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SANITÀ: Il Veneto verso la privatizzazione

Bisato: «Il nuovo piano socio sanitario aumenta la compartecipazione alla spesa e dà il via libera ad assicurazioni e welfare aziendale»

«La salute dei veneti sarà sempre più affidata a cliniche private e finanziata dalle assicurazioni e dai contributi dei cittadini in base alle prestazioni ricevute. Inutile dire che questa impostazione non ci piace per nulla». Il segretario regionale del Partito Democratico, Alessandro Bisato, sintetizza così le evidenze emerse nel seminario di approfondimento sulla sanità organizzato ieri a Limena dal gruppo consiliare del Pd. Se il tema da affrontare con urgenza è l’invecchiamento della popolazione – oltre 163 over 65 ogni cento giovani sotto i 14 anni – e l’aumento delle malattie croniche, la risposta della giunta regionale con il nuovo piano socio sanitario è il depotenziamento del servizio pubblico, sia sul fronte dell’erogazione del servizio sia sul suo finanziamento. Nel primo caso facendo ricorso alle strutture accreditate, cioè ai privati e rivedendo il ruolo dei medici di medicina generale che potranno lavorare con accreditamento, in convenzione o come dipendenti. Nel secondo, dando via libera alle assicurazioni private e aumentando i livelli di compartecipazione, cioè i pagamenti dei pazienti in base alle cure richieste. «Mi sembra che il nuovo piano regionale sanitario certifichi il sostanziale fallimento di quello precedente», commenta il capogruppo in consiglio regionale, Stefano Fracasso. «Chi l’aveva promosso ne porta la responsabilità politica. Il nuovo modello, richiama per certi aspetti quello lombardo, che ci lascia perplessi: non andrà a migliorare la qualità. Il modello veneto che funzionava aveva sempre coinvolto i sindaci». Sul fronte della sostenibilità e dell’accesso ai servizi, il piano dà rilievo normativo alla compartecipazione della spesa. «La compartecipazione alla spesa nasce molto tempo fa come strumento per scoraggiare il consumismo sanitario», ricorda il consigliere regionale Claudio Sinigaglia, «ma nel frattempo nessuno si è accorto che ticket e superticket stanno scoraggiando intere fasce della popolazione a non curarsi». Vengono poi introdotti strumenti come i fondi integrativi, le polizze assicurative o il welfare aziendale per sopperire alla prevista riduzione dei finanziamenti pubblici per la sanità nei prossimi anni. Su questo tema, afferma Bisato, «sembra che manchi del tutto la volontà di governo da parte della Regione. Dare un generico ruolo di sorveglianza all’Azienda Zero vuol dire lasciare le mani libere alle compagnie assicurative e ai privati, accreditati e non. Con buona pace per l’universalismo e l’equità di accesso al Servizio Sanitario Regionale». A preoccupare gli esponenti del Pd, che ieri si sono confrontati con un’ampia platea di portatori di interesse, dai medici alle associazioni, c’è infine il tema della carenza di medici, sia ospedalieri sia di medicina generale. «Ormai sta diventando strutturale», ricorda Claudio Beltramello, responsabile sanità del Pd veneto. «Ma il piano, lungi dall’affrontare il problema, suggerisce soluzioni implicite: il ricorso alla medicina privata. A pagare saranno i cittadini che se lo potranno permettere, direttamente o attraverso le assicurazioni. Le migliaia di veneti che già oggi non accedono alle cure a causa di barriere economiche sono destinati ad aumentare se non interverranno importanti aggiustamenti del piano».

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