“Secondo i dati dell'Arpav le piogge in Veneto sono crollate più della metà rispetto alla media e non piove in maniera significativa da oltre novanta giorni con un - 65 per cento delle precipitazioni. Gli effetti di questa grande sete non sono immediatamente visibili ma si osserveranno a distanza di mesi. Per questo si stima una perdita tra il 50 e il 100 per cento dei raccolti tradizionali per l’agricoltura veneta e bisogna già oggi lavorare per le riserve del prossimo autunno. La Regione Veneto deve perciò fare i conti con una sfida epocale e sempre più frequente promuovendo politiche efficaci per garantire questa risorsa vitale: nuovi invasi, lotta agli sprechi e alle perdite degli acquedotti, verifica del reticolo irriguo e della salute dei corpi idrici - la situazione drammatica del Piave è esempio evidente - un piano per l’irrigazione regionale con tecniche innovative e di precisione come la pluvi-irrigazione, riutilizzo dell’acqua per usi non civili, campagne informative ai cittadini. Le risorse economiche - anche europee - non mancano. Da ultimo, si pensi a Marghera con la prevista Hydrogen Valley come un asset importante della strategia energetica nazionale: una sede naturale per lo sviluppo su scala industriale delle applicazioni legate all’idrogeno e quindi un polo dell’acqua legato proprio alla sua salvaguardia. Onorando così la storia di Venezia che sull’acqua ha fondato la sua gloriosa storia secolare. Il cambiamento climatico non è più una solo una questione ambientale ma di innovazione e di portafoglio”. Lo dichiara Matteo Favero, responsabile del Forum Ambiente e Infrastrutture del Veneto.
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