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Femminicidi, più risorse ai centri antiviolenza

Il rapporto Eures 2019 su “Femminicidio e violenza di genere in Italia” evidenzia che la violenza di genere nel 2018 è cresciuta, infatti sono state 142 le donne uccise. Anche quest’anno siamo al 25 novembre giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’assemblea generale delle nazioni unite (risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999), eppure continua la mattanza di donne. Dal 2000 a oggi le donne uccise in Italia sono 3.230, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio coniuge/partner o ex partner. Ogni giorno in Italia 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti e chi agisce violenza è il partner, marito o compagno, per il 74% dei casi italiano. Una donna ogni 15 minuti, proviamo a pensare al tempo che scorre in una quasiasi giornata e a quante donne in quell’arco di tempo subiscono violenza in questo nostro paese democratico! Ad oggi siamo a 94 femminicidi dall’inizio dell’anno, ogni storia di queste donne racconta la volontà di non piegarsi ad essere oggetti di proprietà di un uomo, dentro ogni storia spesso ci sono denunce pregresse e/o un volontario allontanamento da casa e dal compagno. Ma ogni storia ci racconta anche la sofferenza che spesso non è solo della donna, ma anche dei suoi figli che vivono la violenza domestica negli anni e che lascia loro ferite che neanche il tempo può rimarginare. Di fronte a questo stupiscono posizioni negazioniste tese a colpevolizzare la donna, per come si veste, per come si trucca, se porta scarpe con il tacco, se è proprio vero che ha subito violenza o se lo è immaginato! Stiamo vivendo un tempo che vede crollare le sicurezze identitarie e le conquiste femminili rappresentano un serio ostacolo e allo stesso tempo impongono anche agli uomini una riflessione sui ruoli reciproci nella società, caduto lo stereotipo dell’uomo guerriero e dominatore, spaventa la libertà conquistata dalla donna e si fanno riemergere i modelli femminili che rilegano la donna all’interno del focolare domestico e alla esclusiva cura dei figli. La violenza maschile contro le donne è “manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi” (Convenzione di Istanbul ratificata dall’Italia nel 2013) e da questo dobbiamo con determinazione uscire, donne e uomini, assieme e sta alla politica mettere in campo gli strumenti idonei a superare culturalmente questo stato di cose per essere consapevolmente dentro una società, una comunità, moderna. La Convenzione di Istanbul ci indica la strada e va ricercata la sua piena attuazione. Iniziando  dalla prevenzione che parta dall’educazione, dalla cultura del rispetto e dal contrasto agli stereotipi. Sono necessari maggiori e continue risorse per i centri antiviolenza e le case rifugio ed il riconoscimento dei luoghi delle donne, per prevenire, proteggere e reinserire nella società le donne che hanno subito violenza, aiutandole con provvedimenti per l’accompagnamento ed il loro inserimento nel mondo del lavoro. E’ importante che in questi giorni siano stati stanziati 12 milioni di euro gli orfani di femminicidio, perché a loro è dovuto il diritto ad un futuro, perché chi si prende cura di loro non si senta abbandonato dalla comunità, perché la violenza su una donna e un femminicidio non sono un problema personale di chi lo subisce, ma sono un problema sociale, di tutti! Raffaela Salmaso Portavoce Regionale Donne Democratiche del Veneto

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