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Il congresso del PD, un esempio di confronto civile e partecipato

La relazione del segretario veneto Andrea Martella alla riunione della Direzione regionale ha toccato diversi punti di politica interna ed estera e ha lanciato una serie di campagne tematiche in cui il PD si impegna nei prossimi mesi: sanità, siccità e sicurezza sui luoghi di lavoro



Per prima cosa grazie a tutti per aver dato vita, anche qui in Veneto come in tutta Italia, ad un percorso congressuale che è stato un esempio di come si possa animare un confronto civile e una modalità di partecipazione attiva che davvero nessun altro partito o movimento può vantare.

È un modo di essere e di fare, il nostro, che ora dovremo continuare a far vivere giorno per giorno.


Senza mai pensare di chiuderci in una qualsiasi minima forma di autoreferenzialità o di chiusura. Restando, piuttosto, costantemente in ascolto delle domande e delle esigenze che salgono dalle forze vive della nostra società come anche da chi è stretto più degli altri dalla morsa della crisi.

In una sorta di continua e dinamica fase costituente che dia costantemente il segno della nostra capacità di apertura e della nostra volontà di allargare interlocuzioni e consensi.

Possiamo riuscire. Perché le primarie del 26 febbraio e anche tutta la precedente fase congressuale hanno mostrato una grande vitalità e un grande desiderio di riscatto del PD e di tutta la sua comunità.

Un milione di persone in fila davanti ad un gazebo o alla sede di un circolo, sessantaduemila nella nostra regione sono il segno di una voglia di partecipazione che mentre la malattia dell’astensionismo è così forte, non era affatto scontata.


Possiamo riuscire. Perché la vittoria di Elly Schlein è stata accolta, fin dalla sera stessa e poi nei successivi passaggi, primo fra tutti l’Assemblea nazionale di due domeniche dopo, con un afflato unitario che da tempo non sentivamo così forte e che ora può davvero farci credere nella possibilità di far partire una fase nuova, una stagione nuova.

Merito innanzitutto delle parole e dei comportamenti della neo eletta Segretaria e del suo ormai ex sfidante, Stefano Bonaccini, che ha con grande senso di responsabilità, ha accettato di diventarne presidente.

Ora, certo, questa unità interna andrà curata con attenzione, andrà coltivata giorno dopo giorno come fosse una pianta preziosa.


Guai a cadere, oltre che nel rischio dell’autoreferenzialità, in quello di vecchie logiche che sappiamo bene quanto possano essere dannose. Noi qui in n Veneto continueremo a farlo con la stesso spirito che abbiamo avuto dal giorno dopo della mia elezione.

Il primo augurio che possiamo fare alla nostra segretaria, un augurio che al tempo stesso deve essere una comune assunzione di impegno a tutti i livelli, è proprio questo: non perdere nulla – e anzi far fruttare al meglio questo suo tratto distintivo – della sua carica di novità.

Per la prima volta, nella nostra storia, una donna. Una donna giovane, risultata credibile nelle sue proposte su questioni fondamentali come lavoro e precarietà, ambiente e lotta ai cambiamenti climatici, diritti civili e sociali, contrasto alle diseguaglianze sociali, territoriali e generazionale, difesa della scuola e della sanità pubblica, visione della complessità dei problemi globali a cominciare dalla questione epocale delle grandi migrazioni.

Questa freschezza, questa capacità di arrivare al cuore dei problemi in modo chiaro, sta già avendo effetti positivi. In pochi giorni gli iscritti sono aumentati: diecimila in più, diverse centinaia dei quali in Veneto.


I sondaggi ci danno in recupero: due punti sopra il Movimento 5 Stelle, fino ad un mese fa accreditato addirittura dell’obiettivo di “svuotare” il PD e ora bloccato nella sua crescita.

Soprattutto, è l’iniziativa politica ad essere tornata nelle nostre mani. E questo è fondamentale, perché prima di rimbarcarci nell’eterna disputa sulle formule delle alleanze e di soluzioni politiche varie, è da noi stessi che dobbiamo partire.

Perché non siamo e non saremo autosufficienti, ma certo senza di noi nessuna alternativa alla destra sarà mai possibile, con buona pace dei nostri compagni di viaggio dell’opposizione, che è ora inizino a contrastare i disastri di questo governo e non il PD.

Sia ben chiaro, questo è appena l’inizio del cammino. Non dobbiamo certo accontentarci.

Se c’è un pericolo da evitare, è quello di essere appagati dai primi riscontri e da parole d’ordine efficaci e in grado di far presa nel dibattito pubblico. Guai ad adagiarci in una ridotta confortevole ma alla fin dei conti minoritaria.

Il PD è nato per navigare in mare aperto. Per comprendere e governare i cambiamenti. Per tutelare i più deboli e insieme per allargare la capacità della sinistra di parlare a mondi diversi.

Ecco perché ora l’impegno fondamentale su cui spenderci tutti insieme è far sì che la pluralità di culture e di sensibilità, tratto originario del PD fin dalla nascita, sia un elemento non di incertezza della nostra proposta politica, ma di ricchezza e di forza.

Dobbiamo quindi essere uniti noi per unire le opposizioni attorno a battaglie comuni, a cominciare dal salario minimo e dalla difesa della sanità pubblica, che dovranno servire ad arginare i danni provocati da un Governo che si avvia rapidamente a battere tutti i record di inefficienza che gode certo ancora di un grande consenso ma è sicuramente il più a destra della storia repubblicana.


A mettere insieme gli errori, i provvedimenti sbagliati, gli strafalcioni istituzionali e le misure improvvisate, non finiremmo più.


L’inadeguatezza della Legge di Bilancio, tra pagamenti elettronici e tetto al contante. La vicenda delle accise sui carburanti e quella dei crediti legati al Superbonus. L’inerzia e l’insensibilità di fronte al dramma dei migranti a Cutro che rimane una ferita ancora aperta e sulla quale non abbiamo ricevuto risposte.

Ieri erano bravi, dall’opposizione, a parlare, a fare demagogia, a speculare cinicamente su ogni situazione che pensavano potesse portar loro voti.

Oggi, quando si tratta di passare alle risposte concrete, non sono in grado di darne. Né ai problemi degli italiani, né alle esigenze del mondo produttivo. Guardate alle difficoltà in questi giorni in Europa sui migranti e sul Pnrr.

E soprattutto, alimentano un clima di contrapposizione e di odio che fa male al Paese, cercando di piantare qua e là bandierine ideologiche e identitarie solo per nascondere da una parte l’incapacità di portare avanti riforme vere e dall’altra la totale mancanza di visione sulle grandi questioni, dal futuro dell’ex Ilva e del fondamentale settore dell’acciaio e più in generale alle politiche industriali o a quel che sta accadendo al sistema bancario con la vicenda della Silicon Valley Bank e del Credit Suisse.

Su questo nemmeno una parola chiara, solo timidi e confusi balbettii. Non sono capaci di fare i conti con la realtà. Per questo cercano di evitarla, alzano polveroni su altro.

Anche per nascondere crepe al loro interno sempre più evidenti.

Come quelle in politica estera, sulla guerra in Ucraina, sui rapporti con l’Europa.

L’assenza dei ministri leghisti mentre la premier interveniva alla Camera sul prossimo Consiglio Ue è stata, l’altro giorno, la rappresentazione plastica di queste divisioni.

La verità è che dietro la patina europeista e atlantista del Governo ci sono posizioni pro Putin forti e radicate, che indeboliscono oggettivamente il ruolo dell’Italia, ben diverso da quello che avevamo fino a pochi mesi fa.

Certo, sappiamo quali sono le difficoltà e le diverse sensibilità tra le forze dell’opposizione.

Noi, da parte nostra, non possiamo che ribadire con grande chiarezza la posizione senza equivoci che da sempre abbiamo avuto. Nessuna equidistanza tra aggressore e aggredito. Pieno sostegno all’Ucraina e ad un popolo che ha visto invaso il proprio territorio e calpestato il diritto alla propria libertà.

E ora, ricerca della pace restituendo protagonismo alle diplomazie e al dialogo. Con un negoziato che veda un ruolo forte dell’Unione europea. Partendo dal punto fermo che il primo passo non può che essere il cessate il fuoco delle forze russe. E sapendo che l’obiettivo può essere solo una pace giusta. Quella basata sui presupposti indicati con la consueta chiarezza dal presidente Mattarella, quando ha detto: “La pace è urgente e necessaria. La via per costruirla passa attraverso il ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.

A noi, quindi, il compito di incalzare questo pessimo Governo. Di mettere le forze che lo compongono di fronte alle loro insufficienze, ai loro clamorosi limiti. E di costruire con pazienza una proposta politica alternativa credibile e forte, un vero progetto di cambiamento. In Italia e in Veneto.

Qui nella nostra Regione, per parte nostra, continueremo a fare quel che abbiamo fatto in questi mesi: opposizione incalzante a Zaia e a tutte le debolezze della sua giunta dalla gestione del Covid, come è chiaramente emerso dalla relazione del nostro gruppo in questi giorni, su autonomia, sanità, ambiente e tutela del territorio. E al tempo stesso proposte concrete, parlando alla società veneta e costruendo con pazienza e determinazione quella alleanza tra forze democratiche e progressiste, ambientaliste, moderate e liberali.

E lo dobbiamo fare partendo dai temi. La destra che governa anche in regione è ormai divisa da guerre intestine e da un pragmatismo che non sa offrire a questa regione un respiro e un orizzonte più ampio.

I documenti del nostro seminario ci hanno consegnato materiali e piattaforme di lavoro che dobbiamo sviluppare coinvolgendo tutti gli interessati della società veneta. Gli atti del seminario sono in corso di pubblicazione saranno uno strumento molto utile al nostro interno e produrre una serie di incontri con le forze sociali ed economiche. Per trasformare quelle geografie e parole quelle analisi in linee programmatiche per il nuovo Veneto.

Il PD Veneto vuole dare il suo forte e specifico contributo, in particolare su alcuni temi che più ci caratterizzano: il rapporto tra sviluppo e sostenibilità ambientale, quello tra lavoro e impresa, il nodo dell’autonomia, il welfare.

Sono temi che nella nostra terra assumono un carattere “popolare”, perché affondano le loro radici nella vita delle persone, delle famiglie, di chi lavora, di chi fa impresa.

Come proiettare il Veneto sul mercato, come far si che le nostre imprese possano rimanere competitive, come promuovere una proficua interazione tra pubblica amministrazione e sistema produttivo. Come riuscire ad utilizzare l’opportunità di Cortina 2026 in chiave sostenibile e valorizzando la nostra risorsa del turismo, sono tutte sfide che abbiamo davanti e alle quali dobbiamo provare a dare risposte di sistema altrimenti rischiamo di perdere posizioni e non ce lo possiamo permettere soprattutto dal punto di vista occupazionale.

E poi c’è la grande questione della sicurezza del lavoro. Il Veneto purtroppo è maglia nera in Italia e questo è un problema che va affrontato. Noi abbiamo pianto anche vittime nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro e sappiamo che il nodo sicurezza non è eludibile anche per la competitività. Vanno rafforzati i controlli, vanno valorizzate e premiate le imprese che investono in sicurezza e che non registrano infortuni, vanno coordinate le azioni con le Asl e potenziato il personale anche delle Asl perché altrimenti il solo Inail non è sufficiente. Servono banche dati condivise con Inps e Inail e anche un tavolo di monitoraggio regionale che attenzioni il fenomeno attraverso tavoli provinciali da insediarsi presso le prefetture in maniera tale da coinvolgere tutte le parti sociali capillarmente.

Ma oltre a questi ci sono delle tematiche che possono apparire minori e che invece non lo sono affatto.

Mi riferisco al disagio giovanile. Ha avuto grande impatto l’intervento della rappresentante degli studenti presso l’università di Padova alla presenza del presidente Mattarella sulle difficoltà che una società estremamente competitiva crea ai giovani. L’idea stessa di fallimento che marginalizza. Su questo c’è molto da lavorare.

Mi riferisco ad esempio la tema della sicurezza stradale. Ogni fine settimana apprendiamo notizie di incidenti mortali che spesso vedono coinvolte giovani vite. Serve una forte mobilitazione, non possiamo rassegnarci a questo triste bollettino di morte.

Penso a tutto il tema dell’orientamento e dell’aiuto ai giovani a capire quali sono i propri talenti, ma anche a quello della condizione dei nostri anziani. Apprendere dagli organi di informazione di cosa accadeva in quella casa di riposo a San Donà di Piave assurta alle cronache nazionali ha messo i brividi.

Invecchiare non è un peso ma una conquista e la nostra società deve impegnarsi a riconoscere una piena cittadinanza a questa condizione. Avere una legge sulla non autosufficienza e soprattutto prestare attenzione a quelli che saranno i decreti delegati sarà fondamentale. Noi ce ne occuperemo e non saremo distratti.

Noi dobbiamo essere il partito che si occupa delle persone e che in quanto tale riesce a risintonizzarsi con i bisogni e le attese di una società che sta cambiando.

Propongo una serie di campagne politiche da attivare sul territorio.

La prima riguarda la sanità e la salute, con un'iniziativa pubblica che prevede la raccolta di firme su quattro punti: 1) liste d’attesa; 2) carenza medici di base; 3) servizi per la salute mentale giovani e adulti; 4) numero di medici e professionisti della salute


La seconda campagna riguarda la siccità: 10 proposte contro la crisi idrica e climatica. Anche qui si tratta di denunciare i ritardi della Regione e di avanzare una serie di proposte concrete.


Prevediamo una o più iniziative in luoghi simbolici e una conferenza stampa.

La Regione non brilla per maggiore iniziativa né efficacia, nonostante il presidente Zaia sia stato nominato commissario straordinario già nel luglio 2021. Anche l’ultima ordinanza di febbraio contiene generiche dichiarazioni di intenti, ma nessun investimento e nessuna misura concreta e cogente.

Il terzo filone riguarda la sicurezza sul lavoro. L’elenco delle morti sul lavoro si allunga sempre di più. Serve un cambiamento di rotta a partire dal sistema Spisal. C’è un tema di controlli di prevenzione di formazione di utilizzo di risorse, di accompagnamento delle imprese.

Inoltre proseguiamo il lavoro sull'Autonomia. E qui conoscete la nostra proposta.

Infine voglio qui rilanciare la proposta di Gigi Copiello riguardante le primarie delle idee come strumento da utilizzare nei prossimi mesi per presentare le nostre proposte. Le primarie tematiche si prestano ad essere lo strumento adeguato.

Un serio lavoro di preparazione può dar luogo, a settembre, ad un insieme di proposte dagli asili nido alla riforma delle IPAB, passando per i trasporti pubblici, le borse di studio ed altro. Vere e proprie proposte, con i correlati impegni di spesa. E altrettante proposte per assicurare la copertura.

I circoli, gli iscritti, sono chiamati non solo a discutere, emendare e votare la proposta, ma a coinvolgere tutta la società veneta sugli stessi temi e sullo stesso percorso. A tutti i livelli: locale, provinciale, regionale.

Il voto finale di iscritti e simpatizzanti, a ridosso della sessione del bilancio regionale 2024, rappresenta una sfida alla Giunta ed un sostegno alle nostre rappresentanze in Consiglio.

Sarebbe anche un controcanto alla retorica autonomista: a parità di condizioni, il Veneto “è ultimo tra le Regioni del Nord”. A parità di risorse, spende peggio degli altri.

Per quanto riguarda il PD “nel” Veneto, con le primarie tematiche si danno ai circoli, agli iscritti, alle Federazioni stesse, elementi di crescita organizzativa e politica, di iscritti e gruppi dirigenti.

Non meno, anzi di più, delle primarie elettive.


Ricordo a tutti le prossime elezioni amministrative che ci vedono impegnati in 49 comuni. Achille Variati come responsabile enti locali ci proporrà l'analisi dettagliata delle singole realtà a partire dai capoluoghi. A Vicenza ieri abbiamo assistito a una straordinaria manifestazione di apertura della campagna elettorale che suggerisce grande fiducia. A Treviso abbiamo costruito una coalizione di forze politiche e civiche con le candidatura di Giorgio De Nardi un imprenditore dal profilocivico. Diversi comuni con popolazione maggiore di 15 abitanti come San Donà di Piave e Piove di Sacco sono banchi di prova importanti per il PD. Occorre un lavoro di tutti su queste elezioni che devono essere vissute come sfide non soltanto per quei comuni ma per tutto il PD Veneto. Infine, lunedì 27 marzo alle 18 invito tutti a partecipare alla manifestazione unitaria contro le mafie e per la legalità che si terrà ad Eraclea a cui abbiamo aderito come Partito regionale e metropolitano di Venezia.


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