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Venezia-Mestre, Bellomo: "Il centrosinistra contrasti il referendum"

Appello contro la separazione: «La divisione indebolisce tutti. Rafforziamo la Città Metropolitana»

Il centrosinistra lavori per mantenere l’unità dell’area metropolitana di Venezia e si impegni per dare alla Città Metropolitana le deleghe e le risorse necessarie per un suo pieno funzionamento. Matteo Bellomo, membro della segreteria regionale del Partito Democratico, fa un appello alle forze politiche di centrosinistra perché si schierino apertamente contro la separazione di Venezia e Mestre. Il referendum dovrebbe tenersi il 30 settembre, in attesa che il Tar si pronunci, dopo che l’attuale governo ha ritirato il ricorso davanti alla Corte Costituzionale presentato dall’esecutivo Gentiloni. «Storicamente il centrosinistra a Venezia si è sempre battuto per l’unità del centro storico e di Mestre», ricorda Bellomo. «Lo ha sempre fatto nella consapevolezza che Venezia ha bisogno di Mestre e viceversa, non certo per calcoli o tatticismi politici. Venezia di fatto gode di uno status speciale come dimostrato da una legge e risorse ad hoc. Ma è impensabile che il centro storico possa mantenere la sua funzione senza i servizi offerti dall’entroterra. Allo stesso tempo, risulta difficile immaginare che le risorse e l’attenzione destinate alla città storica verranno, a separazione consumata, destinati anche solo in parte a Mestre». Temi complessi a cui l’attuale governo nazionale e prima ancora quello regionale, sembrano non voler dare il giusto peso. «Il ritiro del ricorso da parte dell’esecutivo Lega-5S e l’atteggiamento della Regione che continua a girarsi dall’altra parte invece di garantire le deleghe alla Città Metropolitana alimentano un campanilismo antistorico che produrrà solo danni», afferma Bellomo. «Nel caso la maggioranza dei cittadini votasse a favore della separazione, si aprirebbe tutta la partita dei servizi di rete, oggi gestiti in comune attraverso le società partecipate, enti come l’Università potrebbero dover fare i conti con indirizzi di sviluppo differenti. Lo stesso vale per i principali asset del territorio, il porto e l’aeroporto, due poli logistici a servizio del ruolo mercantile e turistico dell’intera area». Venezia è una delle poche aree metropolitane italiane in grado di competere autonomamente a livello globale. «Lo può fare per il suo brand e per le sue unicità artistiche e architettoniche, individuate nel centro storico, ma anche perché l’intero entroterra è organizzato per soddisfare l’enorme domanda di servizi che una città internazionale porta con sé. La divisione e la parcellizzazione amministrativa renderà meno efficiente, meno produttivo e più povero questo sistema. Mentre sarebbe necessario per le medesime ragioni rafforzare la Città Metropolitana, per esempio ridando a questo livello amministrativo le competenze in campo urbanistico che la Regione ha avocato a sé due anni fa. Lo sviluppo di Mestre non può prescindere da cosa fa Venezia e probabilmente bisognerebbe andare verso l’unificazione dei servizi anche nei comuni di cintura». Il Pd e il centrosinistra devono e possono trovare centralità politica in tutto il territorio metropolitano, conclude Bellomo, «se abbandonano i calcoli e si impegnano in una campagna informativa reale e in un’azione di concreto contrasto ad un referendum che porterà solo un indebolimento di tutta l’area rilanciando, con forza, la richiesta alla regione di mettere i comuni nelle condizioni di far funzionare la Città Metropolitana».

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