Comunicato stampa – Roma, 30 aprile 2014
*segue in calce testo dell’interrogazione
“Il 28 maggio scade il congelamento delle cause intentate contro l’Italia dai detenuti presso la Corte europea dei diritti dell’Uomo, abbiamo poco tempo per completare le azioni che ci sono richieste per rendere umane le nostre case circondariali o ci ritroveremo con probabili indennizzi milionari da pagare ai detenuti e alle loro famiglie. Solo la prima causa costerà al paese 100 mila euro e altri 4 mila procedimenti sono in attesa, non è difficile immaginare quale potrebbe essere il danno economico per il paese” così la senatrice Puppato annuncia il deposito di un’interrogazione che segue la mozione del 6 novembre 2013, ma non ancora discussa. “Il danno di immagine invece è già irrecuperabile, il nostro paese è in cima alle classifiche europee sia per numeri di detenuti su posti disponibili, sia per suicidi e atti di autolesionismo, ovvero il nostro paese infligge delle vere e proprie torture ai propri carcerati, di cui molti in attesa di giudizio o condannati per pene non offensive o ancora per il semplice fatto di essere clandestini” ha continuato Puppato “alcuni passi importanti sono stati fatti, ma servono azioni strutturali che evitino il ricrearsi del problema in futuro, così come richiestoci più volte dal Presidente della Repubblica e da molte associazioni della società civile. Purtroppo anche gli istituti migliori come il S.Bona di Treviso sono sovraffollati, mentre i programmi di rieducazione e di cura del detenuto sono mal finanziati, anche laddove presenti”. “Dobbiamo riappropriarci della cultura che vuole, nella pena detentiva, la compresenza dell’azione punitiva e dell’azione rieducativa del soggetto e non un mero parcheggio per chi ha compiuto un crimine. Abbiamo bisogno di potenziare il corpo di polizia penitenziaria e mettere in uso le strutture vuote disseminate su tutto il territorio, finanziando programmi che portino lavoro a chi è in prigione, anche come servizio alla comunità nei comuni, favorendo il reinserimento una volta scontata la pena” ha concluso la senatrice con un ricordo su Aldrovandi “nei giorni in cui assistiamo a becere manifestazione di sostegno agli agenti che provocarono la morte di Federico, manifestazioni che umiliano, elevando ad eroi delle mele marce, tutti quei bravi agenti di polizia che giornalmente svolgono con competenza il loro ruolo, questa interrogazione vuole anche essere una risposta per la famiglia di Federico e per tutti coloro che hanno sofferto le ingiustizie del carcere italiano”
Roma, 30 aprile 2014
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Ufficio Stampa Laura Puppato
349.7809841
INTERROGAZIONE al Ministro della giustizia al Ministro dell’Interno Premesso che:
in data 29 aprile 2014 un articolo comparso su “la Tribuna di Treviso” analizzava la situazione carceraria della Casa circondariale S. Bona di Treviso, evidenziando come in essa siano detenuti 56 persone oltre la capienza massima;
sullo stesso giornale, mercoledì 30 aprile venivano pubblicati i dati del Dap, in risposta ai dati rilanciati dal Consiglio d’Europa, secondo i quali i detenuti sarebbero ad oggi59 mila, contro i 45 mila posti disponibili nelle strutture italiane;
il 28 maggio scadrà il congelamento delle circa 4 mila cause intentate alla Corte europea dei diritti dell’uomo, data limite per convincere Strasburgo che l’Italia ha adottato le misure adeguate per riportare la situazione carceraria nazionale a livelli di sostenibilità e rispetto dei diritti della persona;
la sottoscritta prima firmataria, assieme a sedici colleghi ha depositato una mozione riguardante la situazione carceraria con richieste precise al governo sull’adeguamento delle strutture e del personale necessario al loro funzionamento, pubblicata il 6 novembre 2013, nella seduta 135 come Atto n. 1-00177, ma mai posta all’ordine del giorno;
Considerato che:
pur essendoci dei passi avanti riconoscibili, la necessità di un nuovo sistema detentivo italiano fatica a trovare la piena considerazione e la priorità che spetta al tema nell’agenda politica, mentre i risultati sembrano dovuti più ad un tentativo di mettersi in linea con le indicazioni europee per rispondere all’emergenza, più che la strutturale riforma necessaria;
anche per questo, il Presidente della Repubblica ha nuovamente richiamato l’attenzione di tutti noi su questa vicenda che provoca sofferenze ai limiti della tortura per migliaia di detenuti e umilia chiunque si voglia riconoscere in un’Italia paese civile e democratico;
la retorica utilizzata da certe forze politiche e alcuni giornali ha alimentato un sentimento giustizialista che viene cavalcato e rende più invisi interventi miranti alla depenalizzazione dei reati minori o all’individualizzazione di pene alternative;
vi è, dunque, una forte difficoltà a far crescere in Italia una concezione culturale della pena non solo punitiva, ma anche rieducativa e, in conseguenza, i programmi di rieducazione, di lavoro o altro, sono mal finanziati se non assenti;
l’attuale situazione carceraria è dovuta soprattutto ad una serie di contraddizioni interne al nostro sistema, tra tutte la presenza di detenuti in attesa di giudizio definitivo, la lentezza dei processi causata da riforme della giustizia scritte ad uso e consumo degli scriventi che non hanno inciso sull’endemiche patologie del sistema, un corpo poliziesco ampiamente sotto organico e strutture costruite e poi lasciate vuote ed in degrado;
anche le strutture migliori in Italia, come è il S. Bona di Treviso, dove sono presenti personale medico e psicologico, sono messe a dura prova dall’attuale situazione, dovendo far fronte a programmi contro la “morte volontaria” e l’autolesionismo spesso mal finanziati;
si chiede di sapere ai Ministri di indirizzo:
quale sia lo sviluppo attuale delle azioni poste in atto per rispondere alle sollecitazioni della Corte Europea dei diritti dell’uomo;
quali possano essere le misure da porre in atto per una riforma strutturale del sistema detentivo così da evitare il riporsi del problema in futuro;
se non si possa realizzare un’analisi completa e dettagliata sullo stato delle strutture in uso e non in uso per verificare l’adeguatezza delle prime e i costi di eventuali aperture delle seconde.