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Femminicidio, Murer: “No ai criteri di riparto del Fondo antiviolenza. Più spazi ai Centri indipende

ROMA. (1 LUG).“No a criteri di riparto dei fondi per le iniziative contro la violenza di genere, così come sono stati indicati dal Dipartimento delle Pari Opportunità alla Conferenza Stato- Regioni. Il Governo modifichi quello schema di decreto. Vanno, innanzitutto, sostenuti i centri e le case rifugio indipendenti e già attivi sui territori, quelli che vengono tenuti aperti, da anni, grazie al lavoro dei volontari e che sono, da sempre, l’unico riferimento per donne che subiscono violenze”. Lo dichiara Delia Murer, deputata Pd, componente della commissione Affari sociali della Camera, a proposito delle modalità di riparto dei 17 milioni di euro stanziati dalla legge 119/2013 (“femminicidio”) fissati nei giorni scorsi dal Dipartimento delle Pari Opportunità, che ha presentato un primo schema di Dpcm. Le risorse, secondo l’atto presentato alla Conferenza Stato-Regioni, sono così ripartite: più di 5 milioni destinati alla creazione di nuovi centri antiviolenza e case rifugio, circa 9 milioni al finanziamento aggiuntivo di interventi regionali e circa 2,26 milioni ripartito in parti uguali tra i centri antiviolenza e le case rifugio già esistenti, pubblici e privati. Per gli storici Centri antiviolenza e per le Case rifugio già attive (circa 350), quindi, ci sarebbe un finanziamento medio di 3mila euro l’anno ciascuno per i prossimi due anni. “Con questi soldi – dice la deputata Murer- , le attività storiche faranno fatica perfino a pagare le sole utenze mentre una quantità significativa di risorse viene indirizzata verso azioni delle Regioni, tutte ancora da scrivere, dai contorni non ben definiti, che rischiano di essere improvvisate e che possono essere troppo legate ai livelli istituzionali laddove, invece, vanno sostenute le reti indipendenti. Il Governo deve intervenire rapidamente per cambiare completamente l’approccio: è giusto finanziare anche nuovi interventi ma riservando a questi una percentuale minore del finanziamento. Gran parte delle risorse deve servire a sostenere, consolidare, implementare le attività già sperimentate con successo sui territori, radicate nel sapere e nel metodo, operative da anni, associate alle reti nazionali, che hanno consentito già a moltissime donne di ritrovare una strada, di ricostruirsi un’autonomia, di salvarsi la vita”.

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