Il segretario regionale del PD: «Spero sia la fine del centralismo regionale»
«Il referendum a Belluno è il primo passo per scardinare il centralismo regionale che da 15 anni soffoca le specificità locali, aumenta la spesa pubblica e diminuisce l’efficienza nell’erogazione dei servizi». Il segretario regionale del Partito Democratico, Alessandro Bisato, reputa il via libera di Palazzo Balbi alla consultazione bellunese «un atto dovuto» e auspica che possa riaprire il dibattito pubblico sull’assetto istituzionale del Veneto. «Per Belluno e per i bellunesi», afferma Bisato, «vorrei che finalmente fosse la volta buona di vedersi riconosciuto il “differenziale montagna”. C’è uno statuto, c’è una legge regionale, ora dopo il referendum Zaia si rassegni ad applicare quanto è giusto e quanto è previsto. Dovrà farlo con atti amministrativi, non con le solite contraddittorie dichiarazioni». «Per il resto del Veneto il referendum per garantire maggiore autonomia a Belluno, diventa l’opportunità di rivedere le relazioni e i rapporti tra i territori e la pianura, tra le periferie e il centro. Finora, la Regione ha proceduto ad accentrare funzioni, riducendo deleghe e spazi di autonomia dei territori. Poiché la Regione dovrebbe invece impostare le politiche di rete e pianificare le azioni più che entrare nella gestione diretta dei servizi, credo che presto o tardi dovremo ridiscutere tutti insieme il patto che ci unisce. In alcune aree le cose possono rimanere così come sono, ma di certo in altre bisogna avvicinare gli strumenti di governo a cittadini, imprese ed istituzioni. Belluno, la laguna di Venezia, alcune zone del Polesine, la montagna vicentina e quella veronese, sono molte le zone che da tempo reclamano strumenti differenziati a fronte di condizioni ambientali, economiche e sociali molto distanti rispetto ai grandi centri urbani. E Belluno, con la legge 25 del 2014 doveva da tempo essere apripista e laboratorio per una effettiva maggiore autonomia che sta in piedi sulle due gambe fatte di deleghe e risorse». Nonostante il dibattito sia avviato da quasi venti anni su questi temi, conclude Bisato, «la classe politica al governo in Veneto si è sempre rifiutata di esplorare scenari che potessero ridurre l’accentramento di potere regionale. A mio avviso è venuto il tempo di affrontare i problemi per come si presentano e di cominciare a risolverli».