Le riflessioni del segretario regionale Andrea Martella nel giorno dedicato alle vittime delle Foibe e agli esuli giuliani, istriani e dalmati
Una profonda verità che come ogni anno il Giorno del Ricordo porta con sé è che tutti noi abbiamo bisogno di comprendere e di far conoscere, in primo luogo ai giovani, tutte le pagine della nostra vicenda nazionale.
Nessun luogo, nessun evento, va dimenticato o sottaciuto. È il modo migliore per rendere più salde le ragioni del nostro stare insieme, come Paese.
Le foibe, a cominciare da quella di Basovizza, come per altro verso la Risiera di San Sabba, sono pagine indelebili della nostra storia. Ed è una pagina indelebile l’esodo di tanti cittadini originari dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia, che nel ’47 iniziarono ad abbandonare la loro terra, le loro case, i loro affetti.
Ognuno di noi ha il dovere di ricordare cosa accadde, di riconoscere il sopruso e la violenza di cui furono vittime non solo fascisti, ma anche antifascisti, e semplici civili privi di una particolare convinzione politica. Italiani colpevoli solo di essere tali.
Accadde nelle zone assegnate alla Jugoslavia dopo l’armistizio e la fine delle ostilità. Fu un odio insieme etnico, nazionale e ideologico. Fu il dispiegarsi della violenza del regime di Tito, al quale non mancò sostegno, non mancarono complici.
I morti delle foibe appartengono alla sterminata schiera di vittime dell’intolleranza, dei progetti di sterminio e delle pulizie etniche che hanno attraversato il Novecento e l’Europa, e di una capacità di odiare e di disprezzare di cui, non dobbiamo nascondercelo, anche in questo secolo si fa molta fatica a liberarsi.
Il senso profondo del Giorno del Ricordo è qui, non certo nel tentativo di contrapposizione storica, piegando quelle vicende a visioni parziali e di parte.
Nella comprensione di cosa significa davvero, di quanto è prezioso, vivere in un Paese dove ognuno deve essere libero di esprimere sé stesso, senza la paura di essere discriminato, oppresso, perseguitato.
Andrea Martella