Inquinamento: regione maglia nera per le polveri sottili
“Il Veneto si conferma maglia nera per quanto riguarda le polveri sottili con cinque capoluoghi tra i primi dieci in Italia per numero di sforamenti. Solo Torino con 98 fa peggio di Venezia che si ferma a 88. Poi ci sono Padova (84), Rovigo (83 e Treviso (80), con Vicenza (77) a chiudere la classifica delle prime 10; Verona è tredicesima con 73, ma il limite previsto dalla legge è 35 giorni l’anno! Neanche il lockdown è servito a migliorare l’aria che respiriamo”. Così i consiglieri regionali del Partito Democratico Andrea Zanoni e Francesca Zottis commentano anche a nome dei colleghi Giacomo Possamai, Anna Maria Bigon, Vanessa Camani e Jonatan Montanariello, i dati dell’annuale report di Legambiente che evidenziano ancora una volta la difficile situazione della regione.
“Come se non bastasse, gli stessi sei capoluoghi sono tra le prime 10 città che hanno registrato una media annuale superiore ai 20 microgrammi/metrocubo (µg/mc) di polveri sottili rispetto a quanto indicato dall’Oms. Sappiamo che la Pianura Padana è l’area più inquinata d’Europa; ogni anno secondo i dati dell’Eea (Agenzia europea per l’ambiente) si stimano a livello nazionale oltre 50mila morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico, in particolare polveri sottili e ossido d’azoto e la maggior parte si concentrano nel Nord Italia. Numeri che dovrebbero essere sufficienti per un vero cambio di rotta, con azioni forti e coraggiose. Azioni – denunciano Zanoni e Zottis – che come Partito Democratico chiediamo da anni durante le sessioni di bilancio: più incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici o ibridi, sia per la mobilità privata che per quella pubblica, per favorire sistemi di riscaldamento a energia elettrica proveniente da fotovoltaico o ancora per l’installazione di filtri di nuova generazione per gli impianti a biomassa domestici. Finora però dalla Regione sono arrivate poco più che briciole. Nel frattempo è arrivata anche la sentenza della Corte di Giustizia Ue che condanna l’Italia per la sistematica violazione tra il 2008 e il 2017 della Direttiva sulla qualità dell’aria per quanto riguarda i valori limite di Pm10. Aggiungendo così al danno per la salute, la beffa, visto che è la seconda condanna dopo quella del 2012, di dover pagare sanzioni miliardarie”.