Ormai a distanza di un mese, la Regione Veneto dimostra quanto sia stata miope nell’approvazione di una legge elettorale che non ha previsto la doppia preferenza di genere. Le dichiarazioni dei rappresentanti della maggioranza di Zaia hanno dimostrato tutta la loro misoginia, la loro paura, nel permettere alle donne di concorrere in piena parità ai seggi di Consigliere regionale; dal capogruppo della Lega Nord, Federico Caner abbiamo sentito dire che: “…la preferenza di genere è una boiata pazzesca”; sottolineando: “io ho votato in Commissione questo provvedimento perché c’era un accordo politico non perché fossi personalmente d’accordo con questo provvedimento…” La seconda settimana di febbraio il Senato ha introdotto nella riforma elettorale la doppia preferenza di genere nelle liste e soprattutto si prevede un vincolo per quanto riguarda i capilista. Con la riformulazione dell’emendamento approvato, infatti, nel numero complessivo dei capilista nei collegi di ciascuna circoscrizione non potranno esservi più del 60 per cento di candidati dello stesso sesso. Dopo tante mobilitazioni e dopo tanti anni di battaglie finalmente avremo un meccanismo chiaro ed efficace per il riequilibrio della rappresentanza di genere. Inoltre, la riforma della Costituzione prevede che i consigli regionali eleggano i futuri senatori, ne consegue che se le regioni non si dotano di strumenti per equilibrare il rapporto tra uomini e donne nelle competizioni elettorali, si rischia di avere un Senato quasi esclusivamente maschile, disattendendo le norme costituzionali che prevedono il principio della parità di genere. Con la L. 215/12 la doppia preferenza è già prevista per i comuni sopra i 5.000 abitanti, mentre con la legge numero 65 del 2014 abbiamo votato alle Elezioni Europee con tre preferenze purché una fosse di genere diverso. Secondo questi principi, già la scorsa settimana la Regione Umbria ha approvato la possibilità che gli elettori esprimano una doppia preferenza tra generi diversi, oggi la Regione Puglia la sta discutendo in Consiglio regionale, l’Emilia Romagna, la Campania, la Toscana e la Sicilia l’hanno già in vigore. Il risultato è stato di avere nei Consigli una maggiore rappresentanza di Consigliere preparate e competenti. Ma il Veneto questo importante passo per dare sostanza alla democrazia paritaria e al riequilibrio di una situazione sbilanciata che viola il principio inderogabile di uguaglianza, solennemente sancito dagli articoli 3 e 51 della Costituzione, ha ritenuto di non farlo, dimostrando fino in fondo il distacco dalla realtà politica e sociale del nostro territorio di un governo regionale miope, che guarda anche in questo caso al suo orticello, d’altra parte ogni donna eletta in Consiglio è un uomo in meno, ma il mantenimento di uno status esclusivamente maschile pone il Veneto tra le ultime Regioni d’Italia in termini di democrazia! Anche di questo, come di tanti altri primati negativi, dovremo solo e sempre ringraziare Zaia! Raffaela Salmaso Portavoce Democratiche Venete Vicesegretaria regionale PD Veneto
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