“Ora è evidente che c’è chi ha racconta bugie ai propri concittadini: la bocciatura dell’emendamento per ripristinare il riconoscimento del presidio ospedaliero alla casa di cura di Porto Viro, avvenuta in commissione Sanità con il no della maggioranza, l’imbarazzato silenzio dell’assessore Coletto e senza che l’assessore che dovrebbe tutelare il nostro territorio muovesse un dito, è la prova lampante che tutte le promesse dei mesi scorsi non sono altro che bugie, come tante ne sono state dette in questi anni da chi ha governato il Veneto ed ha lasciato che il Polesine fosse marginalizzato”. Il consigliere regionale Graziano Azzalin non digerisce l’affossamento dell’emendamento alla Legge regionale 27 luglio 2012, “Disciplina del sistema regionale di trasporto sanitario di soccorso ed emergenza: definizione dei requisiti per l’accreditamento istituzionale”, da lui presentato, con il quale chiedeva che la casa di cura Madonna della Salute di Porto Viro, “a fronte dei servizi sanitari che le stesse schede di dotazione territoriale continuano a mantenere in capo alla struttura”, tornasse ad avere il riconoscimento di Presidio ospedaliero. “La paradossale situazione che si è prodotta – sottolinea Azzalin – è che alla struttura portovirese si chiede di prestare dei servizi e di rispettare i rigorosi parametri, senza che posi questo si traduca in un riconoscimento formale. Le tre autoambulanze confermate in capo alla Casa di cura, così come lo stessi servizi di pronto soccorso e di Suem con il mantenimento attivo di tutti i servizi specialistici correlati, compresa la terapia intensiva, sono messi a rischio. Non vi sono altre strutture che possano svolgere tali servizi in un’area di enormi dimensioni e, soprattutto, dove durante il periodo estivo, complice la stagione balneare, si registrano afflussi di visitatori tali da rendere assolutamente imprescindibile l’attività della Casa di cura di Porto Viro. Ora tutto questo è messo in discussione, nonostante le promesse che l’assessore polesano, accompagnata dal direttore generale della Sanità regionale, ha fatto ai responsabili della struttura ed alle istituzioni del territorio. Si è trattato delle solite promesse da marinaio e, ancora una volta, i nodi sono venuti al pettine: quando si è trattato di difendere l’Ulss di Adria che non significa servizi ai cittadini ma solo poltrone in più da assegnare ai dirigenti ed ai sindaci amici, abbiamo visto l’assessore muoversi. Quando, invece, a rischio sono aspetti che non le producono un diretto tornaconto clientelare, nulla si muove”. Secondo il consigliere polesano, “è inutile farsi belli parlando del riconoscimento della specificità territoriale, se poi questa non si traduce in una difesa dei servizi ma solo delle careghe. A questo ci ha ormai abituato il centrodestra, ma noi non intendiamo rassegnarci. La sanità polesana è stata messa pesantemente sotto attacco anche perché chi governa non ha fatto nulla affinché i principi condivisi nel Piano socio sanitario si traducessero in realtà. Anzi, non un dito è stato mosso in difesa dei servizi e dei nostri ospedali. Ma di questo i cittadini si ricorderanno al momento opportuno”.
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