L'intervista del Corriere del Veneto al segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, Andrea Martella

Andrea Martella, segretario del Pd Veneto, sembra che Luca Zaia non si dia ancora per vinto. «Sì, mi pare abbastanza malinconico che non lo faccia e che si appigli a possibili decisioni che potrebbe prendere la Corte costituzionale sull’impugnazione da parte del governo. La situazione mi pare chiara. È arrivato uno stop molto netto sia a chi, come Vincenzo De Luca, voleva avere un terzo mandato in Campania, sia a Zaia che in realtà di mandati ne ha fatti già tre e ne vorrebbe un quarto. Mi pare molto improbabile che un governo che impugna la legge di una Regione per impedire un ulteriore mandato possa poi modificare la norma nazionale per prevedere, alla fine, la stessa cosa a favore di un altro. La Meloni ha posto fine alla possibile ricandidatura di Zaia, e quindi a un ciclo politico in Veneto».
Il presidente non l’ha presa bene, ma in pubblico ostenta serenità: non vuole passare per il politico che si attacca alla poltrona. «Beh, mi pare invece che alla poltrona ci si sia inchiodato. Lui è stato in sella per 15 anni e mi pare anche un tempo sufficiente per dimostrare la propria capacità di governo. Il problema, poi, è che il suo ciclo politico si conclude anche male».
In che senso? «Si chiude all’insegna delle divisioni all’interno della maggioranza. Si chiude con una serie di promesse mancate, e penso subito all’Autonomia. Ma anche ad altri problemi che riguardano la nostra regione: alla produzione industriale che sta vivendo nuove difficoltà, a certe occasioni mancate come la gigafactory di Intel che non è mai arrivata. Penso alle difficoltà della Sanità. Penso a bidoni come la Pedemontana, che il Veneto riceverà come sua eredità».
Se l’Autonomia naufraga, non è colpa di Zaia ma di chi l’ha combattuta. «Io invece penso che fallisca proprio per colpa sua e della Lega, perché non hanno voluto mai, sin dall’inizio, pensare ad un confronto serio con le forze politiche, a cominciare dalla nostra. Avevamo presentato delle proposte per un’autonomia responsabile, ponendo molte questioni che poi sono state fissate dalla Corte costituzionale. La legge è stata scritta male, non regge dal punto di vista giuridico e non ha le risorse finanziarie. È stata una bandiera da sventolare. Devolvere materie come la scuola, il commercio estero, l’ambiente, l’energia, tutte cose alle quali Zaia si è attaccato, si è dimostrato un progetto del tutto irrealizzabile».
Andiamo oltre Zaia. La Lega minaccia addirittura di andare da sola nel caso in cui non fosse accontentata sul candidato a succedergli in Regione. «Non c’è un giorno in cui i leghisti veneti non lo dicano. Ma l’altro ieri la Meloni ha ribadito che Fratelli d’Italia è un opzione per la guida del Veneto. Se decidono di correre insieme, sarà di fatto una grande finzione. Le divisioni all’interno del centrodestra sono talmente grandi e tali, da rendere la loro coalizione non credibile per governare il Veneto».
Pare che nemmeno passi l’idea di rinviare le Regionali al 2026. «Da quello che ha detto la Meloni e che si capisce in questi giorni, le elezioni saranno in autunno. Anche questo è stato un po’ un ceffone a chi pensava di trascinarle alla primavera successiva per consentire a Zaia, l’ha detto Matteo Salvini, di inaugurare le Olimpiadi. Una motivazione che sarebbe stata ridicola».
E il centrosinistra? «Stiamo costruendo la coalizione, e siamo a buon punto, anche con il contributo di liste civiche e territoriali. È chiaro che dovremo presto indicare il candidato o la candidata. Dovranno rappresentare al meglio l’alleanza, ma soprattutto farsi interpreti di un progetto tutto nuovo per il Veneto».
L'intervista a cura di Silvia Madiotto è stata pubblicata sul Corriere del Veneto l'11 gennaio 2025.
