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Orientamento Attivo per gli studenti


La proposta del Pd Veneto per rendere efficace l’orientamento scolastico


Fermare l’emorragia di talenti, bloccare la dispersione scolastica e arginare il numero di giovani che non studiano e non lavorano. Sono gli obiettivi della proposta del Partito democratico del Veneto di revisione dell’orientamento scolastico.


Si chiama Orientamento Attivo e ha come scopo trasformare le attività di informazione in esperienze dirette fatte in prima persona dagli studenti, sia in ambito universitario, sia in ambito aziendale, sul modello del programma europeo Erasmus.


La proposta è stata illustrata nel dettaglio oggi nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato il segretario regionale Andrea Martella, il segretario del circolo di Schio, Luigi Copiello, la responsabile regionale per le politiche del lavoro, Vanessa Camani, il coordinatore del tavolo Lavoro nazionale dei Giovani Democratici, Pietro Galeone.


L’idea presenta numerosi vantaggi e può facilmente essere attuata senza toccare la normativa di riferimento, ha spiegato il segretario regionale Andrea Martella. «Passeremo da un orientamento passivo e obbligatorio che oggi disincentiva questi percorsi a stimolare i giovani nell’esplorazione degli ITS, delle università o delle imprese di loro interesse, in attività che li responsabilizzano verso le scelte future».


L’orientamento attivo, ha detto Pietro Galeone, «utilizza lo strumento dell’apprendistato, che è un vero rapporto di lavoro e formazione e valorizza il dialogo con le parti sociali. Si tratta di uno strumento ancora troppo poco diffuso nell’istruzione secondaria e che invece quando viene usato ha ottimi risultati occupazionali anche dopo il conseguimento del titolo di studio, in quanto crea un rapporto solido e spesso duraturo tra impresa e lavoratore. Per questo è uno strumento prezioso anche per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, in quanto è l’impresa stessa a formare i giovani lavoratori con le competenze di cui ha e avrà bisogno».


La sperimentazione, ha affermato Gigi Copiello, può essere realizzata a più livelli: «Per le scuole medie possono essere ad esempio i ‘laboratori orientanti’ da realizzare nelle aree di possibile scelta: scuole professionali, scuole tecniche, licei. Per le scuole superiori, sono congrui periodi, nel quarto e quinto anno compresa l’estate, nei quali, a scelta dello studente, si realizza l’esperienza: in alternanza scuola lavoro, in regime di apprendistato; in alternanza scuola lavoro dentro i percorsi ITS, in apprendistato; in alternanza scuola Università. Inoltre pensiamo che queste attività debbano sostituire le attuali modalità di orientamento e alternanza, che ai ragazzi vadano riconosciuti i crediti formativi maturati e che lo Stato possa riconoscere i periodi di orientamento attivo come una prima dote valida a fini pensionistici. Infine, queste esperienze possono essere realizzate in tutta Italia, cioè a distanza dalla propria residenza, con le stesse modalità del programma europeo Erasmus».


«L’orientamento attivo consente ai ragazzi, ai formatori, alle famiglie, di verificare in tempo reale e in modo congiunto le opportunità e le criticità che insorgono», ha ricordato Vanessa Camani. «Anche perché si realizzano già dentro il normale ciclo di studi, quando ancora tutti i soggetti sono presenti e attivi. Gli interventi, le possibili correzioni, saranno allora efficaci, non disperse ma sinergiche ed è uno strumento che potrebbe consentire di diminuire la dispersione scolastica. Sarà interessante sperimentarlo nel Veneto e, se efficace, poterlo estendere a tutto il Paese».


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