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Autonomia, per uscire dallo stallo

L'intervento del segretario regionale sull'autonomia

Fin dall’inizio del mio mandato di segretario regionale del PD, nei mesi scorsi, ho parlato di un nuovo protagonismo della regione anche attraverso un’autonomia vera, efficace e al tempo stesso propositiva, per riuscire ad incidere sulle scelte dei governi nazionali ed europei. L’autonomia delle regioni è prevista dalla Costituzione.

Noi all’autonomia crediamo, un’autonomia che sia federativa, cooperativa, in grado di essere realmente utile cittadini.

Uno strumento, non certo un fine o una bandiera, uno mezzo per erogare servizi migliori e coerenti con le specificità del territorio. Oggi, a quattro anni dal referendum sull’autonomia, visto che, di fatto, non si è realizzato alcun risultato, è giunto il momento di uscire dallo stallo in cui ci troviamo, generato anche a causa della natura e delle richieste avanzate dalla Regione del Veneto, e di riprendere su questi temi un confronto. Oggi riteniamo di offrire al dibattito pubblico le nostre proposte per correggere la rotta e per riprendere la strada verso forme di autogoverno utili al tessuto sociale e produttivo del nostro territorio. Due anni di pandemia hanno messo in evidenza la necessità di un rapporto di leale collaborazione tra le regioni e lo Stato. Anche la consistente maggioranza parlamentare su cui poggia l’attuale governo Draghi può favorire la costruzione di un ampio consenso attorno ad un nuovo progetto condiviso di autonomia. Per uscire dallo stallo è necessario superare la richiesta delle 23 materie, del tutto e subito, che fino a qui non ha favorito alcun intesa. È necessario uscire dalla logica della trattenuta del gettito fiscale prodotto dal territorio, unita alla contemporanea indicazione del residuo fiscale. Per uscire dallo stallo ben venga una legge quadro per definire i principi di fondo destinati a regolare le intese tra lo Stato e le regioni.

Ma soprattutto, per uscire dallo stallo, è necessario individuare le materie e le competenze su cui in una prima fase il Veneto deve concentrare la propria attenzione e le proprie iniziative. Il Veneto deve lavorare per ottenere le funzioni e le risorse su alcune materie chiave significative per rafforzare il nostro tessuto economico e la coesione sociale della nostra regione. Per farlo è necessario avviare un confronto con i cittadini le istituzioni locali, le forze sociali e le imprese che in effetti non c’è mai stato. O che per lo meno non c’è mai stato nel merito. Confronto per il quale noi faremo la nostra parte. Su tutto questo intendiamo assumere anche delle iniziative nell’ambito del Consiglio regionale.

Sul merito di queste proposte abbiamo avviato un’interlocuzione intensa con il governo nazionale per raggiungere l’obiettivo.

Il nostro obiettivo è da subito entrare nel merito per uscire dalla propaganda. E raggiungere un risultato.

Se qualcuno ritiene che il PD non abbia chiara la portata di questa questione, si sbaglia. Siamo ben consapevoli che in Veneto questa non è una questione che riguarda questo o quel partito ma è un tema che ha radici storiche, culturali, trasversali e profonde.


Per concludere, è evidente che siamo favorevoli ad un percorso di maggiore autonomia, nel rispetto di 3 condizioni fondamentali. La prima, il principio dell’unità e della solidarietà nazionale. La seconda, quella del rispetto di ulteriori specificità territoriali, evitando qualsiasi forma di accentramento regionale. La terza, l’utilità per i veneti, con il pieno coinvolgimento, anche nell’individuazione delle materie, delle parti sociali ed economiche.


Insomma quella che noi pensiamo si possa realizzare non è una autonomia rivendicativa, tendenzialmente isolazionista, ma una autonomia cooperativa, che può servire per il rilanciare il Veneto.


Andrea Martella

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