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La riforma della separazione penalizza i figli e le madri

Le donne Democratiche del Veneto prendono posizione sul ddl “Pillon”

Come Democratiche Venete siamo fortemente contrarie alla proposta di legge AS 735 del Senatore Pillon tesa a riformare la legge 54/2006 “Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli” e incardinata in Commissione Giustizia. Chi soffrirà di questa legge saranno in primis i figli e le donne, le madri si vedranno ulteriormente penalizzate, ci sono dati inconfutabili che parlano. Nel 2015 l’Istat ci dice che le separazioni con figli in affido condiviso sono state circa l’89% di tutte le separazioni con affido. Soltanto l’8,9% dei figli è affidato esclusivamente alla madre. Chi ha intrapreso le vie legali ha scelto un procedimento consensuale nella maggior parte dei casi (82,4%). Secondo l’indagine EU-Silc pubblicata nel 2011, le donne separate, divorziate o riconiugate a rischio di povertà sono il 24% rispetto al 15,3% degli uomini nella stessa condizione e rispetto alle altre donne (19,2%). Le percentuali più elevate di donne a rischio di povertà si trovano tra le single (28,7%) e tra le madri sole (24,9%). Ce lo dicono i dati raccolti dalle avvocate dell’UDI e dagli uffici di statistica dei Comuni. Dopo la separazione, a veder peggiorare la propria condizione economica sono soprattutto le donne (il 50,9% contro il 40,1%), chi al momento dello scioglimento non aveva un’occupazione a tempo pieno (54,7%) e chi aveva figli (52,9%). Nonché solo un quarto degli uomini versa regolarmente denaro per l’ex moglie o per i figli. Quasi il 30% delle donne non ha ricevuto il contributo per il mantenimento; di queste, il 41.6% non lo ha ricevuto perché ha perso i contatti con l’ex partner, il 22,2% ha richiesto denaro ma non le è stato riconosciuto perché l’ex marito non poteva permetterselo, il 16%, sebbene avesse ottenuto il riconoscimento di una determinata somma di denaro, di fatto non ha mai ricevuto nulla. Il 46,1% delle donne che avrebbero dovuto ricevere denaro dall’ex partner e non lo hanno avuto perché questi si è rifiutato di pagarlo o ha pagato meno del pattuito, ha intrapreso un’azione legale per ottenere quanto dovuto. Facciamo nostro quanto dichiarato da #TowandaDem, gruppo di più di 1000 donne democratiche, perché stiamo assistendo al varo di una legge che: “- stravolge il diritto di famiglia vigente del nostro Paese, riconosciuto tra le legislazioni più avanzate in Europa; – mina alla base lo sviluppo armonico di bambine e bambini figli di coppie separate, costringendoli a vivere scissi in tempi paritetici tra genitori, tra due domicili e due vite in cui c’è ciò che compera direttamente papa’ e ciò che compera direttamente mamma. Abolito l’assegno di mantenimento, stabilito dal giudice dopo aver valutato la situazione economica di entrambi i coniugi, toccherà a loro tenere la contabilità dei bisogni?; – aggrava i costi della separazione: obbligatoria la figura del “mediatore familiare”, che è a carico di chi si separa. Per chi non lavora: l’art. 11 del pdl prevede che chi non ha la possibilità di ospitare il figlio in spazi adeguati non ha il diritto di tenerlo con sé secondo tempi “paritetici”. Dunque, il genitore più povero rischia di perdere anche la possibilità di vedere il figlio. Se la casa viene, in via del tutto eccezionale, assegnata a uno dei due genitori, costui deve versare all’altro un’indennità di occupazione che, però, sarà soggetta a tassazione, essendoci  un passaggio di denaro. In buona sostanza si rischia che per questioni economiche siano sempre meno quelli che potranno separarsi, mentre aumenterà il numero di figli costretti a vivere con due genitori che si odiano. E soprattutto, ci chiediamo, come faranno le donne del mezzogiorno d’Italia, visto che solo 3 su 10 hanno un’occupazione? Anche in caso di violenza domestica, continueranno a subire, poiché prive di qualsiasi sostegno per uscirne. – riconosce in una legge dello Stato la PAS, ovvero la sindrome di alienazione parentale, un “costrutto psichiatrico” introdotto da Richard Gardner che, nonostante ne sia stata decretata l’infondatezza scientifica a livello internazionale, in Italia ancora oggi, tende ad essere utilizzata contro le donne. E in questo caso le norme della legge Pillon fanno carne da macello dei diritti delle bambine e dei bambini e del loro diritto ad essere ascoltati. In caso di PAS infatti possono essere posti dal giudice in una casa famiglia in attesa che “il mediatore familiare” ricostruisca il loro rapporto con il padre.” Per questi motivi chiediamo alle donne di tutti gli schieramenti politici, di tutte le associazioni e alle parlamentari tutte di unirsi a noi in una trasversale richiesta rivolta ai firmatari della proposta di legge, e come accaduto per altre storiche battaglie, di affermare con forza la dignità, i diritti e le prospettive delle famiglie, delle donne separate e dei tantissimi bambini e adolescenti: FERMATEVI! Raffaela Salmaso Portavoce Conferenza Regionale Democratiche Venete Responsabile Ufficio Pari Opportunità PD Veneto

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