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Al Veneto serve un nuovo ciclo politico

Le interviste del Gazzettino e del Corriere del Veneto al segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, Andrea Martella



La destra è spaccata ma il PD non sarà mai alleato con la Lega


Senatore Andrea Martella, segretario del Pd veneto, avete notizie sulla data delle elezioni regionali?

«La legge dice che saranno nell'autunno di quest'anno. Poi, con questa maggioranza, non si può mai sapere. Ma certo l'idea di spostarle alla primavera dell'anno prossimo per permettere a Zaia di inaugurare le Olimpiadi era ridicola e persino offensiva. Così come mi pare fallito il tentativo di Zaia di restare aggrappato alla poltrona per un terzo - quarto nel suo caso - mandato».


Ritiene possibile in Veneto una spaccatura nel centrodestra con una corsa solitaria della Lega?

«La spaccatura nel centrodestra è profonda e deriva tutta da questioni di potere. Vorrei però ricordare che sono pagati dai cittadini non per darsi battaglia su a chi spetti il Veneto ma per occuparsi degli interessi dei veneti e dei loro bisogni. La dimostrazione plastica delle loro spaccature è la grande promessa mancata dell'autonomia, un fallimento pieno».


Se il centrodestra si spaccasse, che spazi ci sarebbero per l'opposizione?

«Ogni giorno sui giornali i partiti di centrodestra se le danno di santa ragione. Con quale credibilità si potranno unire? Chi accetterà di perdere la faccia? Se anche dovessero compattarsi per convenienza, che affidabilità e autorevolezza potrebbero avere per guidare il Veneto in una nuova stagione di sviluppo? Pensiero strategico sul futuro non ne vedo. Per questo dico che ci sono tutti gli spazi per un'alternativa politica, che risponda alle nuove esigenze dei cittadini proponendo un modello produttivo più competitivo e una nuova attenzione alle qualità della vita».


Ipotesi: centrodestra unito con un candidato di FdI e corsa solitaria dei leghisti senza Zaia ma con un appoggio del Pd. Una sorta di laboratorio.

«Inverosimile e, per quanto ci riguarda, non percorribile. Noi siamo alternativi a questa destra e alla Lega: è diversa la nostra idea di società, la nostra collocazione internazionale, per non dire dei nostri valori di fondo».


Cosa pensa delle aperture di Carlo Calenda alla Lega di Zaia? Azione non è al vostro tavolo?

«Le ho lette, mi sembra presto per trarre conclusioni. Con Azione c'è una condivisione su molti temi. Mi auguro che il confronto continui e si definisca anche con loro un progetto».


Come procede il tavolo programmatico?

«Bene. Ci riuniremo anche oggi, stiamo costruendo una coalizione plurale, di forze politiche e civiche, che sappia rivolgersi ai veneti offrendo un progetto per il futuro».


Alla fine anche voi dovrete scegliere un nome. Primarie o no?

«Lo decideremo assieme, con pari dignità e spirito di collaborazione. Le primarie sono uno strumento prezioso: potremmo usarle, o potremmo non averne bisogno se emergerà dal tavolo di coalizione un nome capace di interpretare al meglio la nostra proposta».


Tra i papabili circola il suo nome, sia come candidato governatore che come candidato sindaco di Venezia. Si candiderà? E dove?

«Oggi sono impegnato a pieno nel mio lavoro di segretario regionale, con un solo obiettivo: vincere, sia in Veneto che a Venezia. Di risorse, in termini di energie e personalità, ne abbiamo tante. A differenza del centrodestra noi mettiamo al primo posto il bene comune, non i destini personali».


Dopo l'inchiesta Palude pensate sia più facile riconquistare Venezia?

«A Venezia, come in Veneto, è finito da tempo un ciclo politico. L'inchiesta Palude ha fatto emergere un quadro gravissimo e un pesantissimo conflitto di interesse che è necessario spazzare via al più presto. Una città che da troppo tempo non ha un governo e che ha bisogno di una svolta, affrontando finalmente le emergenze: dal turismo alla residenzialità, dalla sicurezza di Mestre al rilancio di Marghera».


Se Zaia si candidasse a sindaco sareste più in difficoltà?

«No. Ecco di nuovo la differenza: noi ragioniamo sulla figura giusta per governare una delle città più importanti del mondo. Il centrodestra vuole usare Venezia come contentino per uno Zaia che preferirebbe un ulteriore mandato da governatore. Non mi sembra una cosa rispettosa per i veneziani».


Dati delle elezioni Regionali. 2010 Luca Zaia 60,16%, Giuseppe Bortolussi 29,08%. 2015 Zaia 50,09% Alessandra Moretti 22,74%. 2020 Zaia 76,79% Arturo Lorenzoni 15,72%. Potete fare peggio?

«Il passato non è un destino, e sono stanco di chi lo pensa. La partita veneta è difficile, lo so, ma credo che in Veneto oggi ci sia spazio, dopo 30 anni di centrodestra e alla fine dei 15 anni di Zaia, per un nuovo progetto. Lo reclamano le nuove sfide, difficoltà e speranze di questa terra straordinaria».


L'intervista a cura di Alda Vanzan è stata pubblicata sul Gazzettino il 17 gennaio 2025.

 

Zaia si è inchiodato alla poltrona. E chiude malamente 15 anni al potere



Andrea Martella, segretario del Pd Veneto, sembra che Luca Zaia non si dia ancora per vinto. «Sì, mi pare abbastanza malinconico che non lo faccia e che si appigli a possibili decisioni che potrebbe prendere la Corte costituzionale sull’impugnazione da parte del governo. La situazione mi pare chiara. È arrivato uno stop molto netto sia a chi, come Vincenzo De Luca, voleva avere un terzo mandato in Campania, sia a Zaia che in realtà di mandati ne ha fatti già tre e ne vorrebbe un quarto. Mi pare molto improbabile che un governo che impugna la legge di una Regione per impedire un ulteriore mandato possa poi modificare la norma nazionale per prevedere, alla fine, la stessa cosa a favore di un altro. La Meloni ha posto fine alla possibile ricandidatura di Zaia, e quindi a un ciclo politico in Veneto».


Il presidente non l’ha presa bene, ma in pubblico ostenta serenità: non vuole passare per il politico che si attacca alla poltrona.«Beh, mi pare invece che alla poltrona ci si sia inchiodato. Lui è stato in sella per 15 anni e mi pare anche un tempo sufficiente per dimostrare la propria capacità di governo. Il problema, poi, è che il suo ciclo politico si conclude anche male».


In che senso?«Si chiude all’insegna delle divisioni all’interno della maggioranza. Si chiude con una serie di promesse mancate, e penso subito all’Autonomia. Ma anche ad altri problemi che riguardano la nostra regione: alla produzione industriale che sta vivendo nuove difficoltà, a certe occasioni mancate come la gigafactory di Intel che non è mai arrivata. Penso alle difficoltà della Sanità. Penso a bidoni come la Pedemontana, che il Veneto riceverà come sua eredità».


Se l’Autonomia naufraga, non è colpa di Zaia ma di chi l’ha combattuta.«Io invece penso che fallisca proprio per colpa sua e della Lega, perché non hanno voluto mai, sin dall’inizio, pensare ad un confronto serio con le forze politiche, a cominciare dalla nostra. Avevamo presentato delle proposte per un’autonomia responsabile, ponendo molte questioni che poi sono state fissate dalla Corte costituzionale. La legge è stata scritta male, non regge dal punto di vista giuridico e non ha le risorse finanziarie. È stata una bandiera da sventolare. Devolvere materie come la scuola, il commercio estero, l’ambiente, l’energia, tutte cose alle quali Zaia si è attaccato, si è dimostrato un progetto del tutto irrealizzabile».


Andiamo oltre Zaia. La Lega minaccia addirittura di andare da sola nel caso in cui non fosse accontentata sul candidato a succedergli in Regione.«Non c’è un giorno in cui i leghisti veneti non lo dicano. Ma l’altro ieri la Meloni ha ribadito che Fratelli d’Italia è un opzione per la guida del Veneto. Se decidono di correre insieme, sarà di fatto una grande finzione. Le divisioni all’interno del centrodestra sono talmente grandi e tali, da rendere la loro coalizione non credibile per governare il Veneto».


Pare che nemmeno passi l’idea di rinviare le Regionali al 2026.«Da quello che ha detto la Meloni e che si capisce in questi giorni, le elezioni saranno in autunno. Anche questo è stato un po’ un ceffone a chi pensava di trascinarle alla primavera successiva per consentire a Zaia, l’ha detto Matteo Salvini, di inaugurare le Olimpiadi. Una motivazione che sarebbe stata ridicola».


E il centrosinistra?«Stiamo costruendo la coalizione, e siamo a buon punto, anche con il contributo di liste civiche e territoriali. È chiaro che dovremo presto indicare il candidato o la candidata. Dovranno rappresentare al meglio l’alleanza, ma soprattutto farsi interpreti di un progetto tutto nuovo per il Veneto».


L'intervista a cura di Silvia Madiotto è stata pubblicata sul Corriere del Veneto l'11 gennaio 2025.

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