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Autonomia: «È una legge scritta male non regge nell'impianto giuridico ed economico»

L'intervista sull'autonomia al senatore e segretario regionale veneto del Pd, Andrea Martella, pubblicata il 23 settembre dai quotidiani NEM a firma Enrico Ferro



«Non si capisce bene a cosa miri Zaia e né quando realmente possa partire un confronto tra il governo e le regioni, visto che dietro l'apparente condivisione, tra le forze politiche della maggioranza, ci sono differenze profonde su questa materia. Quale è l'autonomia di Zaia? Quella di trasferire allo Stato i costi e il rischio d'impresa della Pedemontana veneta, da lui voluta? Una scelta poco autonomista e poco concorrenziale mi pare».


Andrea Martella, senatore e segretario regionale del Pd, va giù duro.

«La legge Calderoli è una legge scritta male, che non regge dal punto di vista giuridico ed economico. Una legge che sottrae al Parlamento competenze su una molteplicità di materie, conferendo solo al governo e agli esecutivi regionali la decisione finale. Una legge che finirà per indebolire i fattori di competitività delle nostre imprese e la tenuta dei conti pubblici», continua il segretario dem.


Ma il punto è: rispetta o no i dettami Costituzionali?

«Questa riforma, se così la si può chiamare, va contro lo spirito della Costituzione in materia di autonomia. Questo perché prevede un'autonomia finanziaria degli enti locali e, però, al tempo stesso non istituisce un fondo perequativo per quei territori con minore capacità fiscale, contribuendo così ad allargare i divari già esistenti tra cittadini nelle diverse regioni italiane. Un conto è trasferire funzioni particolari, altra cosa è attribuire alle Regioni competenze generali su materie che mettono a repentaglio la necessaria unitarietà delle politiche pubbliche. Inoltre, dovrebbe essere chiaro a tutti che materie come l'istruzione, l'energia, le grandi reti di comunicazione, il commercio estero richiedono un orizzonte strategico nazionale, se non addirittura europeo, e non certo di scala regionale».


Martella non concorda nemmeno con il principio dei Lep. «La distinzione fra materie Lep e materie non definite Lep è arbitraria e ingiustificata» sostiene il senatore del Pd. «Nel caso di queste ultime, se definite sulla base della spesa storica, senza una preventiva valutazione comparativa e senza strumenti di perequazione finanziaria tra le regioni, vedrebbero la cristallizzazione della spesa e delle diseguaglianze. I Lep non ci sono, non stati definiti e non ci sono risorse per finanziarli. Quando nella legge si scrive che va "garantita l'invarianza finanziaria", significa certificare l'impossibilità di realizzare questa riforma».


Quando si parla di Lep il pensiero va alla sanità. «Il rischio è che esplodano le differenze che già esistono nei servizi sanitari» dice Martella. «Se aumenta la concorrenza fra le regioni, anche tra quelle a noi più vicine, aumenta la mobilità e la migrazione dei pazienti. È un tema che Zaia si dovrebbe porre, visto lo scivolamento della nostra sanità verso il privato e i problemi che già esistono per la carenza di medici ed infermieri».


E il referendum? «Dopo la chiusura della maggioranza durante la discussione parlamentare, è oggi lo strumento per fermare una legge sbagliata e pericolosa e il modo per ripensare un modello autonomistico equilibrato».

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