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  • Terzo mandato: «Passato il limite della decenza»

    Il segretario regionale del PD, Martella: «Il Veneto non è una signoria» palazzo Balbi a Venezia, sede della giunta regionale del Veneto «Ciò che sta accadendo in queste ore è gravissimo. A pochi mesi dalle elezioni regionali del Veneto, il centrodestra torna a riaprire per l’ennesima volta la discussione sul terzo mandato di Zaia. Una discussione che non solo è assurda, ma rappresenta uno sfregio alle regole della democrazia e alla dignità delle istituzioni». Lo dichiara il senatore Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico del Veneto. «La sentenza della Corte Costituzionale ha già sancito la piena legittimità del limite dei due mandati. La partita è chiusa. E lo stesso Consiglio di Stato ha chiarito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la legge nazionale prevale su quella regionale: le legislature durano cinque anni, punto. In assenza di emergenze reali – come fu nel 2020 per la pandemia – non ci sono motivi validi per rinviare il voto. Le elezioni devono tenersi in autunno, come prevede la legge. Continuare a mettere tutto in discussione significa insultare la democrazia e piegare l’ordinamento ai capricci di un solo uomo e di una coalizione in affanno», prosegue Martella. «Zaia ha già governato per 15 anni. I suoi tre mandati – uno più di quanto consentito – sono terminati. In qualsiasi paese serio, il principio della rotazione, del limite e del rispetto delle regole vale per tutti, anche per il presidente uscente. Non siamo in una signoria. Non si riscrivono le regole ogni volta che il centrodestra va in crisi». «Quel che è peggio – conclude il segretario veneto del PD – è che tutto questo caos nasce dalle guerre interne al centrodestra. I partiti della destra, incapaci di decidere chi candidare in Veneto, vorrebbero adesso allungare la legislatura per guadagnare tempo, in attesa che Roma decida per loro, o addirittura cambiando le regole in corsa. È un sequestro della democrazia, non ammissibile. Le elezioni devono tenersi nei tempi previsti dalla legge, non quando fa comodo a Meloni, Salvini o Tajani».

  • Referendum, 5 sì per cambiare in meglio

    L'appello al voto del segretario regionale del PD, Andrea Martella «Invito tutte le cittadine e tutti i cittadini del Veneto a partecipare al voto dell’8 e 9 giugno, esprimendo un Sì convinto a tutti e cinque i quesiti referendari. Si tratta di una scelta importante, che riguarda da vicino il futuro del lavoro, dei nostri diritti, della nostra convivenza civile». Così Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, rilancia l’appello alla partecipazione attiva al prossimo appuntamento referendario. «È un’occasione per cambiare in meglio: per proteggere il lavoro e aumentare la sicurezza di chi lavora, contrastare la precarietà, rafforzare le tutele nei confronti di chi troppo spesso oggi è lasciato solo. Ma anche per compiere un passo avanti sul piano dell’inclusione, attraverso una riforma di civiltà sulla cittadinanza». «Nel nostro territorio – aggiunge Martella – vivono bambine e bambini nati in Italia da famiglie straniere, persone che lavorano, studiano, pagano le tasse. Dimezzare da dieci a cinque anni il requisito di residenza per chiedere la cittadinanza non significa regalare nulla: significa riconoscere chi già fa parte della nostra comunità e favorire una società più giusta e coesa». Martella critica anche il silenzio mediatico sul tema: «È grave che si sia parlato così poco di un voto che tocca la vita concreta delle persone. Il servizio pubblico e l’informazione hanno il dovere di rendere visibili questi temi. La partecipazione è un diritto, ma è anche una responsabilità: andiamo a votare, perché i diritti si difendono anche così».

  • Strade venete. Martella: «Risorse tagliate, autonomia al contrario»

    «Mentre il governo Meloni getta miliardi per progetti faraonici come il ponte sullo Stretto di Messina, ai territori vengono tolte risorse fondamentali per la sicurezza e la manutenzione. Il taglio di 175 milioni di euro l’anno destinati alla rete stradale provinciale è un colpo durissimo anche per il Veneto, dove le Province e la Città Metropolitana di Venezia si trovano da un giorno all’altro con meno di un terzo dei fondi previsti: da 19 milioni a poco più di 5. Una follia». Lo dichiara Andrea Martella , senatore e segretario regionale del Partito Democratico Veneto. «Parliamo – prosegue il segretario del PD Veneto – di 7.200 chilometri di strade gestite in Veneto da enti locali già in difficoltà, che ora devono fare i conti con un taglio improvviso e retroattivo, in corso d’anno e a bilanci approvati. Una decisione irresponsabile, presa senza alcuna concertazione, che mette a rischio i cantieri già programmati, l’equilibrio dei bilanci e, soprattutto, la sicurezza dei cittadini. Meno manutenzione vuol dire più disagi, più pericoli, più incidenti. Ma che rappresenta un ovvio danno e un ostacolo anche al sistema delle imprese, e quindi all'economia, della nostra regione». «Questa è l’autonomia al contrario – conclude Martella –: il governo centrale impone dall’alto tagli drammatici senza coinvolgere i territori e ignora le necessità di amministratori e comunità locali. E invece di difendere i veneti, il centrodestra regionale tace o, peggio, copre queste scelte scellerate. Ancora una volta, le chiacchiere sull’autonomia servono a nascondere un’azione che smantella i servizi, le infrastrutture, la capacità di programmazione degli enti locali».

  • Il 'dopo Zaia' è già iniziato

    Il Veneto oltre il solipsismo narcisistico di Ivo Rossi Con il parere del Consiglio di Stato e la sentenza della Corte Costituzionale riguardanti il limite dei mandati dei presidenti delle regioni, si è chiusa definitivamente la parabola di Zaia alla guida della Regione Veneto. Una stagione lunghissima, durata ben oltre i dieci anni stabiliti dalla legge per i presidenti delle regioni, con gli ultimi due malinconicamente caratterizzati dal tentativo di prolungare ad personam il numero dei mandati. Quindici lunghi anni, con in mezzo l’emergenza pandemica, che hanno accelerato una metamorfosi già in atto dell’istituto regionale, andato progressivamente trasformandosi in un regime monocratico dotato di un immenso potere esecutivo. A farne le spese è stata l’assemblea legislativa, quel Consiglio regionale, luogo della democrazia e del confronto politico, ridotto ormai ad appendice coreografica di un presidente padrone assoluto. E’ scomparso dai radar regionali anche il confronto dialettico con i territori e le stesse città, istituzioni e comunità ridotti a ruolo di vassalli, quando non di questuanti, di un potere sempre più centralizzato. Stessa sorte subita dal modello di “partecipazione” che aveva da sempre caratterizzato la gestione regionale della sanità ed in particolare del ‘sociale’. Bisogna riconoscere che Zaia è stato bravissimo a dare l’idea di essere l’interprete unico di tutte le parti in commedia, con un presenzialismo che ha mostrato un ineguagliabile dono dell’ubiquità, fatto di inaugurazioni permanenti, presenza alle sagre, pervasivo uso dei social anche per fatti minori del più lontano angolo del territorio, quasi la regione fosse una grande proloco anziché la massima espressione, dotata di potere legislativo, della democrazia di un territorio. Si può affermare che sia avvenuto un vertiginoso salto di scala nell’esercizio del ruolo, centrato sul rapporto personale che ha trasformato il presidente nell’uomo della porta accanto, colui che quotidianamente, attraverso i teleschermi, partecipa alla conversazione nelle ore del pranzo e della cena. Come ricordava Aldo Grasso su il Corriere della Sera: "l'eccesso di «sfera personale» è ciò che mina nelle sue fondamenta lo stato di diritto, la cui natura «impersonale» è nata per contrastare l’esercizio arbitrario del potere esecutivo. A volte, basta l’indulgenza verso un narcisismo esasperato per smarrire quel senso civico fondato sulla coscienza che solo il diritto può dare alla società con le sue norme generali, astratte e non legate a una persona". Il progressivo svuotamento delle funzioni legislative è stato accompagnato da un processo di amministrativizzazione della regione, trasformata in una sorta di azienda-zero delle funzioni e delle politiche regionali. La stessa proposta dell’autonomia, centrale nel racconto quotidiano, è stata un monologo a reti unificate con al centro, in completa solitudine, il presidente permanentemente intento a combattere contro i nemici di “Roma”. Ancora una volta è toccato alla Corte Costituzionale, così come per il mandato presidenziale a vita, a riportare la discussione sull’autonomia all’interno di un modello centrato sull’equilibrio dei poteri, smontando una narrazione trasformata da Zaia, per ben tre lustri, in una sorta di mistero della fede con al centro il suo profeta. Chiunque sarà eletto alla Presidenza della regione, e gli stessi consiglieri che andranno a far parte dell’assemblea legislativa, proprio per l’irripetibilità della stagione zaiana, sia in termini di durata, sia per le condizioni in cui si è trovato ad operare, saranno chiamati a una nuova interpretazione dei compiti che li aspettano, ritrovando quella dimensione partecipativa, il papa direbbe sinodale, che è andata scomparendo. Anche nei confronti degli enti locali, intesi come portatori della soggettività delle diversità territoriali, si è assistito ad uno svuotamento di istituti, quali il Consiglio delle autonomie locali, ridotto a luogo dell’insignificanza formalistica. Lo stesso rapporto con le categorie dei mondi dell’impresa e del lavoro, così come quello delle altre articolazioni sociali, si è ridotto a puri momenti celebrativi, svuotati dal benché minimo confronto. E l’assenza di contributi si avverte nella povertà della lettura, incapace di cogliere le innovazioni che stanno cambiando il mondo. Ricostruire una regione che si alimenta del contributo dei tanti corpi sociali è una condizione necessaria per riconnettere il tessuto di una comunità viva, che ha visto affievolirsi i suoi legami interni. Questione che riguarda anche i partiti che negli ultimi anni hanno visto diminuire la loro presa sociale, come testimonia la diminuzione degli iscritti, passati in Italia da oltre 4 milioni a meno di 700 mila, nonostante la popolazione nello stesso arco di tempo sia aumentata di 10 milioni. E’ necessario, dunque, a partire dalle candidature (tutte, non solo quelle dei candidati presidenti), andare oltre il mondo di ieri, offrire ai cittadini nuovi orizzonti di riferimento, cominciare a parlarci di futuro e non solo di gestione del potere. Il piccolo è bello, con la sua dimensione narcisistica, è sempre più inservibile, perché quel mondo, che aveva posto a fondamento delle relazioni il diritto, comprese quelle commerciali, e che attraverso il diritto e le sue regole governava le controversie a livello internazionale, non esiste più. Il ritorno di logiche imperiali da parte della Russia di Putin, che hanno drammaticamente riportato la guerra in Europa, così come il più recente avvento di Trump hanno mandato violentemente in frantumi con le regole del commercio internazionale anche gli stessi rapporti fra i Paesi, sono le spie più evidenti di un cambio delle agende politiche a cui le regioni, e il Veneto in particolare, non possono pensare di sottrarsi. E nonostante Zaia continui la sua battaglia per la presidenza a vita, il dopo Zaia è già iniziato.

  • Imprese, quadro preoccupante. Rimettere al centro le difficoltà delle aziende

    Lo stato di salute dell'economia veneta, dopo la diffusione dell'ultimo bollettino dell'ufficio statistico regionale , mostra un quadro preoccupante. Lo rileva la capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Vanessa   Camani . «Le difficoltà del sistema produttivo e le preoccupazioni delle imprese, costantemente inascoltate dalla Giunta regionale, impegnata solo a celebrare se stessa, devono urgentemente essere rimesse al centro dell’attenzione", mette in chiaro Camani. Citando i dati, la capogruppo Pd parla di previsioni del Pil in costante contrazione, mentre «l'andamento dell'inflazione non è rassicurante: nei primi mesi del 2025 torna ad aumentare e, anche in questo caso, con un dato Veneto più alto della media nazionale». Quest'anno poi, rimarca, «si apre con una riduzione del numero delle imprese (-0,8%), in particolare nell'industria del comparto agricolo. In calo anche l'export che registra un -1,8%, pari a una contrazione di 1,5 miliardi. Sostanzialmente, in Veneto gli impatti delle tensioni geopolitiche sembrano avere un impatto negativo superiore rispetto ad altre aree». Infine, conclude la capogruppo, «dopo anni di immobilismo e di politiche industriali inesistenti sembra persino dispersa quella capacità di resilienza che il sistema produttivo veneto aveva dimostrato nei passaggi più critici del recente passato. Le tensioni internazionali e il clima di incertezza pesano moltissimo su un tessuto produttivo fatto di piccolissime imprese e lasciato colpevolmente solo nell'affrontare le turbolenze in atto».

  • Autonomia. Martella: «Governo impantanato: zero risultati, solo propaganda»

    «Una legge delega in bianco, scritta per tenere insieme un centrodestra ormai sfibrato, ma priva di qualsiasi concretezza e totalmente scollegata dai rilievi della Corte Costituzionale. Nessuna risorsa, nessuna garanzia, nessuna risposta alle vere esigenze dei territori. È l’ennesima presa in giro: tre anni di governo Meloni, e il bilancio sull’autonomia è desolante. Zero risultati, solo confusione legislativa e promesse tradite». Lo dichiara il senatore Andrea Martella , segretario regionale del Partito Democratico del Veneto. «Mentre la destra si divide ferocemente su poltrone e candidature per le elezioni regionali – e la Lega vota contro il governo che impugna la legge di Trento sul terzo mandato – il Consiglio dei Ministri approva una delega senza contenuti reali, che tocca tutte le materie più sensibili: sanità, scuola, ambiente, lavoro, trasporti. Una provocazione, senza alcuna copertura finanziaria e con il solito linguaggio vago per nascondere l’assenza di investimenti. Il governo dice che non ci saranno costi per lo Stato: ma come si pensa di attuare l’autonomia senza risorse?». «La verità è che la cosiddetta ‘madre di tutte le riforme’ si è trasformata nella madre di tutte le promesse mancate. E anche il centrodestra veneto non ha più alibi: sono passati quasi otto anni dal referendum sull’autonomia, e dopo tre mandati consecutivi di Zaia il Veneto non ha ottenuto una sola competenza in più su nessuno dei 23 ambiti richiesti. L’autonomia che ci raccontano esiste solo nei titoli di giornale e nei comizi. Ma nella realtà, ancora una volta, non c’è nulla».

  • Referendum. Presidio del PD Veneto alla sede Rai

    Il segretario regionale Martella: «Servizio pubblico garantisca informazione» Si è svolta questa mattina a Venezia, davanti alla sede regionale della RAI di Palazzo Labia, la mobilitazione promossa dal Partito Democratico per protestare contro il blackout informativo che sta accompagnando la campagna referendaria in vista dell’8 e 9 giugno. Al presidio hanno partecipato una delegazione del PD Veneto, consiglieri di municipalità, cittadini e rappresentanti istituzionali. Presenti il senatore Andrea Martella , segretario regionale del PD Veneto, Monica Sambo , segretaria comunale Democratica di Venezia, Nadia Romeo , parlamentare Dem, e il consigliere regionale del PD Jonatan Montanariello . «La RAI è un servizio pubblico e ha il dovere di garantire informazione pluralista e imparziale, soprattutto in vista di un appuntamento referendario su temi che riguardano diritti fondamentali di tutti», ha dichiarato Martella. «Non possiamo accettare che il governo metta il bavaglio alla corretta informazione. I cittadini hanno il diritto di essere informati, e anche oggi rivolgiamo un appello a tutte e tutti per andare a votare». A Venezia, città simbolo dei cambiamenti nel mondo del lavoro e delle sfide per il futuro dei diritti sociali, il silenzio istituzionale sul tema è stato giudicato particolarmente grave. «Il governo sta operando apertamente per far fallire il quorum, ma noi non staremo a guardare – ha sottolineato Monica Sambo –. Venezia è una città in cui le questioni legate al lavoro, alla precarietà e alla giustizia sociale sono molto sentite. I cittadini meritano rispetto, e il servizio pubblico deve fare la sua parte». Il presidio si è inserito nella mobilitazione nazionale ‘Spegniamo TeleMeloni, accendiamo la democrazia’, promossa dal Partito Democratico in tutte le regioni per denunciare i dati forniti dall’Agcom, che certificano come la RAI abbia finora dedicato solo lo 0,62% degli spazi informativi ai referendum. Una soglia inaccettabile per una democrazia che voglia davvero dirsi tale.

  • Referendum, mobilitazione PD davanti alla sede Rai di Venezia

    Lunedì 19 maggio alle 11.30 in campo San Geremia ‘Spegniamo TeleMeloni, accendiamo la democrazia’. È questo il titolo della mobilitazione indetta dal Partito Democratico per lunedì prossimo 19 maggio alle 11.30 davanti alle sedi regionali della Rai per protestare contro il black out informativo in corso sui referendum che si svolgeranno l’8 e 9 giugno prossimi. Il presidio si terrà, anche in Veneto, alle 11.30 davanti a Palazzo Labia, sede della Rai Veneto, in Campo San Geremia a Venezia. Tutti i cittadini hanno il diritto di essere informati correttamente e il servizio pubblico radiotelevisivo ha il dovere di informare correttamente. I dati Agcom certificano invece che la Rai ha dedicato finora lo 0,62 per cento degli spazi alle consultazioni: TeleMeloni sta spegnendo il servizio pubblico. Per questo motivo il Partito democratico invita tutte e tutti i cittadini a partecipare alla mobilitazione di lunedì, insieme a militanti, segretari regionali e provinciali e ai parlamentari.

  • Zone rosse strumento propaganda che criminalizza quartieri

    "Poter vivere le città in piena sicurezza è un diritto indiscutibile. E rispetto al quale, a Padova , si sono messe in campo innumerevoli iniziative anche grazie alla collaborazione dei residenti e delle associazioni. Ma pensare di risolvere problemi così complessi, legati non solo al degrado urbano e alla microcriminalità ma anche all'esclusione sociale e alla povertà, con strumenti come le zone rosse, che comprimono la libertà e criminalizzano interi quartieri e chi li abita, è inutile e pericoloso". Il giudizio è della capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani . "Inutile perché risponde solo a finalità di propaganda e a logiche punitive. Pericoloso perché invece che contrastare il degrado attiva una lotta contro le persone, lasciando intatte le cause profonde dei problemi. La sicurezza può essere garantita, soprattutto in maniera strutturale e duratura, senza bisogno di ricorrere a scorciatoie che penalizzano interi quartieri e comunità locali. Se davvero il governo vuole fare qualcosa di utile - conclude Camani - per sostenere le amministrazioni locali che devono misurarsi con questi problemi complessi, aumenti la dotazione organica delle forze dell'ordine, i presidi del territorio, i sostegni alle fasce di esclusione sociale, e abbandoni quelle logiche di ghettizzazione e marginalizzazione rappresentate dalle zone rosse".

  • Agricoltura e sostenibilità nel futuro del Veneto

    Il 16 maggio a Soave il convegno promosso dal Partito democratico regionale È in programma domani, venerdì 16 maggio, a Soave (Verona) il convegno ‘Agricoltura e sostenibilità nel futuro del Veneto’. L’evento, promosso dal Partito Democratico Veneto, rappresenta un’occasione di confronto tra istituzioni, mondo produttivo e società civile sulle sfide e le opportunità che attendono il settore agricolo regionale con due i tavoli di discussione. Il primo dibattito, moderato da Alessio Albertini , responsabile agricoltura PD Veneto e sindaco di Belfiore, insieme a Monica Lotto , vicesegretaria PD Veneto, si concentrerà su temi di grande attualità come il fotovoltaico, l’agrivoltaico e la legge regionale sulle aree agricole di pregio, interrogandosi sulla possibilità di trovare un equilibrio tra produzione energetica, tutela del territorio, reddito delle aziende e controllo degli enti locali. Interverranno esperti, rappresentanti delle principali organizzazioni di categoria, oltre ad amministratori locali e consiglieri regionali: Daniele Giacomazzi , avvocato amministrativista; Jonatan Montanariello , consigliere regionale PD; Luca Trentini , vicepresidente della provincia di Verona e sindaco di Nogarole Rocca; Gianmichele Passarini , CIA Verona; Roberto Savini , consigliere di amministrazione Caviro s.c.a.; Lodovico Giustiniani , presidente Confagricoltura Veneto. Un secondo momento sarà dedicato al mondo del vino, tra dazi, nuove normative e un mercato in rapida trasformazione, con un bilancio a poche settimane dalla conclusione di Vinitaly. A confrontarsi su questi temi saranno Paolo De Castro , professore ordinario di Economia e Politica Agraria all’Università di Bologna ed ex Ministro delle Politiche Agricole e Forestali; Carlo Salvan , presidente Coldiretti Veneto; Nadia Romeo , deputata PD e componente della Commissione Agricoltura; Fausto Bertaiola , presidente Confcooperative Verona. La discussione sarà arricchita da un contributo video di Stefano Bonaccini , eurodeputato PD. Le conclusioni saranno affidate ad Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico Veneto, che tirerà le fila del dibattito e rilancerà le proposte del partito per un’agricoltura veneta innovativa, sostenibile e competitiva. L’iniziativa si inserisce nel quadro delle attività di approfondimento e dialogo che il PD Veneto promuove sul territorio per favorire una transizione ecologica che sappia coniugare sviluppo economico, salvaguardia ambientale e inclusione sociale, con particolare attenzione alle specificità e alle eccellenze del comparto agroalimentare regionale. Il convegno si terrà alle ore 18.00, nella sala convegni della Cantina di Soave CADIS 1898, Borgo Rocca Sveva in via Covergnino, 7 a Soave (VR). La locandina dell'evento

  • Dopo la sentenza del Consiglio di Stato fissare la data del Voto

    "Il parere del Consiglio di Stato ristabilisce con chiarezza ciò che abbiamo sempre sostenuto: la legge nazionale, come è ovvio, prevale su quella regionale. E se la legge nazionale stabilisce che la durata degli organi elettivi delle Regioni è di cinque anni, allora cinque anni devono essere. Non cinque anni e sette mesi, né otto, né nove. Cinque. Punto". Lo dichiara Andrea Martella , senatore e segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, commentando il parere della sezione del Consiglio di Stato sulla nota della Regione Veneto sul "conflitto" tra legge regionale e nazionale. "Si chiude finalmente - prosegue Martella - un tentativo surreale del centrodestra veneto di creare confusione, aprendo un fronte artificiale e strumentale sulla data delle elezioni regionali. Per mesi la Regione ha agitato il presunto vincolo della legge elettorale veneta, che indicherebbe la primavera come periodo del voto. Ma lo ha fatto sapendo benissimo che si trattava di una forzatura, buona solo a tentare di guadagnare tempo, tenere in piedi una legislatura ormai alla fine, cercare di regalare a Zaia altri mesi da presidente. La scadenza naturale è fissata dalla legge: e cade nell'autunno 2025". "Ora - conclude il segretario Dem - si ponga fine a questa farsa. Siamo nel 2025, non nel 2020: allora c'era una pandemia, oggi solo le ambizioni personali e le diatribe infinite del centrodestra. Si fissi finalmente la data del voto, come prevede la legge, e si restituisca ai veneti il diritto di scegliere il proprio futuro".

  • PRIMO MAGGIO. Martella: «Lavoro al centro. Basta precarietà, morti e salari da fame»

    «Il Primo Maggio è il momento in cui il Paese dovrebbe guardarsi allo specchio e interrogarsi sullo stato del lavoro. Precarietà, salari insufficienti, disuguaglianze, infortuni, fuga dei giovani: troppe ferite restano aperte, anche in Veneto. Per il Partito Democratico il lavoro è la vera priorità, ed è al centro anche del nostro programma per le elezioni regionali». Lo dichiara Andrea Martella , senatore e segretario del PD Veneto. «L’Italia – prosegue – è l’unico grande Paese europeo dove i salari reali sono più bassi di quelli del 2008. Troppi giovani sono costretti a emigrare, troppi lavorano in condizioni instabili e insicure, troppo marcato è il gender gap che penalizza le donne sia sotto l’aspetto retributivo che di crescita professionale. E ogni giorno qualcuno muore sul lavoro: è una tragedia quotidiana che va fermata con serietà e coraggio, non con piccoli ritocchi o spot ma con più risorse, più controlli, più formazione, più premialità per chi rispetta le regole.  Come ha detto il presidente Mattarella, su questo tema non è tollerabile né indifferenza né rassegnazione». Per Martella, «per rilanciare il lavoro serve una strategia nazionale fondata sul dialogo con le parti sociali, sulla qualità e sicurezza del lavoro, su politiche industriali che generino occupazione buona e duratura, su formazione permanente. Invece il governo sceglie di escludere i sindacati e di ignorare le piattaforme presentate da tempo. Così non si cambia nulla». «In Veneto – conclude il segretario del PD regionale – abbiamo deciso che questo sarà un tema centrale. Per noi il lavoro significa dignità e futuro. E non può esserci sviluppo senza salari giusti, senza sicurezza, senza un piano per offrire opportunità ai giovani e attirare i talenti. Soprattutto in questa fase di estrema incertezza internazionale, il Primo Maggio ci ricorda da dove partire: dal lavoro, dalle persone e dalla loro dignità».

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