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Marmolada, un mese dopo

Aggiornamento: 10 ago 2022


È passato un mese dalla tragedia della Marmolada. Ma non può attenuarsi né il dolore per le vittime, né la necessità di riflettere sul significato di quel che è accaduto. Un significato chiaro, inequivocabile, che rende impossibile far finta di non capire: siamo entrati in una fase nuova della sfida climatica.


Nell’enorme voragine aperta dal crollo del saracco nel ghiacciaio sono finite anche le alzate di spalle di chi, specie a destra, in Italia e altrove nel mondo, ha sempre negato o minimizzato il problema, così come le illusioni di chi pensava che il cambiamento del clima fosse un problema di prospettiva, riguardante le generazioni future.


No, non è così. Siamo al “qui e ora”. I ghiacciai che fondono, le estati che diventano torride e infinite, i fiumi in secca, a cominciare dal Po: tutto questo sta entrando nelle nostre vite, incide sulle nostre abitudini quotidiane, manda in crisi agricoltura e allevamento, influisce sulla catena alimentare. E impone l’urgenza assoluta di agire, prendendo piena coscienza di come quelle ecologiche non siano questioni a se stanti e di come non esistano due piani separati, uno ambientale e uno economico-sociale.


Siamo impegnati, grazie al PNRR e a risorse europee mai avute in questa straordinaria dimensione, in un’opera di vera e propria ricostruzione del Paese, per uscire dalla crisi prodotta dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina, e per riprendere finalmente a crescere. Bene: deve essere chiaro che la crescita dei prossimi anni o sarà sostenibile o non sarà.


Troppo a lungo abbiamo pagato il prezzo di un’economia piegata alla “logica dello scarto”: una deriva, denunciata tante volte da Papa Francesco, che in tutto il mondo sviluppato ha portato allo sfruttamento intensivo delle risorse ambientali e delle persone.


Oggi abbiamo l’opportunità di approdare ad un nuovo modello di sviluppo, unendo nella stessa battaglia crescita e sostenibilità ambientale, sviluppo e giustizia sociale. Questa è la sfida alla quale è chiamata la politica, sia sul piano nazionale, sia – perché è indispensabile muoversi in modo sistemico, come ha ricordato anche il Presidente Mattarella – a livello europeo e globale.


Il programma del Green New Deal e il pacchetto di misure “Fit for 55” per ridurre i gas climalteranti di almeno il 55 per cento entro il 2030 non sono astrazioni lontane. Sono la strada concreta da percorrere per superare una volta per tutte il dualismo tra sviluppo e sostenibilità, per cambiare il nostro modo di produrre e consumare energia, ridurre drasticamente i consumi di petrolio e di carbone, diminuire i rifiuti prodotti, riciclare le risorse di cui disponiamo evitando di utilizzarne di nuove quando non strettamente necessario, promuovere la mobilità sostenibile, investire sulle fonti rinnovabili e cioè sull’energia eolica, su quella geotermica, su quella solare.


Tutto questo non è solo un’esigenza, una necessità. È un’occasione, è una straordinaria opportunità. In senso ampio, per avviare il motore di una nuova strategia di crescita che sia a misura d’uomo e che guardi al futuro garantendo sviluppo, lavoro e qualità della vita. E poi per quanto riguarda noi, il nostro Paese, la nostra regione, perché la “transizione ecologica”, accompagnata da adeguate tutele e da efficaci percorsi di formazione e riqualificazione dei lavoratori, può davvero significare ricostruire su nuove basi la nostra capacità economica e industriale e creare nuove opportunità di occupazione.


Per tutto questo, in Italia e in Veneto, sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale sono, insieme, al centro della nostra proposta per il futuro. Andrea Martella



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