da governatore. Non mi sembra una cosa rispettosa per i veneziani». Dati delle elezioni Regionali. 2010 Luca Zaia 60,16%, Giuseppe Bortolussi 29,08%. 2015 Zaia 50,09% Alessandra Moretti 22,74%. 2020 Zaia 76,79% Arturo Lorenzoni 15,72%. Potete fare peggio? «Il passato non è un destino, e sono stanco di chi lo pensa. La partita veneta è difficile, lo so, ma credo che in Veneto oggi ci sia spazio, dopo 30 anni di centrodestra e alla fine dei 15 anni di Zaia, per un nuovo progetto. Lo reclamano le nuove sfide, difficoltà e speranze di questa terra straordinaria». L'intervista a cura di Alda Vanzan è stata pubblicata sul Gazzettino il 17 gennaio 2025. Zaia si è inchiodato alla poltrona. E chiude malamente 15 anni al potere Andrea Martella, segretario del Pd Veneto, sembra che Luca Zaia non si dia ancora per vinto. «Sì, mi pare abbastanza malinconico che non lo faccia e che si appigli a possibili decisioni che potrebbe prendere la Corte costituzionale sull’ impugnazione da parte del governo . La situazione mi pare chiara. È arrivato uno stop molto netto sia a chi, come Vincenzo De Luca, voleva avere un terzo mandato in Campania, sia a Zaia che in realtà di mandati ne ha fatti già tre e ne vorrebbe un quarto. Mi pare molto improbabile che un governo che impugna la legge di una Regione per impedire un ulteriore mandato possa poi modificare la norma nazionale per prevedere, alla fine, la stessa cosa a favore di un altro. La Meloni ha posto fine alla possibile ricandidatura di Zaia, e quindi a un ciclo politico in Veneto». Il presidente non l’ha presa bene, ma in pubblico ostenta serenità: non vuole passare per il politico che si attacca alla poltrona. «Beh, mi pare invece che alla poltrona ci si sia inchiodato. Lui è stato in sella per 15 anni e mi pare anche un tempo sufficiente per dimostrare la propria capacità di governo. Il problema, poi, è che il suo ciclo politico si conclude anche male». In che senso? «Si chiude all’insegna delle divisioni all’interno della maggioranza. Si chiude con una serie di promesse mancate, e penso subito all’Autonomia. Ma anche ad altri problemi che riguardano la nostra regione: alla produzione industriale che sta vivendo nuove difficoltà, a certe occasioni mancate come la gigafactory di Intel che non è mai arrivata. Penso alle difficoltà della Sanità. Penso a bidoni come la Pedemontana, che il Veneto riceverà come sua eredità». Se l’Autonomia naufraga, non è colpa di Zaia ma di chi l’ha combattuta. «Io invece penso che fallisca proprio per colpa sua e della Lega, perché non hanno voluto mai, sin dall’inizio, pensare ad un confronto serio con le forze politiche, a cominciare dalla nostra. Avevamo presentato delle proposte per un’autonomia responsabile, ponendo molte questioni che poi sono state fissate dalla Corte costituzionale. La legge è stata scritta male, non regge dal punto di vista giuridico e non ha le risorse finanziarie. È stata una bandiera da sventolare. Devolvere materie come la scuola, il commercio estero, l’ambiente, l’energia, tutte cose alle quali Zaia si è attaccato, si è dimostrato un progetto del tutto irrealizzabile». Andiamo oltre Zaia. La Lega minaccia addirittura di andare da sola nel caso in cui non fosse accontentata sul candidato a succedergli in Regione. «Non c’è un giorno in cui i leghisti veneti non lo dicano. Ma l’altro ieri la Meloni ha ribadito che  Fratelli d’Italia è un opzione per la guida del Veneto . Se decidono di correre insieme, sarà di fatto una grande finzione. Le divisioni all’interno del centrodestra sono talmente grandi e tali, da rendere la loro coalizione non credibile per governare il Veneto». Pare che nemmeno passi l’idea di rinviare le Regionali al 2026. «Da quello che ha detto la Meloni e che si capisce in questi giorni, le elezioni saranno in autunno. Anche questo è stato un po’ un ceffone a chi pensava di trascinarle alla primavera successiva per consentire a Zaia, l’ha detto Matteo Salvini, di inaugurare le Olimpiadi. Una motivazione che sarebbe stata ridicola». E il centrosinistra? «Stiamo costruendo la coalizione, e siamo a buon punto, anche con il contributo di liste civiche e territoriali. È chiaro che dovremo presto indicare il candidato o la candidata. Dovranno rappresentare al meglio l’alleanza, ma soprattutto farsi interpreti di un progetto tutto nuovo per il Veneto». L'intervista a cura di Silvia Madiotto è stata pubblicata sul Corriere del Veneto  l'11 gennaio 2025.

  • «Zaia si è inchiodato alla poltrona e chiude malamente 15 anni di potere»

    L'intervista del Corriere del Veneto al segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, Andrea Martella Andrea Martella, segretario del Pd Veneto, sembra che Luca Zaia non si dia ancora per vinto. «Sì, mi pare abbastanza malinconico che non lo faccia e che si appigli a possibili decisioni che potrebbe prendere la Corte costituzionale sull’ impugnazione da parte del governo . La situazione mi pare chiara. È arrivato uno stop molto netto sia a chi, come Vincenzo De Luca, voleva avere un terzo mandato in Campania, sia a Zaia che in realtà di mandati ne ha fatti già tre e ne vorrebbe un quarto. Mi pare molto improbabile che un governo che impugna la legge di una Regione per impedire un ulteriore mandato possa poi modificare la norma nazionale per prevedere, alla fine, la stessa cosa a favore di un altro. La Meloni ha posto fine alla possibile ricandidatura di Zaia, e quindi a un ciclo politico in Veneto». Il presidente non l’ha presa bene, ma in pubblico ostenta serenità: non vuole passare per il politico che si attacca alla poltrona. «Beh, mi pare invece che alla poltrona ci si sia inchiodato. Lui è stato in sella per 15 anni e mi pare anche un tempo sufficiente per dimostrare la propria capacità di governo. Il problema, poi, è che il suo ciclo politico si conclude anche male». In che senso? «Si chiude all’insegna delle divisioni all’interno della maggioranza. Si chiude con una serie di promesse mancate, e penso subito all’Autonomia. Ma anche ad altri problemi che riguardano la nostra regione: alla produzione industriale che sta vivendo nuove difficoltà, a certe occasioni mancate come la gigafactory di Intel che non è mai arrivata. Penso alle difficoltà della Sanità. Penso a bidoni come la Pedemontana, che il Veneto riceverà come sua eredità». Se l’Autonomia naufraga, non è colpa di Zaia ma di chi l’ha combattuta. «Io invece penso che fallisca proprio per colpa sua e della Lega, perché non hanno voluto mai, sin dall’inizio, pensare ad un confronto serio con le forze politiche, a cominciare dalla nostra. Avevamo presentato delle proposte per un’autonomia responsabile, ponendo molte questioni che poi sono state fissate dalla Corte costituzionale. La legge è stata scritta male, non regge dal punto di vista giuridico e non ha le risorse finanziarie. È stata una bandiera da sventolare. Devolvere materie come la scuola, il commercio estero, l’ambiente, l’energia, tutte cose alle quali Zaia si è attaccato, si è dimostrato un progetto del tutto irrealizzabile». Andiamo oltre Zaia. La Lega minaccia addirittura di andare da sola nel caso in cui non fosse accontentata sul candidato a succedergli in Regione. «Non c’è un giorno in cui i leghisti veneti non lo dicano. Ma l’altro ieri la Meloni ha ribadito che Fratelli d’Italia è un opzione per la guida del Veneto . Se decidono di correre insieme, sarà di fatto una grande finzione. Le divisioni all’interno del centrodestra sono talmente grandi e tali, da rendere la loro coalizione non credibile per governare il Veneto». Pare che nemmeno passi l’idea di rinviare le Regionali al 2026. «Da quello che ha detto la Meloni e che si capisce in questi giorni, le elezioni saranno in autunno. Anche questo è stato un po’ un ceffone a chi pensava di trascinarle alla primavera successiva per consentire a Zaia, l’ha detto Matteo Salvini, di inaugurare le Olimpiadi. Una motivazione che sarebbe stata ridicola». E il centrosinistra? «Stiamo costruendo la coalizione, e siamo a buon punto, anche con il contributo di liste civiche e territoriali. È chiaro che dovremo presto indicare il candidato o la candidata. Dovranno rappresentare al meglio l’alleanza, ma soprattutto farsi interpreti di un progetto tutto nuovo per il Veneto». L'intervista a cura di Silvia Madiotto è stata pubblicata sul Corriere del Veneto l'11 gennaio 2025.

  • Veneto ancora vittima di disservizi ferroviari

    Il responsabile infrastrutture del PD Veneto Matteo Favero: "Subito quadruplicamento Padova-Bologna" "Sabato 11 gennaio il sistema ferroviario interregionale è stato pressoché isolato a causa di un guasto presso la stazione di Milano. I treni ganno viaggiato con quasi tre ore di ritardo. Si tratta di una situazione grave che si ripete purtroppo con una frequenza inaccettabile: sia per la direttrice Milano-Venezia sia per la direttrice Padova-Bologna, linea che peraltro necessita di interventi di velocizzazione e di un non più rinviabile quadruplicamento. Oltre ai disservizi per i passeggeri questi eventi costano, specie nei giorni feriali, milioni di euro in Pil, appuntamenti di lavoro mancati, visite sanitarie saltate. Un incubo per i veneti". Lo afferma Matteo Favero , responsabile infrastrutture del Pd Veneto.

  • Terzo mandato, «al Veneto serve un nuovo ciclo politico»

    «La decisione del Governo, anticipata dalla Premier nel corso della conferenza stampa, di impugnare la legge campana che consentirebbe a De Luca di correre per un terzo mandato è un passo che mette definitivamente fine anche a qualsiasi ipotesi di ulteriori mandati per Zaia in Veneto». Lo dice il senatore Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico Veneto. «Lo sosteniamo da tempo – prosegue Martella - in Veneto è finito un ciclo politico. E non troppo presto, visto che il centrodestra governa ininterrottamente da 30 anni e Zaia è al vertice della Regione da ben 15. È stucchevole e anche un po’ infantile il tentativo disperato della Lega veneta di aggrapparsi all’idea di avere lo stesso leader per sempre. Ed è un po’ malinconico questo ultimo atto del presidente della Regione, che anziché arrendersi all’inesorabilità della legge e delle regole democratiche, preferisce fantasticare un’improbabile asse tra Venezia e Napoli, appeso alla speranza che la Consulta possa invalidare la legge sui limiti dei mandati. Il limite dei mandati non è antidemocratico, è norma presente in molti Paesi democratici avanzati. Chi ricopre un ruolo esecutivo molto forte, come un governatore, rischia di costruire sistemi di potere che soffocano il ricambio e l’innovazione politica. Non è un caso che una regola simile sia applicata negli Stati Uniti e in altre democrazie consolidate. Il ricambio non è solo sano, ma necessario: dopo 15 anni consecutivi al governo della Regione, ciò che Zaia poteva dare ed esprimere è stato dato ed espresso. E non è un fatto di parte: noi Democratici siamo contrari alla legge campana, pur riguardando un governatore del PD come De Luca. È una norma di buon senso, che fa bene alla politica, che sia al governo la destra o la sinistra. Per una ragione semplice: il mondo cambia, così come cambiano le richieste e le esigenze dei cittadini. Per affrontare queste nuove sfide – conclude Martella - servono nuovi interpreti, capaci di una visione coraggiosa e ambiziosa».

  • Casa, grave ostinazione di Zaia

    La Capogruppo PD in Consiglio regionale: "È fuori dalla Costituzione" Sulla vicenda dei criteri di assegnazione degli alloggi pubblici è sbalorditivo e grave che il presidente di Regione assuma un atteggiamento così ostinato e ostile ai ripetuti pronunciamenti della Corte costituzionale. E che, anche dopo la bocciatura del Tribunale di Padova ai bandi con chiari profili discriminatori, annunci l'impugnazione". Lo dice la capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani . "Malgrado i bandi Erp, anche in Veneto, si siano già adeguati alle indicazioni della Corte, Zaia vuole tenere alta la bandiera del 'prima i veneti' mettendosi fuori dai confini dettati dalla Costituzione. Con in più le ennesime spese legali che da anni colpiscono le casse regionali proprio per colpa di provvedimenti demagogici. Presenteremo in aula una mozione per chiedere alla Giunta l'impegno a modificare il regolamento di assegnazione, secondo quanto viene richiamato ora anche dal Tribunale", afferma Camani. "Ma è davvero allucinante che in Veneto si continui a perdere tempo per andare dietro alla propaganda di Zaia. I problemi connessi all'emergenza abitativa, ormai piaga che tocca strati ampi della popolazione, e il degrado in cui versano molti degli alloggi popolari della Regione, non sono nei radar del presidente che, invece, si occupa solo di limitare il diritto alla casa in maniera arbitraria. Di fronte ad un problema così enorme, ancora una volta Zaia, invece che occuparsi della luna, si limita a guardarsi il dito", conclude la dem in una nota.

  • Il futuro del Veneto

    Le argomentazioni di Francesco Jori sul modello veneto a rischio - Mattino di Padova, 14 marzo - hanno sicuramente il merito di innescare una riflessione che non può essere elusa dal dibattito pubblico. Le sfide del cambiamento, che erano chiare anche prima del 2020, dopo due anni di pandemia e con la guerra alle porte dell’Europa, si sono trasformate per il Veneto da opportunità in vere e proprie necessità. Il covid ha fatto esplodere le diseguaglianze e le fragilità strutturali. E il conflitto in Ucraina produrrà, e anzi giàproduce, conseguenze pesantissime sull’economia e sulla vita delle persone. Dentro questo 'contingente' complicato sta la sfida più epocale di tutte: quella di ripensare lo sviluppo del Veneto eproiettarlo nel futuro, in una ottica di sostenibilità ambientale, competitività e responsabilità sociale. Guardiamo i dati. Non tanto per i dati in sé quanto per la mancanza di effetti che hanno prodotto. Emigrazione . Ogni anno il Veneto perde circa 12 mila giovani. Molti hanno una laurea in tasca e scelgono,probabilmente sono in qualche modo costretti a scegliere, regioni o Paesi dove le possibilità di successo sono maggiori. Innovazione. Se si esclude la registrazione dei marchi e l’applicazione di design, tutti gli altri 16 indicatori diinnovazione e competitività del nostro sistema economico, pubblico e privato, sono, secondo l’indice di competitivitàdelle regioni europee (RCI 2019), inferiori a quelli di Lombardia o Emilia Romagna. Lavoro . Oltre alla perdita di capitale umano, le retribuzioni di ingresso sono tra le più basse del nord Italia. Ambiente . Tra consumo di suolo, inquinamento delle falde e dell’aria e reati ambientali legati al ciclo dei rifiuti, ilVeneto è una delle regioni più a rischio d’Italia. In pochi anni il Veneto ha inoltre perso centralità. Mi riferisco alle banche, alle multiutility e alle fiere. Chi governa laRegione ha fatto al massimo da spettatore, borbottando che le responsabilità erano di qualcun altro. È dunque un’opera di vera e propria ricostruzione quella che dovremo affrontare. Il PNRR, in questo senso, rappresentaun’occasione gigantesca e irripetibile, che sarebbe un delitto sprecare. La spina dorsale della nostra economia può restare a lungo la manifattura, soprattutto quella competitiva sui mercatiinternazionali, e, dunque, a questa devono essere destinate le energie politico-strategiche della Regione. Unamanifattura inserita in un sistema produttivo maggiormente equilibrato, integrando la vocazione all’export con leopportunità offerte dal ripensamento delle filiere produttive anche attraverso la riconversione green e digitale su cui sipuò fondare un nuovo modello di sviluppo che ci permetta di continuare a competere con i primi al mondo. Così come,anche per il comparto turistico il cui futuro è da coniugare con una nuova declinazione di sostenibilità. Fa bene quindi Francesco Jori a porre l’accento sulla necessità di un nuovo patto sociale in grado di “trasformare lacrisi in ripartenza”. Lo spazio e il tempo per cambiare ci sono ancora. Perché mai come adesso comprendiamo che il nostro futuro dipendeda quanto studio, ricerca, innovazione e talento dedicheremo alla cura della nostra terra e al futuro della nostra regione.E aggiungo una considerazione, il rilancio del Veneto passa anche attraverso un sistema di welfare capace di farsi carico dei bisogni di una società che cambia. Il Veneto ha ancora dei vantaggi per tornare ad essere competitivo, tra questi il sistema universitario e una rete dipiccole e medie imprese altamente specializzate. Ma spetta in primo luogo alla politica investire competenze edenergie, oltre che le necessarie risorse e questo non può che nascere da quella che va considerata la parola chiave:progettazione. Bisognerà presto sciogliere i nodi che sono venuti al pettine perché la nostra regione torni ad essere attrattiva, in primoluogo per gli stessi veneti. Andrea Martella

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