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La sanità veneta verso il privato

Aggiornamento: 12 gen

I dati smentiscono le rassicurazioni di Zaia. Veneti costretti a spendere di più e in molti a rinunciare alle cure. Servizi razionati e assistenza sul territorio deficitaria


La sanità regionale sta scivolando lentamente, ma inesorabilmente, verso il privato. Le rassicurazioni del presidente Zaia non trovano alcun fondamento negli atti amministrativi della giunta, né tanto meno nei dati sul settore pubblicati dalla stessa Regione. E mentre la spesa dei veneti per le cure continua ad aumentare, peggiora l’offerta di servizi ai cittadini. La perdurante carenza di medici di medicina di base e di strutture sanitarie sul territorio comporta la mancanza di filtri verso i pronto soccorso degli ospedali. I tagli al Pnrr su questo versante e la totale mancanza di investimenti a copertura da parte della Regione indicano che nel prossimo futuro la situazione rischia di peggiorare. Il quadro sullo stato della sanità pubblica in Veneto è stato tracciato, dati alla mano, dal Partito Democratico veneto che questa mattina lo ha illustrato nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato il segretario regionale Andrea Martella, la capogruppo in Consiglio regionale Vanessa Camani, la vice presidente della Commissione Sanità Anna Maria Bigon e Margherita Miotto del gruppo di lavoro sanità e sociale del PD Veneto. «Secondo una recente indagine della Fondazione Corazzin, 7 veneti su 10 ritengono peggiorato il servizio negli ultimi anni», ha esordito il segretario regionale del PD, Andrea Martella. «I cittadini vanno ascoltati e non presi in giro con rassicurazioni infondate, la sanità è una priorità assoluta per il Partito Democratico. Alcuni mesi fa abbiamo lanciato una raccolta firme su quattro priorità: liste di attesa, carenza di medici e personale ospedaliero, incremento dei medici di base, tutela della salute mentale per giovani ed adulti. Quattro questioni ancora attualissime perché la situazione non è migliorata nel frattempo. E la legge di bilancio non fa che peggiorare la situazione». «L’ammontare delle risorse destinate al privato accreditato è ben oltre il doppio del 6 per cento dichiarato da Zaia, e arriva al 14,1 per cento come dimostra il rapporto 2023 Oasi - Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano dell’Università Sda Bocconi” ha detto Vanessa Camani. «Secondo la Relazione Socio Sanitaria 2023 sulla sanità le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogate dai privati accreditati, nel 2022, sono il 13,7 per cento del totale. Nel 2022, i posti letto ospedalieri del privato accreditato rappresentano il 22,48 per cento del totale regionale e i ricoveri sono stati il 16,4 per cento del totale regionale. Dale 2019 i posti letto negli ospedali pubblici sono diminuiti dell’11,34 per cento (meno 1.439), mentre, e non è certo una sorpresa, quelli delle cliniche private sono aumentati di 231 unità, facendo segnare un +7,62 per cento». «La spesa dei cittadini per esigenze di cura è un indicatore di servizi non erogati spesso a causa di lunghe liste di attesa – prosegue Camani – è in costante aumento e nel 2021 i cittadini Veneti hanno speso 756 euro pro capite, circa 100 euro in più della media nazionale per prestazioni in parte rientranti nei livelli essenziali di assistenza, quelli che dovrebbero essere garantiti universalmente a ogni persona residente in Italia. Si tratta chiaramente di un diritto negato per prestazioni che dovrebbero essere gratuite o prevedere al massimo la compartecipazione con il versamento del ticket». Livelli essenziali di assistenza (LEA): «il Veneto è sceso al quinto posto nella graduatoria del monitoraggio Lea che rappresenta il livello di garanzia del diritto alla salute per i cittadini. In passato il Veneto ha occupato in passato il primo o al massimo il secondo posto: in particolare la ragione per cui scendiamo al quinto posto riguarda le performance negative nel settore prevenzione», rimarca la vice presidente della Commissione consiliare sanità, Anna Maria Bigon. Anche le liste di attesa continuano a costituire una gravissima criticità nell’accesso alle cure. Per questa ragione il ricorso al privato con intero pagamento della prestazione a carico del cittadino continua ad aumentare. In questo ambito è grave constatare che il Veneto non comunichi più i dati per il monitoraggio Agenas (Agenzia nazionale Servizi Sanitari regionali). Permane gravissima la carenza nei servizi per la salute mentale di giovani e adulti: in particolare mancano il personale e le risorse finanziarie destinate a tali servizi. «Il 70 per cento, secondo i dati del Censis, dei cittadini italiani è molto preoccupato per il futuro della sanità. Tra le carenze che abbiamo individuato anche in Veneto, la sanità territoriale è un punto particolarmente dolente», ha dichiarato Margherita Miotto. «Gli accessi al Pronto soccorso per il 74 per cento sono codici bianchi e verdi si legge nella Relazione socio sanitaria 2023 della Regione e solo il 9 per cento dei casi è seguito da ricovero. Questi dati hanno un significato ben preciso: sul territorio non è attivo alcun filtro. Del resto i medici di medicina generale sono pochi e oberati da impegni crescenti». Inoltre, il programma del PNRR riguardante il potenziamento degli Ospedali di Comunità, la creazione delle Case della Comunità e gli altri servizi territoriali, è stato decurtato del 30 per cento per decisione del governo nazionale. La promessa del presidente Zaia di mantenere l’ambizioso programma utilizzando i fondi per l’edilizia ospedaliera, è una mera dichiarazione di intenti che non trova alcun riscontro negli atti amministrativi della Regione. Infatti, il piano dei 437 milioni di investimenti presentato dalla Regione il 30 ottobre scorso, avente durata di 10 anni, non riserva neppure un euro alle strutture territoriali previste inizialmente e ora tagliate dal PNRR.


Scarica il documento di sintesi del Partito Democratico con i dati sul peso reale della sanità privata in Veneto

SANITA IN PERICOLO
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