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Donne, PD: aumentare fondi centri antiviolenza

“Per contrastare efficacemente la violenza di genere servono maggiori finanziamenti a centri antiviolenza e case rifugio e, soprattutto, devono arrivare in tempi brevi. Purtroppo non è così: basti pensare che non sono stati completamente liquidati dalle Regioni i fondi del biennio 2015-2016, per quelli del 2019 siamo fermi al 10% e per il 2020 il Dipartimento pari opportunità del Governo deve sempre emanare il decreto per la ripartizione dei 28 milioni previsti. Inutile incrementare le risorse se poi restano bloccate a causa di ritardi nei passaggi burocratici. È una situazione che stride in modo pesante con un’emergenza che la pandemia ha ulteriormente aggravato”. È quanto affermano in una nota i consiglieri regionali del Partito Democratico (col capogruppo Giacomo Possamai, la vice Vanessa Camani e i colleghi Anna Maria Bigon, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis) in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, commentando i dati contenuti nel monitoraggio di Action Aid. “Nel 2020 femminicidi e maltrattamenti sono aumentati a causa della convivenza forzata tra vittime e carnefici. Solo nei mesi del lockdown le telefonate al numero verde 1522 sono state 15.280, con un incremento del 119% rispetto allo stesso periodo del 2019. Numeri probabilmente sottodimensionati perché è difficile chiedere aiuto quando la maggior parte degli episodi avvengono in ambito familiare”.

“Le donne – aggiungono i rappresentanti dem – vanno incoraggiate a denunciare, ma è necessario un supporto costante, che prosegua anche dopo. Centri antiviolenza e case rifugio sono strumenti essenziali sul territorio, però hanno bisogno di risorse adeguate per funzionare bene. Inoltre servono interventi che permettano alle vittime di liberarsi da partner violenti attraverso l’indipendenza economica. Sempre secondo il report di Action Aid, quasi una su cinque dichiara di non poter usare i propri soldi liberamente e il 17,6% di avere le spese controllate dal partner. Per questo nella scorsa legislatura avevamo presentato una proposta per il reddito di libertà, fornendo un sostegno economico da un lato e percorsi di inserimento lavorativo dall’altro, in modo da acquisire la propria autonomia, a 360 gradi. È il momento che la politica dia risposte forti e coraggiose”.

Foto di copertina di Sydney Sims

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