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- Azzalin: “Sulle partecipate il Pd ha offerto la propria disponibilità per una strategia gestionale c
Azzalin: “Sulle partecipate il Pd ha offerto la propria disponibilità per una strategia gestionale condivisa in modo da risolvere i gravi problemi delle partecipate, invece con le nomine che sono state fatte il centrodestra continua a farne terreno di scontro politico e di potronifici clientelari” VENEZIA “La nomina di Mancin è la risposta arrogante data da una parte di Forza Italia ai tentativi da parte del Pd di offrire la propria disponibilità cercare di trovare una via d’uscita alla situazione di stallo che si è venuta a creare nella gestione delle partecipate. Tutto lecito, per carità, ma questa nomina riesce addirittura ad essere ancora più indigesta di quella di Nicoli che, probabilmente, ha dovuto fare da capro espiatorio di una generale incapacità di gestione degli enti di secondo grado da parte di chi ha voluto renderli un terreno di scontro politico. Prima delle nomine dovevano venire delle strategie condivise, invece è sono stati imposti dei nomi difficilmente digeribili”. Toni duri da parte del consigliere regionale Graziano Azzalin, all’indomani del cambio al vertice di Ecoambiente, pronunciate durante l’incontro con il segretario regionale del Pd Roger De Menech domenica sera alla Festa dell’Unità di Borsea e ribadite con forza oggi. “L’incontro che il Pd ha chiesto – spiega l’esponente democratico – aveva proprio come obiettivo quello di chiedere che la parte politica che in questo momento, nonostante gli evidenti scossoni della ultima tornata delle amministrative, ha la maggioranza dei sindaci, cercasse una strada condivisa per risolvere i problemi che stanno vivendo le partecipate, Ecogest e Polacque su tutte. Non si trattava di fare nomi, ma semplicemente di capire che, come sta accadendo per la società dei rifiuti, i disservizi, i rapporti tesi con alcuni Comuni e, non ultimi, i problemi legati agli stipendi dei dipendenti, richiedevano che la politica facesse un passo indietro e non elargisse le poltrone agli amici, ma a chi davvero fosse in grado di affrontare con competenze tecniche e gestionali questo momento di grave difficoltà. Invece la caparbietà e la supponenza con la quale si è passati sopra a quanto è stato detto in quell’incontro rendono davvero difficile pensare ad ogni ulteriore forma di collaborazione. La sensazione è che quell’incontro sia servito a chi, come l’assessore Coppola, aveva problemi a far digerire anche a parte del suo schieramento nomine che senza ombra di dubbio rispondono unicamente ad esigenze clientelari. Insomma, siamo stati doppiamente presi in giro, ma su queste cose, in un momento del genere, pensavamo che la serietà fosse d’obbligo”. Concludendo Azzalin non risparmia un passaggio anche a chi, all’interno dal Pd, ha strumentalizzato la vicenda: “Qualcuno ha pensato bene di giocare la carta della mistificazione nonostante sapesse bene come si sono svolte le cose. Chi ci ha accusato di inciuci, infatti, bastava chiamasse qualsiasi sindaco per sapere che dal Pd non è arrivata nessuna segnalazione sui nomi e che l’incontro che è stato fatto serviva solo a cercare una strategia condivisa per superare il momento di stallo che ha pesanti ripercussioni nell’erogazione di servizi ai Comuni. I sindaci, dunque, hanno agito in piena libertà. Il Comune di Rovigo, cha ha la maggioranza delle quote, è il perno di una deprecabile strategia delle poltrone. Abbiamo visto bene, anche con la nomina di Paron, quali siano i criteri alla base delle scelte. Ma non si può affossare una provincia solo per puntellare i tentennamenti di qualche politico in difficoltà. Da parte mia, grande amarezza per come si stanno svolgendo le cose e per come qualcuno ha voluto strumentalizzare una situazione che necessiterebbe, invece, di grande responsabilità”.
- COMUNI, RUBINATO: BASTA CON LA SPESA STORICA CHE PENALIZZA IL VENETO
Subito online i dati sui fabbisogni standard dei Comuni e delle Province. Lo chiedono al ministro dell’Economia e delle finanze con un’interrogazione alcuni parlamentari del Pd. Con il testo, depositato alla Camera, i deputati Rubinato (prima firmataria), Moretto, Zardini, De Menech, Rotta, Ginato e Naccarato chiedono anche quando i dati, già elaborati da Sose, in collaborazione con Ifel e Upi, e asseverati da Copaff, saranno finalmente utilizzati sulla base di quanto stabilito dalla legge delega n. 42/2009 per l’attuazione del federalismo fiscale e inoltre in che tempi saranno disponibili anche i dati sulle capacità fiscali standard, necessari a definire in modo equo e non assistenzialista la perequazione fiscale e finanziaria fra i livelli di governo centrale e le autonomie territoriali. “I fabbisogni standard – ricorda l’on. Simonetta Rubinato – rappresentano parametri di riferimento utili non solo per gli amministratori, ma anche e soprattutto per i cittadini che possono così essere messi in condizione di esercitare un controllo attivo e democratico sulla gestione degli enti locali da parte dei rappresentanti che hanno eletto. Che significa poter controllare e confrontare i costi sostenuti da ciascun Comune per erogare i servizi e garantire il funzionamento della macchina amministrativa, sapendo in modo preciso che fine fanno i soldi versati con le proprie tasse”. Il lavoro iniziato dal Sose segna l’avvio di una radicale riforma delle relazioni tra livelli centrali e locali di governo per superare il criterio di spesa storica, “parametro – osserva la parlamentare del Pd – che da sempre è fonte di iniquità nella distribuzione delle risorse, a spese della maggior parte dei comuni del Veneto, e causa di inefficienza nella gestione della spesa da parte di sindaci e amministratori locali”.
- Sociale, Sinigaglia e Azzalin: “Si attivi subito l'ispettivo regionale per far luce su quanto s
Il vicepresidente della commissione Sanità ed il consigliere polesano intervengono sul caso degli Istituti Polesani per disabili psichici e fisici e domandano “Com’è possibile che in una struttura che riceve continui finanziamenti dalla Regione Veneto non ci siano stati controlli nonostante le numerose segnalazioni pervenute anche tramite articoli di giornale?” VENEZIA “Com’è possibile che in una struttura che riceve continui finanziamenti dalla Regione Veneto non ci siano stati controlli nonostante le numerose segnalazioni pervenute anche tramite articoli di giornale?”. A domandarlo, sono i consiglieri regionali del Pd Claudio Sinigaglia, vicepresidente della commissione Sanità ed il consigliere polesano Graziano Azzalin, commentando l’inchiesta che ha interessato gli Istituti Polesani per disabili psichici e fisici di Ficarolo, in provincia di Rovigo. “Siamo rimasti increduli e sconcertati nell’apprendere quanto è accaduto – dichiarano i due esponenti democratici – Zaia dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e non limitarsi a dire grazie alle forze dell’ordine per l’indagine che hanno brillantemente portato avanti”. “Purtroppo – proseguono i due esponenti democratici – i nodi vengono al pettine: siamo l’unica Regione a non aver fatto la riforma delle case di riposo; con la liberalizzazione delle impegnative stiamo assistendo ad una concorrenza sleale tra privato e pubblico per accaparrarsi gli utenti a scapito della qualità; i prezzi per il ricovero degli anziani e degli ammalati psichiatrici sono impossibili da sostenere (stiamo andando verso i 2.000 euro al mese), il fondo per la non autosufficienza è sottostimato; l’assistenza domiciliare è una chimera. E da due mesi siamo sena assessore regionale al sociale: cosa sta aspettando Zaia per nominarlo?” “Oltre ad un interrogazione per ricostruire quanto è successo e per stabilire le responsabilità regionali – informano Sinigaglia e Azzalin – attiveremo l’ispettivo regionale per una minuziosa ricostruzione della situazione degli istituti polesani di Ficarolo per capire se sussistano i presupposti per recedere dall’accreditamento e dalla convenzione con la struttura incriminata”.
- Sociale, Sinigaglia e Azzalin: “Si attivi subito l'ispettivo regionale per far luce su quanto s
Il vicepresidente della commissione Sanità ed il consigliere polesano intervengono sul caso degli Istituti Polesani per disabili psichici e fisici e domandano “Com’è possibile che in una struttura che riceve continui finanziamenti dalla Regione Veneto non ci siano stati controlli nonostante le numerose segnalazioni pervenute anche tramite articoli di giornale?” VENEZIA “Com’è possibile che in una struttura che riceve continui finanziamenti dalla Regione Veneto non ci siano stati controlli nonostante le numerose segnalazioni pervenute anche tramite articoli di giornale?”. A domandarlo, sono i consiglieri regionali del Pd Claudio Sinigaglia, vicepresidente della commissione Sanità ed il consigliere polesano Graziano Azzalin, commentando l’inchiesta che ha interessato gli Istituti Polesani per disabili psichici e fisici di Ficarolo, in provincia di Rovigo. “Siamo rimasti increduli e sconcertati nell’apprendere quanto è accaduto – dichiarano i due esponenti democratici – Zaia dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e non limitarsi a dire grazie alle forze dell’ordine per l’indagine che hanno brillantemente portato avanti”. “Purtroppo – proseguono i due esponenti democratici – i nodi vengono al pettine: siamo l’unica Regione a non aver fatto la riforma delle case di riposo; con la liberalizzazione delle impegnative stiamo assistendo ad una concorrenza sleale tra privato e pubblico per accaparrarsi gli utenti a scapito della qualità; i prezzi per il ricovero degli anziani e degli ammalati psichiatrici sono impossibili da sostenere (stiamo andando verso i 2.000 euro al mese), il fondo per la non autosufficienza è sottostimato; l’assistenza domiciliare è una chimera. E da due mesi siamo sena assessore regionale al sociale: cosa sta aspettando Zaia per nominarlo?” “Oltre ad un interrogazione per ricostruire quanto è successo e per stabilire le responsabilità regionali – informano Sinigaglia e Azzalin – attiveremo l’ispettivo regionale per una minuziosa ricostruzione della situazione degli istituti polesani di Ficarolo per capire se sussistano i presupposti per recedere dall’accreditamento e dalla convenzione con la struttura incriminata”.
- Violenza sulle donne: Murer: “Il Governo deve fare di più”
Misure di contrasto alla violenza sulle donne ROMA. (18 GIU). “Sulle politiche di contrasto alla violenza di genere il Governo deve operare una svolta e fare di più: mettere il tema al centro dell’agenda politica, riattivare i tavoli interministeriali tra istituzioni ed associazioni per elaborare il nuovo Piano nazionale antiviolenza, interrotti mesi fa e mai riconvocati, rilanciare un impegno serio, non episodico, non verticistico ma condiviso con la Rete di centri territoriali, che fanno, spesso in solitudine, un prezioso lavoro di prossimità”. Lo ha detto Delia Murer, deputata Pd, prima firmataria di una interrogazione al Governo sulle misure di contrasto alla violenza sulle donne, di cui si è discusso oggi, nel corso della seduta della Commissione Affari sociali della Camera, alla presenza del sottosegretario Ivan Scalfarotto. “Ringrazio il sottosegretario per la risposta – commenta la deputata Murer –, soprattutto perché è stata segnata una data precisa rispetto al riparto dei Fondi per i centri, e per la bozza di decreto che dovrà essere operativa per luglio: mi ritengo, tuttavia, insoddisfatta, perché non vedo da parte del Governo un’azione decisa su un tema che, alla luce di sempre nuovi episodi, è di continua emergenza. Il sottosegretario ci ha portato contenuti che conosciamo già, elencando azioni che abbiamo contribuito a costruire, con fondi che abbiamo stanziato. Ma il Governo in carica, sul tema, cos’ha fatto? La sensazione è che si proceda a rilento e in modo occasionale. Manca un Ministro alle pari opportunità, e non è stata neppure assegnata la delega politica all’interno del Governo. Manca, quindi, una guida ferma, che tenga l’attenzione salda su una questione centrale di civiltà, che riprende continuo vigore con i drammatici casi di cronaca e ci impegnerà ulteriormente con l’ingresso nella fase operativa della Convenzione di Istanbul, che abbiamo ratificato nei mesi scorsi”. #CameradeiDeputati #DeliaMurer #Donne
- MOSE, RUBINATO: NEL PD SERVONO ALTRI PASSI INDIETRO
“La grandissima maggioranza del Partito Democratico, composta da militanti, dirigenti e rappresentanti nelle istituzioni, non ha nulla a che fare con quanto sta emergendo purtroppo ogni giorno dall’indagine sul Mose. Per questo non possiamo aspettare che sia la segreteria nazionale ad intervenire affinché sia fatta chiarezza sul piano politico, in attesa della conclusione degli accertamenti giudiziari sulle responsabilità delle persone indagate. Lo deve fare la dirigenza regionale invitando tutti coloro che in qualche modo sono coinvolti direttamente o indirettamente con questo ‘sistema opaco’ a fare un passo indietro. Dobbiamo dimostrare che il Pd ma anche il Veneto, la cui immagine è stata duramente colpita a livello nazionale, sono in grado di reagire”. A chiederlo è Simonetta Rubinato, parlamentare veneta e componente della direzione nazionale del Partito Democratico. “Questa vicenda – secondo l’on. Rubinato – dimostra come il partito possa avere maggiore credibilità ad affrontare situazioni come questa quando i suoi organismi dirigenti sono stati scelti dagli iscritti ed elettori delle primarie attraverso un aperto confronto congressuale, come abbiamo scelto di fare a Treviso, e non con accordi a tavolino”. “Ci auguriamo che quanti sono coinvolti a vario titolo nelle indagini della magistratura – conclude la deputata – possano dimostrare la loro estraneità. Ma, in attesa che ciò avvenga, gli iscritti e l’opinione pubblica esigono che il partito dia prova di applicare i principi di onestà, sobrietà e rifiuto di una gestione clientelare del potere del codice etico del Pd nazionale e di affidare la rappresentanza politica a chi in nessun modo appare legato a quel ‘sistema opaco’ la cui scoperta ci ha sconcertato”. #MOSE #SimonettaRubinato
- Delta del Po, sfuma il riconoscimento Unesco. AZZALIN: “Mossi rilievi sulla gestione, l’unica strada
ROVIGO “Per il Delta del Po si allontana il riconoscimento di riserva di biosfera nell’ambito del programma Mab dell’Unesco. Il motivo principale della bocciatura da parte dell’International Advisory Committee for Biosphere Reserves di Parigi è rappresentato proprio dalle carenze gestionali e da una governance che, per chi osserva con uno sguardo esterno, appare priva di senso: se è un’area unica, perché ci sono due enti diversi che se ne occupano? Non si può partire dalla fine: il riconoscimento deve essere il coronamento di un processo che parte dalla creazione di un unico parco interregionale. Se non si intraprende questa strada, tutto resta area fritta”. A dar conto del mancato riconoscimento è il consigliere regionale Graziano Azzalin, che già in occasione degli incontri di presentazione della candidatura aveva sottolineato come “giocare su due tavoli rappresenta un errore strategico. Come il Gran Paradiso non è visto come una zona del Piemonte più una della Val D’Aosta, ma come un’area unica, così deve essere il Delta. E la possibilità di essere il primo parco interregionale italiano può e deve diventare un marchio di qualità, un esempio virtuoso da seguire, un elemento di attrazione ed un catalizzatore di attenzioni internazionali”. “Il comitato consultivo – spiega l’esponente del Pd – nell’analizzare la candidatura del Delta, pur sottolineando l’identità unica e rilevante patrimonio di biodiversità e l’alto potenziale delle attività turistiche, agricole e di pesca praticate nell’area, ha mosso alcune precise obiezioni: poca chiarezza sui processi decisionali, sullo status e sulla gestione dell’area; una struttura di governance piuttosto complessa e non gestibile; la mancanza di definizione della visione comune per la Riserva. E questo, nonostante la positiva attività di coinvolgimento degli stakeholder locali. Serve qualcosa in più. E la via dell’interregionalità è l’unica che può permettere al Delta di porsi a livello nazionale ed internazionale come attrattore di flussi turistici, ma soprattutto di finanziamenti europei. Non ci si può presentare al mondo con due differenti sistemi di gestione, regolamenti diversi, linee programmatiche non sempre convergenti, iniziative di piccolo cabotaggio, polemiche di cortile, divisioni amministrative. Qualcuno, forse ha intravisto nel riconoscimento Unesco una sorta di scorciatoia per evitare di affrontare il cuore del problema, ma dagli argomenti utilizzati per la bocciatura emerge con chiarezza che bisogna organizzare, gestire e regolamentare in modo diverso quest’area. Intanto, è stato perso il treno per l’Expo, alla base proprio del protocollo d’intesa firmato fra Veneto ed Emilia Romagna. Speriamo che serva di lezione e che non se ne perdano altri” Azzalin, fra l’altro, è il primo firmatario di una legge regionale di riforma del sistema delle Aree protette del Veneto, che per il Delta del Po si propone proprio di recuperare la norma istitutiva del Parco che stabilisce un percorso verso l’interregionalità: “Sulla sponda ferrarese i segnali di disponibilità ad affrontare seriamente il cammino verso l’interregionalità ci sono. Ora tocca al Veneto fare la propria parte. Per troppo tempo, non sono state comprese le opportunità che il Parco del Delta può offrire: è tempo di colmare questi ritardi e lavorare unitariamente perché questo tesoro naturale possa dare i propri frutti. Già troppe opportunità sono state perse”. #GrazianoAzzalin #UNESCO
- Referendum sull'indipendenza, AZZALIN: “C'è chi, per un pugno di voti è disposto a gettare
Secondo l’esponente democratico “Chi dice di rappresentare il volere del popolo veneto sa bene di raccontar balle, perché se si facesse un referendum per abolire la Regione e tutti i consiglieri regionali, il risultato sarebbe senza ombra di dubbio più largo di quello che vuole dare voce ai un drappello di folcloristici indipendentisti. Mentre è in corso un terremoto, c’è chi pensa, a quale carta da parati utilizzare sulle pareti. Carta da apparati. Senza dignità” VENEZIA “Chi dice di rappresentare il volere del popolo veneto sa bene di raccontar balle, perché se si facesse un referendum per abolire la Regione e tutti i consiglieri regionali, il risultato sarebbe senza ombra di dubbio più largo di quello che vuole dare voce ai un drappello di folcloristici indipendentisti. Perché, allora, questi personaggi che dicono di rappresentare il volere dei veneti non fanno un referendum sull’abolizione della Regione?”. E’ con toni accesi che il consigliere regionale del Pd Graziano Azzalin è intervenuto nel corso del dibattito sull’indizione del referendum sull’indipendenza del Veneto, che l’esponente democratico bolla come “una pagliacciata che, in un momento come quello che stiamo attraversando, getta ulteriore discredito sulla politica: a quanto pare c’è chi, per un pugno di voti, è disposto a gettare altro fango su tutto il Veneto e su tutta la politica. E’ una vergogna che si aggiunge alla vergogna” “Mentre è in corso un terremoto politico-giudiziario come quello che emerge dalle cronache quotidiane – aggiunge Azzalin – c’è ancora chi pensa, mentre crollano i muri, a quale carta da parati utilizzare sulle pareti. Carta da apparati, verrebbe da dire. Peccato, infatti, che oggi le premesse da cui muoveva la provocazione politica del referendum siano miseramente cadute, perché parlare di ‘Roma ladrona’ non può che apparire ridicolo se non addirittura colpevole. L’incostituzionale referendum sull’indipendenza, visto quanto accaduto in questi giorni, rappresenta uno schiaffo ai cittadini veneti da parte di una classe politica che finge di non vedere quello che sta emergendo e che si accontenta di spot e pagliacciate coreografiche per restare a galla. In effetti, di fronte al mondo che crolla, forse la cosa migliore è fingere che non stia succedendo niente. Continuano ad emergere i dettagli di una ‘venetangentopoli’ dalle dimensioni inquietanti. La fine di un regime, l’archiviazione di un ventennio, un sistema di potere consolidato, che ha mangiato milioni su milioni. E il Mose è solo la punta dell’iceberg”. “A quanti oggi hanno il coraggio di dire ancora che il Veneto non è Italia – ha conclude Azzalin – consiglierei un pizzico di prudenza, perché la facile replica potrebbe essere che cose del genere avvengono in effetti solo nei peggiori regimi del terzo mondo. E, proprio quando si dovrebbe far ricorso a tutta la responsabilità possibile e fare in modo di recuperare alla politica un minimo di dignità, si votano provvedimenti indegni. Ancora peggio di chi vaneggia di uno stato veneto, comunque, chi si è vergognato di esprimere la propria posizione e si è vigliaccamente trincerato dietro un patetico ‘facciamo scegliere i veneti’: se i veneti potessero davvero scegliere, sono sicuro, manderebbero a casa tutti. A cominciare da chi cerca di speculare su queste cose”. #GrazianoAzzalin #referendumveneto #RegioneVeneto
- GEOGRAFIA GIUDIZIARIA. FILIPPIN: "INSUFFICIENTE, I PROBLEMI CI SONO E NON SONO STATI RISOLTI&qu
Finalmente la commissione per il monitoraggio della riforma sulla geografia giudiziaria ha reso pubblica la relazione che da mesi stava preparando sulle criticità dei vari Tribunali soppressi della penisola. Una relazione resa nota in un articolo del Sole 24 Ore di oggi che titola eloquentemente: “Tribunali, non servono marce indietro”. Non dello stesso parere l’ordine degli avvocati di Bassano e la senatrice democratica Rosanna Filippin, avvocato anch’essa, che esprime delusione per il contenuto della relazione. “Le problematiche legate all’accorpamento del Tribunale di Bassano con quello di Vicenza – afferma Rosanna Filippin – sono sotto gli occhi di tutti, a cominciare dai rinvii delle cause di lavoro, passati da quattro a 18/24 mesi, alle centinaia di processi fermi ed alle difficoltà quotidiane dei cittadini. Per non citare poi i vari problemi strutturali che il Tribunale di Vicenza presenta, con mancanza di archivi, di strutture adeguate, di ingressi per i disabili…”. Una situazione così grave che non può essere ridotta a sterile presa di posizione campanilistica, come l’articolista del Sole vuole far passare. “La relazione – prosegue Filippin – si limita a una descrizione (e nemmeno completa) delle problematiche causate dalla riforma giudiziaria, così come è stata attuata: è insufficiente e minimizza gli evidenti problemi che ne sono derivati. Riconosce le criticità ma poi afferma contraddittoriamente che va tutto bene o che basteranno verifiche ulteriori per risolvere i problemi”. Appare quasi una beffa ricordare, come fa la relazione, che il Ministero si era già mosso per tentare di tamponare il problema, consentendo con il decreto ministeriale 10 febbraio 2014 l’utilizzo per cinque anni dei locali del Tribunale di Bassano per la trattazione degli affari da individuarsi con apposito provvedimento adottato dal Presidente del Tribunale di Vicenza. “Provvedimento rimasto lettera morta – precisa Filippin – poiché l’utilizzo di Bassano era a discrezione del Presidente del Tribunale di Vicenza che ha preferito non fare assolutamente nulla”. “Il prossimo 18 giugno – conclude Filippin – incontrerò a Roma, con dei rappresentanti degli avvocati e delle istituzioni bassanesi, la vicesegretaria del PD Debora Serracchiani: vediamo se ci sarà disponibilità in quella sede per un dialogo serio e partecipato. Ora spetta al ministro Orlando valutare le conclusioni della commissione per il monitoraggio della geografia giudiziaria: e a breve vi sarà un confronto anche con lui su questo tema e su come dare soluzioni alle criticità ammesse nella stessa relazione”. Sulla questione interviene anche Luigi Tasca, portavoce del Partito Democratico della zona Bassano-Marostica: “Volgiamo che sia chiaro che questa non è una battaglia per difendere il nostro campanile, ma per consegnare ai cittadini una giustizia efficace e rapida. Da tempo ripetiamo la nostra posizione a riguardo: che venga istituito una sorta di “Tribunale della Pedemontana” che comprende Bassano, Marostica e tutti i comuni limitrofi, così da avere un ampio bacino che faccia capo a un unico Tribunale, quello di Bassano, che possiede già tutte le strutture necessarie”. #Bassano #Giustizia #RosannaFilippin #Tribunali
- TASI, RUBINATO: ANCORA UN’INGIUSTIZIA PER I CONTRIBUENTI DEI COMUNI VIRTUOSI
“Oggi il Governo ha risposto alla nostra interrogazione sulla scadenza della Tasi riguardante i Comuni virtuosi, molti anche della Marca, che hanno deliberato l’aliquota nei tempi corretti, confermando che il termine rimane fissato al 16 giugno – spiega la deputata – aprendo però alla possibilità per i comuni di non applicare sanzioni e interessi ai contribuenti che pagheranno la prima rata in ritardo o in misura insufficiente”. Lo afferma Simonetta Rubinato, parlamentare del Pd. Il sottosegretario Enrico Zanetti, oggi in Commissione Finanze, ha infatti dichiarato che “considerata la situazione di incertezza normativa che caratterizza il meccanismo del versamento della prima rata della Tasi, si ritiene, comunque, applicabile l’art. 10 della legge 27 luglio 2000 n. 212”. Si tratta del c.d. Statuto del contribuente che alcuni comuni hanno già utilizzato per decidere di non procedere a sanzioni a carico dei contribuenti in buona fede che stanno facendo la fila nei comuni in questi giorni proprio per pagare e non certo per colpa degli uffici comunali. Per l’on. Rubinato l’intera vicenda Tasi “è un enorme pasticcio, aggravato dal rinvio al 16 ottobre voluto dall’Anci solo per i Comuni che non hanno fatto le delibere per tempo e che penalizza i cittadini proprio di quei Comuni che hanno rispettato i termini. Con l’ulteriore ingiustizia, a seguito della norma approvata dal Senato dentro all’interno del decreto legge n. 66/2014, che – grazie al meccanismo della Tesoreria unica e del Fondo di solidarietà comunale – con una parte delle somme da loro versate entro il 16 giugno sarà anticipato dal Governo, ai Comuni che se la sono presa comoda, un importo pari al 50 per cento del gettito annuo della Tasi ad aliquota base. Oltre al danno la beffa! Per questo sono intervenuta in Commissione chiedendo al Governo un ‘ravvedimento operoso sprint’, visto che a noi deputati è precluso ogni intervento di modifica del decreto n. 66, blindato per evitarne la decadenza e non pregiudicare l’erogazione dello sconto Irpef degli 80 euro”. #SimonettaRubinato #Tasi #tasse
- VENEZIA: NECESSARIO RIPORTARE LA SITUAZIONE IN LINEA
Questa mattina, in una nota congiunta con la vice presidente Debora Serrachiani abbiamo invitato il Sindaco Orsoni ad una riflessione sull’opportunità di offrire le proprie dimissioni. Umanamente dispiaciuti per la condizione in cui si trova Orsoni abbiamo maturato la convinzione che non vi fossero le condizioni perchè proseguisse il suo mandato. Le Dimissioni erano necessarie per riportare la situazione in linea. Come Pd dobbiamo fare pulizia e, una volta accertate le responsabilità, lo dobbiamo fare senza guardare in faccia nessuno. La scelta di Orsoni di dimettersi era ciò che si doveva fare per riportare tutto ad una situazione di normalità, per rimettere in linea la città di Venezia. Ma quello che è accaduto, è talmente grave che merita un approfondito esame, non solo a livello di magistratura, ma anche all’interno del partito. Andremo fino in fondo, senza fare sconti, lo abbiamo detto chiaramente, senza distinzioni tra chi è iscritto e chi no. E sapendo che dovremo essere molto decisi a fare piena pulizia quando le responsabilità saranno accertate. La città lagunare ha vissuto una propria situazione giudiziale gravissima, uno scandalo che ha coinvolto in modo più vasto il centrodestra ed anche un pezzo del Pd, che intendiamo isolare completamente. Per riconquistare Venezia sarà importante far emergere tutti quei dirigenti, quegli iscritti e quei militanti che in questi anni si sono sempre contraddistinti per il loro lavoro e che hanno fatto e stanno facendo politica per il bene della loro città; solo così torneremo, in Veneto e in Italia, ad essere credibili. Padova, 13.06.2014 #DeboraSerracchiani #GiorgioOrsoni #MOSE #Venezia
- VENEZIA: NECESSARIO RIPORTARE LA SITUAZIONE IN LINEA
Questa mattina, in una nota congiunta con la vice presidente Debora Serrachiani abbiamo invitato il Sindaco Orsoni ad una riflessione sull’opportunità di offrire le proprie dimissioni. Umanamente dispiaciuti per la condizione in cui si trova Orsoni abbiamo maturato la convinzione che non vi fossero le condizioni perchè proseguisse il suo mandato. Le Dimissioni erano necessarie per riportare la situazione in linea. Come Pd dobbiamo fare pulizia e, una volta accertate le responsabilità, lo dobbiamo fare senza guardare in faccia nessuno. La scelta di Orsoni di dimettersi era ciò che si doveva fare per riportare tutto ad una situazione di normalità, per rimettere in linea la città di Venezia. Ma quello che è accaduto, è talmente grave che merita un approfondito esame, non solo a livello di magistratura, ma anche all’interno del partito. Andremo fino in fondo, senza fare sconti, lo abbiamo detto chiaramente, senza distinzioni tra chi è iscritto e chi no. E sapendo che dovremo essere molto decisi a fare piena pulizia quando le responsabilità saranno accertate. La città lagunare ha vissuto una propria situazione giudiziale gravissima, uno scandalo che ha coinvolto in modo più vasto il centrodestra ed anche un pezzo del Pd, che intendiamo isolare completamente. Per riconquistare Venezia sarà importante far emergere tutti quei dirigenti, quegli iscritti e quei militanti che in questi anni si sono sempre contraddistinti per il loro lavoro e che hanno fatto e stanno facendo politica per il bene della loro città; solo così torneremo, in Veneto e in Italia, ad essere credibili. Padova, 13.06.2014 #DeboraSerracchiani #GiorgioOrsoni #MOSE #Venezia
