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Strage via D'Amelio. Martella: «Memoria è dovere morale a non abbassare la guardia»


«Sono trascorsi 30 anni dalla strage di via D’Amelio. Gli echi delle bombe del 1992 che avevano già portato via il giudice Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta, continuano a scuotere le nostre coscienze. Un attacco violento e senza precedenti della mafia allo Stato che ferì nel profondo il Paese. La reazione degli italiani fu ferma e decisa. L’indignazione e la determinazione a non cedere a nessun ricatto si affermarono in maniera naturale. Rimangono ancora tante cose da spiegare di quel periodo tremendo che ha affrontato l’Italia e a distanza di trent’anni la memoria ha un valore straordinario. Ripercorrere quei giorni drammatici, contestualizzarli, far comprendere alle nuove generazioni i passaggi delicati vissuti dalla nostra Repubblica è importante. Contrastare la criminalità organizzata è un dovere collettivo e lo si fa con le leggi, con il lavoro di magistrati e forze dell’ordine, con il controllo del territorio, con la partecipazione della società civile per promuovere la cultura della legalità. Quel giorno con Paolo Borsellino persero la vita Emanuela Loi prima donna a cadere in servizio per mano della mafia, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina e la vita di Antonio Vullo unico superstite fu segnata per sempre. Oggi la criminalità organizzata usa metodi meno appariscenti ma non è meno pericolosa e rimane sempre una minaccia per lo stato di diritto, anche perché usa metodi più sofisticati e ha allargato il suo raggio d’azione, come sappiamo, anche ad altri territori. Si è internazionalizzata e con la sua pervasività punta ad infiltrarsi in ogni ambito sociale approfittando delle risorse economiche. Per questo oggi, soprattutto per le nuove generazioni, per chi quel 19 luglio di 30 anni fa ancora non era nato, ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino, degli uomini della sua scorta e di tutte le vittime di mafia è un dovere morale, un monito a non abbassare la guardia». Lo afferma il segretario regionale del Partito democratico Veneto, Andrea Martella.

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